KarmaChimico

Riflessione

Potere alla parola?

GmGasTer - 10/07/2004

Per quale motivo la parola è stata inventata in un periodo relativamente tardo, dall’uomo? Non di certo perché prima non ci fosse il bisogno di comunicare: sono di molto antecedenti altri modi di esprimersi, che denotano come l’uomo abbia da sempre cercato di spiegarsi (bisogno atavico riscontrabile nei dialoghi tra un bambino ed un cucciolo di cane); e le forme scelte (gestualità corporea, danza, pittura, scultura, musica…) denotano come la scelta non sia in realtà caduta su forme necessariamente più semplici. Non fu quindi una ragione di semplicità intrinseca a tener l’uomo lontano dal parlare o dallo scrivere. O almeno, non credo che possa essere solo per quello.
A mio avviso, molto semplicemente, l’uomo non aveva bisogno della parola: perché non gli serviva mentire. Eh sì, perché con la parola l’uomo ha inventato la menzogna cosciente, che ben si discosta dalla inconscia falsità dettata dall’animalesco istinto di sopravvivenza (si pensi alla tecnica dell’opossum, per esempio).

L’uomo prima di inventare il parlato poteva solo dissimulare: la paura, il dolore, l’angoscia, ecc. Con le altre forme di comunicazione, che si sono nei secoli evolute/involute in forme d’arte più o meno autopoietiche, si può solo essere sinceramente schiavi delle proprie ed altrui emozioni, dei sentimenti, nonchè dell’empiricità dei propri sensi. Se Turner si fosse fatto raccontare la tempesta e l’avesse trascritta, avremmo oggi solo un esercizio stilistico stampato su pori cartacei., nè più nè meno sincero dell’ Elogio della mosca. Il racconto di una battuta di caccia effettuata da un uomo primitivo avrebbe forse più impatto che un disegno stilizzato sulla volta di una caverna. Ma perderebbe in veridicità. Innanzitutto per la fallibilità della memoria (cosa che in realtà non ci interessa, e che comunque in parte può intaccare anche il resto delle forme di comunicazione), ma soprattutto perché ne verrebbero storpiate le sfumature, a causa dell’umana necessità di apparire come non si è (più forti , più coraggiosi, più abili, ecc.).

E' emblematico in questo senso l’uso mistificatorio che i critici fanno della parola. Per essi lo scritto, il verbo, non sono che un mezzo necessario ed insuperabile per, appunto, mistificare, nascondere quello che è in realtà il loro scopo: l’autocelebrazione del proprio “io criticante”, che li pone sempre e comunque, proprio grazie alla funzionalità duttile della parola, dalla parte del “vero assoluto”. Poco importa, ahinoi, che la storia insegni che a distanza di anni tutti i critici vengano più o meno smentiti (se non “massacrati”), derisi, tacciati (senza dirlo) di futile o errato senso critico dai loro successori.
Eppure le parole davano loro ragione. E le parole li hanno uccisi, cancellati, depauperati del loro “io criticante” a lungo coccolato e nutrito.

Con questo non intendo ovviamente che lo scrivere, come forma d’arte, sia inferiore, o minore. Al contrario, ritengo che quei pochi genii che riescono a superare questo sublime pericolo siano da lodare forse più che i loro “colleghi” pittori, musicisti, ballerini…

Solo che tutto questo non fa per me. Il rischio di contaminazione è troppo elevato (e gli spazi bianchi alla fine di questo mio scritto ne sono un esempio). Perciò, per quanto mi riguarda, sceglierò sempre la musica. Per pigrizia, anche, certamente. E anche perché non sono quell’uno su un milione che può considerarsi, a buon titolo, un genio o un artista.Ma anche, e soprattutto, perché voglio continuare ad esprimere un sentimento in modo puro, anche se nei limiti (e quindi nella fallibilità) delle mie capacità.

Ma, del resto, tutto ciò lo scrivo. Purtroppo.


Vuoi lasciare un commento su questo articolo? Entra nel forum. Vuoi tornare a KarmaChimico? Clicca sul logo in alto oppure qui.