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A quanto pare quest’anno hanno nebulizzato troppa natalizina (formula chimica C9-H8-N3) nell’aria. Non li biasimo: il 2004 è stato un anno difficile, troppi morti ammazzati, troppi rapimenti, troppa crisi, troppe riforme, troppe chiacchiere e troppi pochi soldi. C’era il rischio che la gente prendesse in considerazione l’ipotesi di un natale ragionevole e si scatenasse la conseguente catastrofe economica, sociale e religiosa. Una certa dose di stimolante collettivo era necessaria per preservare il disordine delle cose.
Che poi, immettere natalizina nell’atmosfera è tradizione consolidata, il difficile è indovinare la dose corretta. Tra l’inquinamento che cresce e tutte le droghe più o meno legali che assumiamo, anime e corpi si dimostrano più resistenti (meglio, assuefatti) ogni anno che passa. Siamo sempre sconvolti, cosa ci può sconvolgere di più?
Natalizina più pura, più bianca, distribuita in modo più capillare e massiccio. "Vivo o morto entrerai nello spirito natalizio" è il messaggio subliminale della stagione, o almeno così ho pensato quando l’ho visto comparire spontaneamente nel formaggio del mio toast di stamattina.
Certo, possono presentarsi effetti collaterali: del resto è un medicinale sociale. Allucinazioni, come Calderoli ipotetico commissario per i forestali in Calabria. Nausea, come quella provocata dall’allegra triade berlusconi, dell’utri, previti. Stordimento, come Ciappi che invita i giornalisti a distogliere lo sguardo dalle noiose questioni interne e concentrarsi su quanto succede il più lontano possibile. Fiacchezza, come la soluzione definitiva al problema (?) del crocifisso nelle aule: è stabilito in un regio decreto di ottanta anni fa che lì deve stare e non si tocca. Euforia, come quella che spinge il bossi a far visita alla redazione de La Padania portandosi appresso tutte le lettere che gli sono arrivate durante la convalescenza, per farsele finalmente leggere. E non occorre neppure scomodare tutti questi pezzi da novanta, basta fare caso ai sintomi che affliggono noi ed i soggetti che ci vivono attorno. Nervosismo, insonnia, inappetenza, consumismo compulsivo. Prese ad una ad una, sembrano banalità. Tutte insieme, tracciano il quadro di un’overdose di massa.
Quest’anno hanno esagerato, o forse non hanno tenuto in considerazione le bizzarre variabili climatiche. Magari l’hanno fatto apposta per vedere come va a finire, che ne so, però più mi guardo attorno e più mi convinco che siamo tutti pazzi e chi non è pazzo è depresso. Non illudetevi, anche chi è pazzo può essere depresso, una cosa non esclude l’altra. Le categorie umane in cui si può dividere questa società nella stagione attuale sembrano dunque essere:
a) pazzo e basta;
b) pazzo depresso;
c) depresso e basta.
Se rientrate in una di queste tre categorie siete normali, altrimenti avete qualcosa che non va.
Jingle bells.
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.