20/7
2004

Cronaca di una rivoluzione mancata

Ieri sera in programma a schio: la rivoluzione (a sentir Nello).

Uscito dal quotidiano luogo di sfruttamento capitalista, che solo per una coincidenza è anche il posto dove accumulo i miei buoni-affitto, buoni-cena e buoni-birra, mi reco baldanzoso nella piazza del municipio dove (a sentir Nello) avrebbero dovuto riunirsi tutte le forze antagoniste italiane, dai disobbedienti ai carmelitani scalzi, per protestare sonoramente contro l’invasione fasciobastarda del triste borgo natio. L’occasione prestatasi era la convocazione del consiglio comunale.
In anticipo, mi aggiro nei pressi del palazzo d’inverno con la fionda nella tasca posteriore dei pantaloni come un bravo monello, attendendo il sopraggiungere dei rinforzi che, mi dico, si faranno pur vivi per installare mortai e contraerea.

Non si vede nessuno. Dopo attimi di intensa e fremente palpitazione, decido di dirottarmi verso il leoncino (noto bar dei biechi social democratici) per studiare la situazione. Nei pressi si aggirano un paio di fasciobastardi che scruto con occhio truce, ricambiato. Al bancone i b.s.d. stanno complottando come loro solito, in questo caso proprio per organizzare - credo - una manifestazione contro gli organizzatori della parata nazi. Pff, penso, tra dieci minuti queste patetiche manovre saranno rase al suolo dalla sorprendente efficacia di un colpo di stato dal basso (a sentir Nello).

Vedo entrare lo stesso organizzatore della parata nazi, in persona. Scambio di sguardi più truci che mai. Si avvicina al bancone, ordina un rosso ("Presente!" mi verrebbe voglia di gridargli in faccia) poi si allontana di un passo avvertendo: "Non vorrei ascoltare i vostri piani."
"Puoi anche ascoltare." gli rispondono i b.s.d., completamente digiuni della tattica della guerriglia. Finisco di sorseggiare la mia ombra e mi allontano sempre più fremente di prendere parte alla sommossa ormai prossima (a sentir Nello).

Raggiungo nuovamente il palazzo d’inverno, l’ora ormai è vicina ma ancora la piazza è deserta. I consiglieri sgusciano dentro uno alla volta, io vengo raggiunto da W. anche lui armato di bellicosi sentimenti. Ci guardiamo attorno, sospettosi. L’ora X giunge.

L’ora X passa.

Non si vede nessuno, io e W. ne deduciamo che le truppe d’assalto si devono essere preventivamente allocate all’interno della sala del consiglio, così da sferrare con più efficacia il colpo al cuore del municipio. Saliamo in consiglio comunale, non c’è nessuno a parte le cariatidi democraticamente designate a rappresentarci e pochi curiosi, giornalisti. Nessuna truppa d’assalto, nessuno striscione, neppure una bandierina rossa piccola così. Lo stesso Nello arriva con un ritardo di venti minuti - proprio mentre i consiglieri stavano facendo la loro prima pausa - scusandosi peraltro di doversi allontanare immediatamente per un impegno sopraggiunto nel frattempo.

Vi siete persi una gran rivoluzione, ieri sera. Poco ci è mancato che ci scappasse il morto (quando ho visto Nello).

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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