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2/3
2005

Lettera aperta al misterioso burlone pericoloso attentatore

Quello del bombarolo, si sa, è un mestiere poco gratificante e scarsamente riconosciuto. Niente pensione, niente tredicesima, niente ferie, niente cena di natale: praticamente un cococò, ma senza neanche lo stipendio. Ci vuole passione, indubbiamente, e pazienza.
Passione. Procurarsi mezzo chilo di polvere pirica non è un’impresa impossibile, ma non è neanche che basti fare un giro al discount sotto casa. E poi confezionarla, sperando che non ti salti per aria il soggiorno nuovo. L’innesco, il timer, non sono cose semplici da preparare, ci vuole un minimo di competenza e suppongo rimanga sempre una certa quantità di rischio. Ed infine andare a depositarla nei pressi delle caserme, con tutte le telecamere che ci sono, o nelle discariche, con quella puzza insopportabile. Non puoi neppure pretendere di farlo per la gloria, perché se quel piccolo capolavoro di artigianato a cui hai dedicato tempo ed impegno dovesse funzionare, non avrai neppure la soddisfazione di potertene vantare. Ci vuole passione, per odiare così tanto i cassonetti dei rifiuti.
E pazienza. Molta pazienza, perché non sempre le tue opere d’arte funzionano come vorresti. Qualche volta non scoppiano, qualche volta scoppiano dopo, qualche volta prima. E’ giusto giusto da quando è salito al governo il Banana che piazzi una bomba ogni tre mesi nei paraggi di una caserma, e mai sei riuscito neanche a spettinare un appuntato. Tanta meticolosa preparazione e qualcosa va sempre storto, oppure sei tu a sbagliare strategia: se vuoi far male a qualcuno, la prima bomba la metti nel cassonetto della carta e la seconda nella campana del vetro, mica il contrario, le schegge di carta volanti mica fanno male a nessuno. Ci vai sempre vicino, ogni volta la bomba avrebbe potuto uccidere se qualcuno fosse stato nei pressi, ma mai è successo.
Che fortuna, per noi. Che sfiga, per te.
Dicono che stai facendo attentati dimostrativi. OK, sono tre anni che dimostri, puoi anche darci un taglio. Dicono che sei un anarchico insurrezionalista. Non stai insurrezionando per niente, al massimo aggravi l’emergenza rifiuti. Dicono che metti in pericolo la vita delle nostre eroiche forze dell’ordine, che te ne esci a notte fonda dai centri sociali, che appartieni alla stessa mala genìa di chi contesta in piazza. Non sono cose belle.
Quanto resisterà la tua passione, mi chiedo, quanto durerà la tua pazienza di fronte a questa incredibile sequenza di coincidenze, colpi di sfortuna, inneschi difettosi? O che qualcuno ti ha picchiato con un cestino dei rifiuti quand’eri piccolo e sei rimasto traumatizzato, oppure devi essere dotato di una perseveranza fuori del comune. Se non sapessi che è impossibile, giurerei che qualcuno ti paga per farlo. Se non lo ritenessi inconcepibile, direi che questo qualcuno ti paga con i soldi delle mie tasse. Ma simili pensieri non mi potrebbero mai sfiorare. Non in italia, non ora.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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