2/3
2009

So why so sad?

Nel Triste Borgo Natio è vietato regalare i propri rifiuti, pena una sanzione di 100 euros.
Sorprendente, vero? Non è mica per caso che lo chiamo "Triste".

Mica è Natale

Il fatto è questo: per riequilibrare il karma del mortifero inceneritore, sono presenti in giro per il borgo delle graziose ecostazioni dove portare tutti quei rifiuti che non si può o non si riesce a far entrare nei bidoncini dell’umido, nei sacchetti del mistomare o nei cassonetti del solo il cazzo sa cosa. Quando dico "ecostazione" non dovete pensare ad una discarica, ma ad un centro di raccolta pulito come la lobby di una banca svizzera, con tanti container differenziati per colore e contenuto: in uno ci vanno i vetri, in un altro i legni, nel terzo il materiale edile, nel quarto gli operai usati ed in uno degli ultimi tutto quello che non ci stava dalle altre parti.
Dato che viviamo pur sempre in una società del consumo con molti scarti, alcuni intraprendenti stranieri si dovevano essere accorti che assieme all’immondizia la gente buttava via un sacco di cose che potevano essere riutilizzabili, o riparabili: vecchi televisori, mobilio, vestiti usati, scarpe, specchi, ciarpame assortito. Si erano organizzati, in tre-quattro, eh, mica un’orda, per avvicinare ogni auto che si fermava o attendeva paziente in coda, ispezionandone il carico e cercando di accaparrarsi eventuali reperti vagamente utili, che accatastavano da una parte e portavano via a fine giornata. Qualcuno si sarà anche chiesto se magari la rivendessero, la roba che recuperavano a gratis. Ma era (è) comunque monnezza, oggetti che non servivano più ai loro proprietari e che stavani per essere buttati via, e poi non è che questi ti saltassero sul cofano o ti minacciassero con il coltello per avere il tuo vecchio tavolino del soggiorno, alla peggio ti facevano perdere trenta secondi con le loro inquisizioni assillanti, allungando il collo per spiare negli scatoloni e qualche volta le mani.
Non dubito che qualcuno potesse trovarli fastidiosi, qualcuno deve persino aver pensato che il loro spirito d’iniziativa rendesse quegli angoli di borgo pallidamente simili alla periferia di Bombay, e non aiutava certo il fatto che la maggior parte di loro avesse una pigmentazione della pelle piuttosto scura. E poi, in fin dei conti, non producevano nulla e si appropriavano di qualcosa che non avevano comprato, per non parlare del fatto che ai borgonativi in genere non piace che uno sconosciuto rivolga loro la parola. Di conseguenza, un bel giorno esce questa ordinanza comunale e bang! Spariti di colpo i molestatori dalle ecostazioni, multe a chi chiede e a chi consegna i rifiuti, e più nessuno a salvare la monnezza dal proprio ineludibile destino.
Può sembrare paradossale, con tutti i discorsi che si fanno sulla necessità di ridurre la produzione di rifiuti, riciclare e riutilizzare, può sembrare un controsenso irragionevole impedire che qualcuno recuperi gli scarti del consumo e rimandi il momento della loro distruzione, ma suppongo risponda ad una qualche logica profonda difficile da comprendere per chi vive lontano da queste aride lande, un problema più di senso del possesso che di ordine pubblico, del tipo che, uhmpf, i nostri rifiuti sono nostri, esclusivamente nostri, li abbiamo fatti noi, e guai a chi ce li tocca.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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