7/7
2005

Cioccoblocchi

Nel Luglio del 2001 avrei voluto essere a Genova, avrei dovuto essere a Genova, non ho potuto essere a Genova. Ho seguito la manifestazione a distanza, con i mezzi che avevo a disposizione, mi sentivo coinvolto: l’ottimismo del primo giorno, la rabbia ed il dolore dei successivi, l’umiliazione di sentirmi dire da una coppia di conoscenti papponi e fascisti
"Complimenti per non essere andato, hai fatto bene."

Ho fatto bene un cazzo. Ho fatto male. Il mio posto era là e l’ho capito troppo tardi.

Con gli amici rimasti in città si discuteva molto dell’incontro, della protesta, delle violenze perpetrate e subìte. C’era chi affermava che questi del black-bloc (i black-bloc, o anche "i cioccoblocchi") non fossero altro che un gruppo di ragazzi sbandati e disorganizzati, dove con "ragazzi disorganizzati" si intendeva sottindere che fossero interiormente innocenti, spontanei, animati da uno spirito alla bon savage. La maggioranza dissentiva, stigmatizzava la violenza fine a se stessa, il vandalismo, le negative ripercussioni mediatiche, gli infiltrati. Io appartenenevo a questa maggioranza, vedevo nei cioccoblocchi uno strumento funzionale a screditare il movimento.

Nel Luglio del 2005 non ho neanche avuto tempo di pensare a Glasgow, non avrei potuto andare a Glasgow, avrei forse dovuto essere a Glasgow. Sono cambiate alcune cose da quel Luglio a questo Luglio. Il movimento che stava nascendo si è sgonfiato, disperdendosi nei mille rivoli che lo compongono. Aerei si sono schiantati, guerre sono state dichiarate, paesi sono stati bombardati, persone sono state torturate ed uccise. I paesi più ricchi del mondo si vendicano contro i più poveri, mentre il contesto rimane lo stesso o si aggrava: gli africani crepano, il sudamerica barcolla, in cina divampa il più spietato connubio tra gli aspetti peggiori del comunismo e gli aspetti peggiori del capitalismo, i deliri religiosi guadagnano terreno ovunque. L’europa agonizza sotto le calde coperte della propria passata grandezza. Gli stati uniti si affidano ancora ed ancora al proprio peggior presidente, schiava di paure metodicamente indotte. L’italia degenera culturalmente e si lascia ubriacare ancora una volta da un pericoloso cocktail di menefreghismo, clericalismo e populismo. Il mondo è diventato un posto peggiore. Non si intravedono miglioramenti all’orizzonte.

Ed ora un altro GiOtto, per risolvere i problemi dell’Africa e dell’ambiente. Inaugurato con una cena offerta dalla regina Elisabetta. Figuriamoci, cosa risolveranno. Gli americani, che non vogliono il protocollo di kyoto perché economicamente svantaggioso, che si riservano il diritto di impiantare fabbriche e bombardare ovunque, secondo le proprie regole e senza dover rendere conto a nessuno. I russi, che non sono da meno se non per minore capacità di investimento. I giapponesi, offesi perché non gli lasciano cacciare le balene in pace. Gli italiani, che si accordano con i libici per creare nuovi campi di concentramento. I francesi, che difendono armi in pugno i propri interessi africani. E via dicendo. Queste persone non risolvono problemi. Queste persone creano problemi.
I cioccoblocchi dicono di non voler passare alcun messaggio, perché nessun messaggio verrebbe ascoltato. Hanno ragione. Abbiamo parlato ed abbiamo discusso ed abbiamo urlato la nostra opinione ed il meglio che abbiamo ottenuto sono stati benevoli cenni del capo, sorrisi di commiserazione e pacche sulle spalle. Hanno ragione i cioccoblocchi, a voler distruggere tutto. Come si può definirli violenti per un’auto bruciata, quando i leader che contestano, i poliziotti che li bastonano, i giornalisti ed i giudici che li condannano, i padroni della fabbrica che ha prodotto quell’auto campano tutti sistematicamente sull’omicidio, sulla guerra, sullo sfruttamento? Come si può definirli vandali per una vetrina infranta, mentre il mondo viene quotidianamente vandalizzato da eserciti ed istituzioni? Non hanno alcun messaggio perché il loro messaggio è "Ci avete tolto tutto. Non abbiamo senso se non nell’essere presenti qui, ora."
Non ci sono soluzioni e se ci sono non le conoscono. Non hanno altro potere di incidere sulla realtà se non attraverso gesti tanto rumorosi quanto inefficaci. Non attaccano, si difendono: alla cieca, contro un nemico che non si può vedere.

Saranno figli di papà, alcuni. Saranno beceri, saranno ignoranti, mancheranno di un piano politico coerente ed efficace. Saranno funzionali al sistema, espedienti per la repressione, prodotti massmediatici. Saranno anche tutto questo, ma meno dei loro avversari, e con molte più ragioni per esserlo. La loro protesta violenta ed aggressiva sarà inutile quanto quella pacifica e civile, ma nel Luglio del 2005 li comprendo molto meglio. Vorrei poter essere a Glasgow.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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