Castagna: frutto comme" />

9/10
2007

Impariamo a conoscere il bosco

castagnaCastagna: frutto commestibile del castagno, con buccia dura di colore marrone scuro e polpa bianca, dolce e farinosa.

Domenica pomeriggio, dopo aver trascorso già gran parte del fine settimana a smontare e pulire e trapanare mobili della cucina, io ed Amormio decidiamo di concederci qualche ora di svago andando a passeggiare in collina, con la scusa di raccogliere qualche castagna. Al progetto "Relax & Castagns" avevano inizialmente aderito anche PornoRimbo & Stefandra, ma hanno infine preferito rimanere a causa della pioggia. Non che piovesse o che stesse per piovere, ma viviamo in una zona molto piovosa e statisticamente avrebbe pure potuto piovere, inoltre il giorno prima aveva già piovuto, per cui PornoRambo ha ritenuto più probabile che piovesse piuttosto che non piovesse. Questo dimostra sia che Porno è anziano dentro, sia che è un pessimo meteorologo, giacché poi non ha piovuto affatto.

Poco male*. Presa l’auto, raggiunta la vicina contrada dei Pincopalli di Sotto, cercando di ignorare i fastidiosi spari dei cacciatori in lontananza e di riposarci grazie ai colori accesi ed ai profumi intensi del bosco autunnale, in pochi minuti io ed Amormio abbiamo riempito una sportina di castagne che verranno presto abbrustolite ed assaporate insieme al vino rosso ed al formaggio pinciòn. Soprattutto, abbiamo respirato ossigeno dopo giorni di clausura.
Poi, rinfrancati, abbiamo deciso di tornare.

E tutti vissero felici e contenti.

pungitopoPungitopo: pianta sempreverde i cui rami, usati spec. come ornamento natalizio, sono dotati di rametti simili a foglie coriacee e acuminate e piccoli frutti a bacca di colore rosso vivo.

O sarebbero vissuti, se avessimo pensato di tornare per lo stesso sentiero con cui eravamo arrivati.

In effetti, abbiamo preferito un sentiero in discesa che sembrava avesse intenzione di dirigersi proprio verso la contrada dove avevamo lasciato l’auto, e quando il sentiero è scomparso inghiottito dal sottobosco abbiamo proseguito in mezzo alla sterpaglia, perché ci sembrava sempre di vedere qualche tetto, o qualcosa, fino a quando siamo arrivati ad intravedere in mezzo agli alberi la strada, poco distante. Bastava scendere lungo una breve scarpata coperta di pungitopo, roba da ragazzi, apparentemente, e comunque sempre meglio che tornare indietro.

Con molta cautela, afferrandoci ad ogni ramo, liana, sasso o ciuffo d’erba che sporgesse dal terreno fangoso, abbiamo iniziato la discesa. In breve ci siamo resi conto che il pungitopo nascondeva un fitto roveto, ma caparbiamente abbiamo continuato a scendere, talvolta anche precipitosamente, graffiandoci la pelle ed i vestiti, con i rovi che ad ogni passo ci si impigliavano tra i capelli e ci si conficcavano nei palmi delle mani e nelle caviglie. Quando ci mancavano solo una decina di metri spinosi per raggiungere la strada, ci siamo resi conto che sfortunatamente quei pochi metri non erano più in ripida discesa ma in caduta libera tra i rami degli alberi, e che per una bizzarra coincidenza del processo evolutivo la nostra specie tende ad essere priva di ali. Io ero quasi sicuro che provando a ruzzolare tra i rovi sulla sinistra, ammesso che non mi si strappassero le carni dalle ossa, avrei potuto cavarmela con un salto di non più di quattro o cinque metri, ma forse dubitando delle mie capacità mentali Amormio preferì chiedere prima un parere ad una coppia di signori che passeggiava lungo la strada sotto di noi. Questi scrutarono per qualche secondo tra il fogliame selvaggio, ci videro ed urlando inorriditi con tutta la passione e la solidarietà veneta** ci sconsigliarono decisamente di scendere oltre se non volevamo finire spiaccicati ai loro piedi. Dev’essere stato più o meno in quel momento che l’idea di sfracellarci al suolo a causa della nostra testardaggine a proseguire è cominciata a sembrarci abbastanza stupida. Altre vie d’uscita da quel maledetto labirinto di spine non ce n’erano e dopo un breve conciliabolo, già laceri e sanguinanti, abbiamo deciso molto a malincuore di retrocedere dal baratro e tornare sui nostri passi, ripercorrendo in salita tutto l’erto roveto, procurandoci ulteriori graffi e strappi, arrampicandoci con molta fatica tra i pungitopo e riattraversando la boscaglia fino al sentiero originale. Il tutto, naturalmente, con il sacchetto delle castagne stretto al petto affinché neppure uno dei preziosi frutti andasse perso, cercando di spicciarci ad uscire dal bosco prima che diventasse buio e gocciolando sangue, sudore e bestemmie.


rovoRovo: pianta spinosa che cresce spontaneamente nei boschi e nelle siepi (vedi anche: Russàro).




Questo racconto dovrebbe celare qualche profondo insegnamento morale, oppure qualche contorto modo di far ricadere la colpa di tutto su PornoRambo che non è venuto con noi, ma non sono ancora riuscito a trovare né l’uno né l’altro.
Comunque, seguendo il sentiero siamo tornati alla contrada senza problemi. La solita tranquilla passeggiata domenicale.


* Cioé, chiaramente eravamo affranti per l’assenza di PornoRambo e della sua giovane fidanzata, ma non è che abbiamo valutato il suicidio per questo.

** "NO! Non scendete di lì, è assolutamente impossibile! C’è uno strapiombo, davvero, non fatelo! Cioé... poi se proprio volete farlo lo stesso, io ve l’ho detto, vedete un po’ voi."

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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