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2016

Adozione, istruzioni per l’uso [6]

L’arrivo del decreto di idoneità è un momento importante nella corsa ad ostacoli che vi separa dal vostro figliolo-nato-altrove. Ora avete il timbro ufficiale di garanzia da parte dello Stato che dimostra che sareste genitori modello, o almeno genitori decenti, e siete a tanto così dal diventarlo veramente. A tanto così, eh! Roba che potreste riuscirci prima della pensione, senza esagerare. Prima, però, è necessaria una pausa di riflessione perché è il momento di compiere alcune scelte fondamentali che avevamo rimandato.

Innanzi tutto, vi basta l’adozione nazionale? In questo caso, non dovete fare altro che mettervi comodi ed aspettare che qualcuno vi chiami per dirvi che hanno sfornato un pupo e voi potreste essere i genitori più adatti, magari poi scelgono qualcun altro perciò dovrete aspettare una seconda chiamata, ma sicuramente prima o poi arriverà il vostro turno. Ci vuole di solito qualche anno, per quello vi ho detto di mettervi comodi, ma nel frattempo potete ripassare la faccenda del rischio giuridico ed essere sicuri di averla digerita bene.

Mentre aspettate, potreste anche proseguire con le pratiche per l’adozione internazionale, le due cose non si escludono (ancora) a vicenda. Almeno non vi annoiate. In questo caso è arrivato il momento di scegliere l’ente più adatto alle vostre esigenze. Ovviamente dev’essere un ente autorizzato dallo Stato, ma non tutti gli enti autorizzati operano con gli stessi Paesi ed hanno la stessa organizzazione, perciò date un’occhiata al sito della Commissione Adozioni Internazionali per vedere quali sono gli enti con una sede a portata di mano, date un’occhiata ai loro siti, fissate un incontro conoscitivo. Vale la pena di sbattersi un po’, visto che questa gente sarà poi incaricata e pagata da voi per farvi incontrare vostro figlio.

[A scanso di equivoci: no, non potete andare voi in un qualsiasi Paese del mondo, trovare un bambino bisognoso e portarvelo a casa. Non siete Angelina Jolie. Non potete affidarvi a qualcuno, in Italia all’estero, che vi dice di avere un sistema più rapido ed economico. Non potete arrangiarvi, non potete scegliere, non potete aggirare leggi nazionali ed internazionali che per quanto discutibili servono soprattutto a tutelare i pargoli scoraggiando pratiche criminali quali compravendita di bambini, rapimenti, truffe.]

A voler essere rigorosi, non potreste in realtà scegliere neppure il Paese di provenienza del pupo, ma è chiaro che se avete delle preferenze vi conviene orientarvi verso un ente che sia autorizzato ad operare con quel Paese e verificare che lo faccia veramente, dati alla mano. Per esempio, se siete innamorati del Brasile, ne parlate la lingua e ne conoscete la cultura e pensate che non vi dispiacerebbe un figlio brasiliano, magari cercatevi un ente lavori (anche) con il Brasile. Siete stati in Nepal e la condizione di vita dei pargoli vi ha spezzato il cuore? Cercate un ente eccetera eccetera. Volete essere sicuri che non vi capiti in sorte un marmocchio con la pelle più scura della vostra, coi capelli crespi o magari con gli occhi a mandorla? Uscite da questo blog, cospargetevi di benzina e datevi fuoco. Considerate che non tutti i Paesi hanno necessità o voglia di ricorrere all’adozione internazionale, non tutti quelli che hanno necessità cooperano con l’Italia ed anche per quelli che sulla carta lo fanno esistono grandi differenze sul numero di bambini dichiarati adottabili. Informatevi bene.

Cercate di capire quanto grande sia l’ente, com’è organizzato e soprattutto quante adozioni riesca a portare effettivamente a termine, sono tutti dati ufficiali che dovreste trovare anche sui vari siti. Verificate i costi, i tempi, l’assistenza che vi potrà fornire quando sarete all’estero e tutto quello che vi passa per la testa. Io et Amormio ci abbiamo messo un po’ ed alla fine abbiamo scelto con enorme difficoltà un grosso ente di ispirazione cattolica, nonostante questo facesse a botte con molti nostri principi. Ciononostante, aveva altre caratteristiche determinanti quali la presenza di una pediatra italiana nel Paese estero, una struttura efficiente ed un’assistenza impeccabile, e la filosofia di fondo non si dimostrava in effetti molto invasiva.

Una volta trovato l’ente che fa al caso vostro, dovrete conferirgli ufficialmente un mandato ed iniziare finalmente a pagare qualcosa. Qualche volta gli enti richiedono anche un ulteriore corso di approfondimento, magari un colloquio con una psicologa e sicuramente dovrebbero chiedervi qualche informazioni personale. Ancora una volta, non potete scegliere le caratteristiche di vostro figlio, neppure il genere o l’età, non esiste e spero non esisterà mai un "catalogo" di bambini bisognosi nel mondo, ma alcuni enti vi chiedono un’opinione di massima sulle vostre aspettative. A questo punto, comunque, sarete già stati informati che i pargoli sono generalmente piuttosto grandicelli, perché giustamente il Paese di origine considera l’adozione internazionale l’ultima spiaggia per prendersi cura dei propri minori dopo aver tentato di sistemare le cose in famiglia, dopo aver cercato parenti disposti a prendersene cura, magari persino dopo averli proposti per l’adozione nazionale in modo da mantenerli in un ambiente che conoscono. Alcuni enti vi lasciano esprimere una preferenza sul Paese, se avete validi e fondati motivi, anche se ufficialmente questa scelta spetta a loro. Sicuramente, l’ente vi chiederà una serie di dati necessari a capire se rispettate i criteri dei diversi Paesi, dal reddito allo stato di salute, dall’età al patrimonio fino all’indice di massa corporea ed altri dettagli curiosi che permetteranno loro di inquadrarvi in un Paese di destinazione. Di solito questa fase è abbastanza veloce: qualche documento da spedire, una breve attesa, una telefonata e sapete per lo meno in che parte del mondo è nato vostro figlio. Perché é già nato, anche se non lo conoscete ancora. L’idea vi terrorizza? Freccia a destra ed uscite, siete ancora in tempo. Altrimenti, preparatevi ad andare a prenderlo.

[continua]

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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