26/11
2007

Anche quest’anno le Maldive? Cheppalle.

(Niente mette a repentaglio le tue certezze sull’universo il Lunedì mattina come lo scoprire che Rufus Wainwright è gay. "Rufus", un nome che evoca foreste canadesi, boccali di birra da due litri, folte barbe da boscaioli, pesanti cappotti a scacchi, berretti di pelo d’orso strappato all’orso ancora vivo. Invece, un "Rufus" fighetto, magrolino, molto ben cantante e gay. Un gay di nome Rufus. Mi chiedo come i gay possano accettarlo.)


Stando alle mie accurate fonti di informazione, pare che quest’anno siano in netto aumento le prenotazioni di viaggi esotici per le vacanze natalizie, chiaramente destinate ad un pubblico che non si spaventa "di fronte all’incremento dei prezzi legato all’inflazione." Tra le mete si distinguono le Maldive, ma anche Mauritius, Bahamas, Antille Francesi e Caraibi, insomma i soliti posti dove i borghesi banali andranno a rinchiudersi nei villaggi turistici, così da sentirsi un po’ protagonisti dell’Isola dei Famosi. Ed i co.co.pro., i lavoratori temporanei, interinali e flessibili, dove vanno invece in vacanza, quei pavidi che di fronte all’incremento dei prezzi tendono invece a spaventarsi?
Si indebiteranno, faranno altri mutui per permettersi due settimane di lusso come i loro capi, i loro dentisti, i loro commercialisti, come quelli che la televisione spaccia per persone normali? Aumenta la sperequazione economica e sociale, si restringono i diritti, meglio fare un ultimo bagno in qualche mare esotico, perché no? Come i passeggeri del Titanic. Si meriterebbero di trovare Cristian de Sica nel bungalow di fronte, e sarebbero pure contenti.
Oppure sceglieranno una vacanza "light"? Alcuni senz’altro, così come scelgono di vivere in appartamenti light, di indossare vestiti light e di fare una spesa light, grazie alla meravigliosa libertà di scelta del neo capitalismo trionfante. Almeno non rischiano il cagotto come i padroni delle fabbriche dove prestano il loro lavoro precario.

Nel frattempo, io coltivo nel cassetto l’idea di recuperare una vecchia guida turistica della Jugolasvia, una di quelle che stampavano prima che guerre umanitarie o meno liberassero il paese dal sanguinario giogo del comunismo, e ripercorrerne gli itinerari proposti, scavalcando confini e decenni e macerie imbellettate, lasciando che le singole nazioni sbiadiscano sullo sfondo, sovrapponendo le strade nuove alle vecchie, le foto nuove alle vecchie, scoprendo cosa c’era, cosa si è salvato, cosa magari è ricresciuto dalla cenere fertile, tenendo a bada il fascino melenso e macabruccio di una qualsiasi operazione nostalgia. Per quest’inverno niente da fare, però, questo viaggio jugotopico me lo tengo da parte per una casomai prossima estate, sperando che nel frattempo la mafia albanese, la gazprom o la nato non pensino sia il caso di aggiungere qualche nuova frontiera.


(Rufus. Non me ne capacito.)

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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