Non mi importa di cosa reciti il calendario, delle profezie di sventura dei capelli bianchi sulle tempie, della spianata del bai hui ormai visibile dallo spazio o della dolente sinfonia delle cervicali, signora mia le cervicali: ho una lunga lista di cose da fare prima di arrendermi al lusso di diventare vecchio. Mentre spunto qualche voce qua e là, mi premuro di continuare ad allungarla con lingue nuove da imparare, città in cui volare, libri da leggere e da scrivere, cibi da cucinare, té da bere, persone da incontrare e da reincontrare, forme da imparare e formalismi da disimparare, stanze da distruggere e stanze da ricostruire. A volte sono molto triste, la società occidentale, la razza umana e più in generale l’universo conoscibile mi sembrano sul pizzo di un crollo burrascoso più che di un inarrestabile declino. E’ un’illusione, nulla finisce perché nulla è cominciato, le civiltà succedono le une alle altre più che altro per dar lavoro agli storici, come i soldati si ammazzano per dar lavoro a preti, generali e presidenti. A volte mi esalto per delle fesserie e mi ritrovo a canticchiare "I want to be the one to walk in the sun" mentre spazzo le foglie sul marciapiede: l’ansia e l’euforia sono illusioni, i servizi del telegiornale sull’apocalisse prossima ventura sono illusioni, si continua a nascere e a morire e a commuoversi per le stesse malattie, a dare la colpa a qualcun altro per la nostra sofferenza, mentre ad invecchiare bene o male ci riescono solo i più fortunati. Il futuro non mi fa paura, anche se mi ci avvento sempre troppo cautamente, illuminato dalla fiaccola dell’avanguardia. Anche oggi sono sempre io, orridamente simile a me stesso, forse in lento continuo mutamento, con una candelina in più sulla torta.
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.