Complice anche il freddo pungente, alle nove di sera il Borgo rappresenta già una scenografia postatomica. Porte e finestre sbarrate, non si muove un cane, non si sente un suono. Se anche il resto del Paese è ridotto così, a gestire un colpo di stato entro primavera servirebbe al massimo una punto dei carabinieri ogni centomila abitanti. Raggiungo l’amigo Nello nel bar deserto e rimaniamo un paio d’ore a sbevacchiare chiacchierando serenamente di puffi spaziali, Istanbul, fumetti, terremoti, musica e progetti sovversivi vari. Poi il discorso scivola chissà come sul nostro vecchio viaggio a Belgrado/Mostar, e ce ne stiamo lì come due veterani a raccontarci i fatti che conosciamo già e a dirci quanto eravamo siamo giovani e splendidi ed incosciamente eroici. Se a quel punto fosse comparso il Grifo alla porta del bar, avremmo avuta pronta la sceneggiatura per un classico film nostalgico all’italiana.
(Chissà duv’è il Grifo ora? Grifà, se ci sei batti un colpo!)
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.