20/6
2008

Che fine hanno fatto i coniglietti europei?

Si sa che l’unanimità è un bel casino. All’unanimità non si riuscirebbe ad organizzare neanche una pizza di classe, figuriamoci la costituzione europea. Ci hanno provato una volta, si sono beccati una sfilza di "no" che li ha lasciati interdetti e imbarazzati, l’hanno cammuffata da "trattato" e ci hanno riprovato cercando di esporsi al minor rischio possibile di finire infilzati, ma "il minor rischio possibile" non è stato ancora sufficiente: è bastata una manciata di irlandesi per mandare in fumo il loro piano geniale.
Con la delusione in tasca ora provano a ragionarci sù e concludono: non è democratico che uno sparuto gruppuscolo di maledetti bombaroli cattocomunisti tracannatori di birra blocchi il progresso della grande europa. Quanti sono, in fondo, quelli che hanno votato contro l’approvazione del trattato di Lisbona? Lo 0,5% della popolazione dell’unione? Mica è giusto che abbiano tutto questo potere, è la dittatura della minoranza, bisogna trovare un sistema più agevole per prendere le decisioni.
E fin qui, come dargli torto.
Quello che si dimenticano, è che quella sparuta mezza isoletta dai prati verdi e i capelli rossi è anche l’unico stato europeo che ha avuto l’incoscienza di chiedere un parere ai propri cittadini, invece che limitarsi ad approvare il trattato sottobanco tramite i loro rappresentati (democraticamente) eletti. I cittadini, forse, sono troppo suggestionabili ed ignoranti per essere chiamati a decidere su materie delicate come la costituzione europea, meglio che deleghino l’ingrato compito a raffinati statisti come Bossi o la Carfagna. Del resto, non è che i cittadini abbiano la più vaga idea di cosa sia il trattato di Lisbona, di cosa contenga o di chi l’abbia redatto; non è che se ne parli poi tanto, di questa nostra inevitabile costituzione, ed anche a volerla leggere non è che se ne capisca poi molto. Ma è previsto, almeno, che qualcuno la legga? In effetti, hanno un concetto un po’ strano di democrazia, e poi si sa che le costituzioni migliori nascono dalle rivoluzioni, dalle guerre, da situazioni di grande partecipazione sociale, mica vengono scritte a tavolino da una commissione di colletti bianchi e poi presentate in powerpoint alla folla.
L’Unione Europea, che anni fa sembrava il sogno un po’ fricchettone di un continente libero e senza barriere dove persone e coniglietti potevano saltellare spensieratamente di qua e di là dei confini, si è ormai concretizzata in un club di paesi ricchi con una macchinosa struttura istituzionale, un poderoso assetto burocratico ed un amore interessato per le proprie multinazionali. Da molti anni, ormai, l’Unione viene proposta come un valore in sè, un fine a cui tendere continuamente, un obbiettivo fuori discussione, senza che nessuno si degni di spiegare ai noi comuni mortali cosa sia rimasto di affascinante in questo mostro senza faccia. Poi si offendono se qualcuno la prende come capro espiatorio, o mette i bastoni tra le ruote del suo carro trionfale. Bisogna entrare in europa. Bisogna restare in europa. Bisogna approvare la costituzione europea. Bisogna approvare il trattato di lisbona. Niente in contrario, va là, ma provate almeno a ricordarci perché dovremmo essere d’accordo invece di limitarvi a sbatterci in faccia l’imperativo categorico e la minaccia dell’assedio cinese. Al momento il motivo migliore è sempre che i leghisti sono contrari, ma non durerà mica per sempre.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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