25/10
2011

Confetti rossi

C’era il sole, faceva fresco ed io non avevo la giacca, facevo lo spocchioso in maniche corte.
C’era Navigator che tanto per mantenere fede al proprio nome è riuscito a rimanere bloccato con il furgone tra due sbarre del parcheggio, dovendo allertare i vigili, i tecnici comunali e tutti gli impiegati del municipio per arrivare alla brillante conclusione di salire sul marciapiede e scendere facendo zig zag tra le aiuole, sperando che non gli appioppino una multa.
C’era tutta la comunità abbruzzese del Triste Borgo Natio, perché noi non ci facciamo mancare niente.
C’erano ovviamente PornoRambo, ora ufficialmente mio compare, che vigliaccamente ha collaborato alla stesura di una pretestuosa richiesta di risarcimento per tutti i lavori che lui ed altri baldi giovani hanno svolto per ristruttura la Salarossa sede del festino, come se le pacche sulle spalle non fossero una valuta più che sufficiente.
C’era Nello che preso dalla foga dei propri discorsi come ai bei tempi andati, è inciampato arretrando ed è finito a gambe all’aria. C’era la vecchia che per guardare Nello che finiva a gambe all’aria è caduta dalla bicicletta, pretendo poi che lo stesso Nello ed un corteo di fanciulle la accompagnassero a fare la spesa, tutte le commissioni della lista ed infine a casa.
C’era la Cuginet’, nel corteo di fanciulle.
C’era zio Tobe nel prestigioso ruolo del Testimone, che ha svolto con la solita impeccabile classe e con il suo caratteristico savoir-faire da burbero rivoluzionario.
C’era Stefandra che si è prodigata a distribuire pizze a tutti, e l’impagabile zia Lorella che le dava man forte dopo aver testimoniato a sua volta.
C’erano l’Anna ed il suo barbuto fidanzato intervenuti dalle pianure emiliane, Max il siculo e la moglie dalla metropoli lombarda.
C’era Ivo con il suo forno portatile che sfornava pizze in continuazione, pizze fredde, pizze calde, pizze salate, pizze dolci, pizze ovunque, una strage di pizze.
C’erano il Catechista e Signora, comprensivi di due marmocchi irrequieti che hanno passato il pomeriggio a rotolarsi nel fango, forse per dimenticare il peso biblico dei propri nomi.
C’erano Manuel e la sua dolce metà, la birra. Molte, molte bottiglie di birra. E poi la moglie di Mauel, naturalmente.
C’era la Salarossa agghindata a festa dopo mesi di lavoro, con le pareti ridipinte di bianco e rosso, i vetri nuovi, tavoli coperti di tovaglie rosse, piatti e bicchieri di plastica, piante verdi.
C’erano anche Gerry, Glaudia, Donatella e tutti gli altri che in questi mesi mi hanno insegnato a fare la malta, staccare il mastice dal ferro, il silicone dal vetro, che mi hanno aiutato a spostare mobili e far fuori scorpioni, trasformando un magazzino abbandonato in una sala festosa ed accogliente.
C’erano i parenti, quelli più stretti e quelli che vogliamo tenerci stretti.
C’erano i cinni, quelli appena sfornati e quelli che ormai tentano di farsi la barba.
C’erano le lanterne cinesi che volavano alte nel cielo del Borgo.

E c’era lei, la Sposa, bellissima in rosso.
Ed io, felice.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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