26/1
2012

Così cominciò il grande movimento degli sfigados

Con la tempestività che contraddistingue da sempre questo bloggo oggi vorrei commentare brevemente la notizia del giorno, ovvero la pretesa annessione della Sardegna al Regno di Italia. Oppure, in seconda battuta, la brillante osservazione del Sottosegretario agli Sticazzi sul rapporto età angrafica/titolo di studio ovvero "Se a 28 anni non sei laureato sei uno sfigato". A parte che chi fa la rima è più scemo di prima, devo dire che il fighetto non ha tutti i torti. Certo la Santanché gli da ragione per cui di certo non ha ragione, ma non ha neanche tutti i torti.
In effetti, ci vuole un certo coraggio per ammetterlo, il ragionamento andrebbe però un po’ esteso:

sei uno sfigato se a 28 anni, senza aver mai lavorato un giorno in vita tua, non sei ancora laureato;
sei uno sfigato se sei laureato a 24 e pur di trovare lavoro ne accetti uno qualsiasi, tanto ci sarà tempo di trovarne uno attinente con i tuoi studi, no?
sei uno sfigato se a 34 stai ancora facendo quel lavoro e non ti ricordi neanche più in cosa ti sei laureato;
sei uno sfigato se a 40 di lavori qualsiasi ne hai cambiati mille, ed uno attinente con i tuoi studi ancora non l’hai trovato perché forse hai proprio sbagliato corso di studi;
sei uno sfigato se hai più di trent’anni, una laurea, un master, e trovi un lavoro da 200 euro al mese, precario, a 100 chilometri da casa e non sai per quanto durerà questa grazia di dio;
sei uno sfigato se pensi che, eh, almeno fa curriculum;
sei uno sfigato se fai stage gratuiti;
sei uno sfigato se hai due figli, ti hanno licenziato e non trovi lavori che durino più di sei mesi;
sei uno sfigato se hai un lavoro e te lo tieni stretto, così stretto che alla fine ti soffoca;
sei uno sfigato se hai cinquant’anni e ti obbligano a scegliere tra una riduzione dell’orario di lavoro ed il licenziamento;
sei uno sfigato se hai cinquant’anni e ti lasciano a casa senza chiederti niente;
sei uno sfigato se trovi il coraggio di ripartire, se ti reinventi, se ti metti in gioco, ma alla fine del mese i soldi non bastano lo stesso;
sei una sfigata se non ti assumono perché sai, potresti sempre rimanere incinta;
sei una sfigata se dopo la maternità ovviamente ti riprendono, ovviamente nel tuo ruolo, purché tu accetti la politica aziendale del part time a rotazione;
sei una sfigata se l’asilo nido dei tuoi figli purtroppo non prevede il part time a rotazione;
sei uno sfigato se lavori in proprio e il lavoro proprio non c’è;
sei uno sfigato se hai già mandato duecento curriculum ed hai ricevuto tre risposte, tutte negative.

In questo modo direi che ho coperto più o meno tutti i miei amici e tutti quelli che conosco, me compreso, ma non ho pretese di esaustività: so che ci sono molti altri sfigati in giro, e posti decisamente più sfigati di questo sfigato nordeste. Tanti sfigati quante accezioni di sfiga, compreso quello sfigato che da una posizione di assoluto privilegio, nato in una famiglia decisamente abbiente e dotata di amici e relazioni importanti, dispensa giudizi impropri sugli sfigati che poi stizziti lo commentano dall’internet. Studiare, bisogna studiare, perché l’intelligenza va coltivata. Lavorare, bisogna lavorare, perché è col lavoro che trasformiamo le nostre capacità in pane ed altre amenità. Ma non chiederti per chi suona la campana della sfiga, essa suona per te.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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