16/2
2010

Decalcomania

Sono in uno stato allucinatorio della coscienza. Qualche giorno fa sono andato in chiesa, per motivi sgradevoli. Io la religione cattolica non la capisco, le altre non le conosco. Decine di persone se ne stanno lì sedute, mi chiedo a cosa pensano, mentre un prete recita a memoria o legge, non lo so, testi e preghiere a cui non sembra credere. Una cantilena in cui le parole perdono di significato e diventano puro suono, sicuramente lo stesso ritmo ipnotico di quando tutto il cerimoniale era in latino, di quando era in aramaico, in babilonese stretto. Non da l’impressione di un dialogo con dio, con l’assoluto, con il costruttore di mondi, sembra la lettura di un estratto conto, di un contratto prima della firma dal notaio. "Io sottoscritto don Pino, di seguito chiamato il celebrante, ed il qui presente popolo bove, di seguito chiamato Muuu, stringiamo un accordo con il quale mi impegno a fungere da intermediario monomandatario nei confronti del qui assente dio, di seguito dio. I termini del presente accordo prevedono: sempre sia lodato, ecc. ecc." Guardo le vetrate colorate, i giochi di luce colorata sulle colonne. E’ la prima volta che vengo in questa chiesa. Altre religioni, mi dicono, sono molto più rilassate verso certe incresciose questioni. I buddisti, per esempio. Tutto è illusione, la vita è illusione, la morte è illusione, il cucchiaio non esiste. Non credo neanche a loro. Credo di aver bisogno di dormire. Quando ho molto sonno, quando ho molto sonno e guido, mi attacco all’auto che ho davanti e la seguo. Spengo il cervello, che in termini medici probabilmente significa che le mie onde cerebrali cambiano frequenza e cercano di ritrovare la connessione con il mondo sensibile. A volte funziona, comunque alle sette e mezza di mattina tutto il mio quartiere si sta trasferendo in zona industriale, l’auto davanti alla mia non andrà poi tanto lontano da dove devo andare io. L’importante è che nessun gatto o bambino o cane decida di attraversare la strada senza guardare, o anche guardando, perché se l’auto davanti alla mia dovesse frenare all’improvviso io non me ne accorgerei prima di diventare una decalcomania sul suo lunotto posteriore. Divento catatonico, come i fedeli a messa. Una volta ho seguito una macchina che non andava in zona industriale, mi ha portato fuori strada per venti chilometri prima che mi riscuotessi, in un posto che non avevo mai visto. Un posto brutto, comunque, pieno di fabbriche, solo che non erano le fabbriche dove dovevo andare io. Questa mattina ho ripreso coscienza quando mi sono accorto di essere sulla corsia sbagliata. La macchina davanti alla mia aveva iniziato un lungo sorpasso, ed io dietro. Un’auto arrivava in senso opposto, vale a dire di fronte a me, ma era ancora lontana e sono riuscito a tornare in colonna prima dello schianto. Abbastanza prima. Ascoltavo una canzone di un gruppo che non conosco, con un titolo che c’entra con "kings" e "queens", e francamente sarebbe stata quanto di meno adatto per un frontale. Forse. Non so, in realtà non ho mai fatto un frontale. Suppongo che dovrei smetterla. Ho fatto delle cose discutibili, cose per cui il dio della biomeccanica non mi farebbe entrare in paradiso. Anche questa settimana.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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