27/5
2011

Gmg and the fabulous unbiased review

E’ ormai un fatto ben noto come i miei amici (e pure Amormio) si bullino di me sostenendo che io di musica non capisco un accidente. E sapete cosa? Magari hanno pure ragione. Non so distinguere le note, non so distinguere gli strumenti e non so distinguere neanche i generi musicali, se mi fate ascoltare una musica e mi dite che è blues, io vi risponderò "ah-ah." ma se poi ribattete "scherzavo, è jazz", io vi risponderò lo stesso "ah-ah", con aria indifferente, e se a quel punto continuate "mannò, è musica psichedelica tedesca!" io non potrei che osservare ancora "ah-ah". Alla quarta volta no, alla quarta parte un cartone. Ciononostante, poiché vivo nell’hinterland extra-tangenziale della periferia dell’impero e qui la musica non è un fatto sociale ma privato, questa mia presunta ignoranza non fa male a nessuno ed io continuo ad ascoltare quel che mi pare facendo ogni tanto "ah-ah" dentro di me.

Stavo dicendo?

Uhm, già. Ieri ho ascoltato per la prima volta il disco di questo sconosciuto gruppo veneziano, i "Giuliomaria Garbellotto ed i Beta Project" come lo intitola itunes. Ci canta e ci suona dentro un mio amico (che si chiama Beta Project) e lo fa anche bene, direi, dato che a me il disco è piaciuto un casino. Cos’è, blues? Ah-ah, può essere. Sono quasi tutte canzoni cantate in inglese, ed a me in genere i gruppi italiani che cantano in inglese fanno schifo ma questo no (e neanche i Records, se è per questo, ma non c’entra). Ci sono alcune canzoni malinconiche (è blues!) ed altre molto allegre e danzabili (è... uhm... funky?) ed anche se in certi casi mi pare strano sentire la voce di Giulio che canta e mi fa sghignazzare, devo ribadire che ’sto disco è cantato e suonato molto bene, non da l’impressione di essere la solita roba registrata in garage col mecbuc, è una roba fina. I testi, a dire il vero, non li ho ascoltati con attenzione e non sono neanche andato a leggermeli sul sito, ma così ad intuito direi che parlano di: grandi amori finiti male, grandi amori che vanno bene (subito prima di finire male), donne che non capiscono niente di quel grand’uomo tormentato da un’adolescenza non risolta che è GMG. L’unica canzone in italiano è invece uno saluto ad una persona scomparsa a cui il cantante era molto legato, un pezzo molto sentimentale che testimonia un grande affetto ed un forte dolore, resi ancora più diretti dalla scelta della lingua natia che a volte è più d’ostacolo che d’aiuto.

Questo è il massimo che io riesca a fare come recensione musicale, ma calcolando che il 90% delle visite a questo bloggo arriva da gente in cerca di "donne nudde" direi che ci si può accontentare. Ed ora qualche breve cenno biografico su Giuliomaria Garbellotto, così che possiate farvi un’idea di cosa andrete ad ascoltare:

Giuliomaria Garbellotto nasce in una grotta nei pressi del Triste Borgo Natio (VI) intorno al maggio del 1980, anno in cui per qualche motivo moriva John Lennon. Il fatto di possedere al 50% sangue partenopeo rese la sua infanzia nelle midlands vicentine soggetta a violenze e soprusi di ogni genere, ivi compreso il famoso scherzo del panino al gatto: durante la ricreazione alle medie, gli altri bambini scambiavano la sua caponata di cozze con un autoctono panino al gatto, e poi lo deridevano mentre lui lo addentava inconsapevole della malefatta.

(effettivamente questo non è uno scherzo, è più un crimine caduto in prescrizione)

Negli anni del liceo, Giuliomaria capì che prendere in giro l’amico Nello non era sufficiente per distinguersi in quanto lo facevano tutti, e decise allora di imparare a suonare la chitarra elettrica e fare il figo alle assemblee d’istituto. La sua fama in quel periodo era oscurata esclusivamente da quella di un altro gruppo musicale che stava facendo piuttosto parlare di sè, tali "Guns n’ Roses", di cui Giulio architetterà la distruzione inviando al cantante Axl Rose lettere piene di deliranti e sperticati elogi della maestria musicale del chitarrista Slash, causando un’insanabile rottura tra i due che in breve tempo li avrebbe condannati all’oblio. Divenuto a seguito di ciò il più ambito musicista sulla scena Borghense, Giuliomaria si sente tuttavia schiacciato dal peso di tanta responsabilità e fugge a New York, dove conduce una vita sregolata frequentando l’ambiente hipster e svolgendo ogni genere di lavoro per mantenersi, purché non comportassero la necessità di lavorare davvero. Tornato in Italia negli anni duemila, si ritira a Venezia dove compone canzoni, suona canzoni e guida barchini, visitando occasionalmente l’ambiente universitario per darsi un’aria intellettuale. Nel 2011 raccoglie attorno a sè dei musicisti molto bravi e non gelosi della sua bellezza e decide finalmente di regalare (dietro modesto compenso) al mondo un po’ della sua musica, pubblicando il primo disco "Queen with no crown", noto anche per il titolo storpiato da alcuni maligni in "Queer with no cow" ma si sa che la gente è cattiva, lasciamola parlare.

Ora a meno che non abbiate la pentola sul fuoco o il cinno che frigna o un dittatore in Libia da bombardare, la cosa migliore che potreste fare sarebbe andare su www.thebetaproject.it e come minimo ascoltarvi le canzoni per poi tornare qui e dirmi cosa ne pensate.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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