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2008

I grandi concerti di KarmaChimico: Baustelle

I Baustelle, chi non li conosce ormai? Sono il gruppo commerciale più alternativo del momento, o il gruppo alternativo più commerciale del momento, o il "gruppo-con-testi-deprimenti-e-musica-allegra" del momento. Sono anche, da dieci anni a questa parte, il gruppo esordiente più promettente del momento. E dato che tutti scrivono che è uno dei gruppi più interessanti del momento, scriverò anch’io che sono uno dei gruppi più interessanti del momento, anche se non ho idea di chi siano gli altri*. Ed essendo io, oltre che uno degli intellettuali di riferimento della cultura indoeuropea, anche uno squallido poseur, come potrei (al momento) non amarli?
Voglio dire, questa è gente che fa scatenare i ragazzini in maglioncino e brufoli e le segretarie con gli occhiali invocando Baudelaire.
Sticazzi, provateci voi.

Accompagnato dalla cara Cuginet’ Fra’, Sabato sera ho dunque lasciato il Borgo in missione socio-antropologica per andare a sentirli in un locale dell’hinterland, il quale a sua volta sta diventando piuttosto famoso nei paraggi per l’aver attirato con l’inganno diversi gruppi degni di nota. Per chi conosce il c.s.c., si immagini il fratello ricco e (più) pretenzioso. Per chi non conosce il c.s.c., si immagini il tipico bunker industriale veneto ridipinto dentro e fuori, con quadri di dubbio gusto alle pareti, luci basse, tavolini di design ed atmosfera svaccata o lounge che dir si voglia. Peccato abbia anche un’acustica di merda, che per un locale destinato ai concerti non è esattamente un particolare trascurabile. Io e Cuginet’ Fra’, arrivati sul posto con una lussuosa ora di anticipo, abbiamo inoltre commesso l’errore di sederci in terza fila, esattamente sotto le casse, giocandoci per sempre l’uso dei timpani.
Dopo un’ora, quando finalmente le stupide luci ed il ponz-ponz di accompagnamento si sono spente ed i Baustelle sono apparsi sul palco accompagnati da amici e parenti, c’è stata la prima sorpresa: il cantante è l’uomo più fotoscioppato del mondo.
Tutte le foto che accompagnano le varie interviste, copertine, ecc. lo ritraggono come una specie di fotomodello dark, con lo sguardo intellettuale perso nel vuoto dell’umana esistenza ed il volto virile pronto a sopportare il tormento del Creato. Dal vivo, è una specie di porcospino con gli occhiali, di quella particolare specie di porcospini che ti agganciano all’uscita della facoltà e vogliono assolutamente il tuo numero di telefono per invitarti alle riunioni del circolo marxista-leninista. Per chi conosce PierBulus, una specie di PierBulus con la chitarra in mano, come quello descritto nel Necronomicon. Per chi non conosce PierBulus, felicitazioni! Vi basti l’esempio del porcospino con gli occhiali:
Il fotomodello che sostituisce Francesco Bianconi nelle fotoIl falso Francesco Bianconi che posa per tutte le foto del gruppo.
















Il vero Francesco BianconiIl vero Francesco Bianconi che canta (in questa foto, utilizzando un ceppo d’albero come microfono).
















Con il porcospino, inoltre, Francesco Bianconi condivide sul palco anche il carisma e l’entusiasmo trascinante. Non so se la sua timidezza sia autentica o studiata, ma trovandosi di fronte un pubblico equipaggiato con culi di piombo e troppo comode poltroncine su cui appoggiarlo, sarebbe stato gentile se si fosse sforzato un po’ di più per far sentire la sua (bella) voce, invece di starsene lì a sussurrare, quasi imbarazzato, come un’esordiente all’assemblea d’istituto.
La seconda sorpresa è stata l’infatuazione del pubblico (o della componente maschile ubriaca del pubblico) nei confronti della tastierista/cantantessa Rachele, che per me rappresenta un mistero. ’Sta Rachele canta bene, ma ha un fisico trascurabile, due braccia da scaricatore d’angurie ed ogni volta che suona fa una faccia che pare abbia pestato qualcosa di molle, eppure tutto il concerto è stato un susseguirsi di dichiarazioni d’amore urlate da villici incolti che stentavano ad usare la lingua italiana. Mah. Ha dei begli occhi, dicono, ma comunque giuro che dalla terza fila non si vedevano.
La terza e più importante sorpresa è stata che nonostante l’acustica infame, il pubblico piombato, il cantante timido ed i bicipiti di Rachele, nonostante un fonico con un’evidente antipatia per i violini, la serata si è rivelata divertente oltre le aspettative. Molte canzoni dei Baustelle rendono meglio dal vivo che ascoltate sull’aipod ed anche se c’è voluto un bel po’ prima che i culi si alzassero dalle poltroncine dopo non c’è stato più verso di farceli tornare. "Baudelaire", per dire, che normalmente sembra la lettura della rubrica telefonica di Bianconi, ha fatto saltare non solo le ragazzine hello-kitty (che, ahimè, c’erano) ma anche i quarantenni in giacca e cravatta che sembravano capitati lì per caso, ed avrebbe fatto saltare anche Baudelaire se solo avesse potuto essere presente. Persino Bianconi stesso, trascinato dall’entusiasmo, ad un certo punto ha mosso un sopracciglio.
In generale, i musicisti hanno fatto il loro sporco lavoro, infilando senza tanti fronzoli una canzone dopo l’altra, e a me sono piaciuti assai. Bravi ragazzi. Accompagnate il cantante dal barbiere, dove potrà soffrire il tempo necessario per scrivere un altro paio di meravigliose canzoni, insegnategli i segreti dell’arte della moka e poi ripassate da queste parti. Non dimenticatevi di picchiare il fonico e sradicare tutte quelle maledette poltroncine. Tornerò a trovarvi.


* A me, al momento, interessano i Tulsa. Consiglio caldamente a tutti di comprare un loro cd e poi prestarmelo, che non riesco a trovarlo sullo scaffale.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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