21/1
2008

L’uomo delle nevi

Ieri il Triste Borgo Natio si è svegliato avvolto in un mantello di nebbia, una soffice coltre di cotone che celava dolcemente alla vista le case e le strade, attutiva i suoni, riposava i pensieri.
"Quant’è romantico tutto ciò!", pensavo affilando il machete per tagliarmi le vene.
Dopo aver valutato brevemente l’ipotesi di rimanere affacciato tutto il giorno alla finestra a declamare versi del Foscolo sanguinando sulla strada, io ed Amormio abbiamo optato per una fuga nell’unica direzione dove sembrava che la nebbia non fosse arrivata: verso l’alto.
E fu così che andai per la prima volta a sciare in questa vita, nella ridente località di R.1K, sotto un cielo azzurro quant’altri mai ed il sole che scaldava le montagne innevate. Pazienza. Tanto il Foscolo mica si offende.

Brevi note sull’esperienza sciistica:

- A parte l’attrezzatura presa ovviamente a noleggio, per il resto ero agghindato come Fantozzi alle crociate, con pezzi di equipaggiamento recuperati in ogni dove e combinati con gusto discutibile. Non entrerò nei dettagli. Fortunatamente non esistono foto che mi ritraggano nel corso dell’evento.

- Nessun osso rotto, nessuna distorsione, quotazioni del dolore alle gambe: in moderato aumento.

- Lo sci rimane uno stupido sport borghese, sia chiaro, ma se vi ci si applica con moderatezza e coscienza di classe può tornare ad essere per brevi istanti quel sano passatempo popolare che era in origine. Brevi istanti... via, anche un paio d’ore.

- Prima esperienza: approfittando della momentanea assenza di Amoremio (e di Amicasua che ci accompagnava) ho infilato con nonchalance gli scarponi e mi sono agganciato agli sci. Muovo un piede. Muovo un altro piede. Non ne ho altri. Comincio lentamente a scivolare verso il basso, contro la mia volontà. Cerco di fermarmi. Cerco di girare per evitare l’albero. Cado rovinosamente. Resto con nonchalance faccia a terra sulla neve, agitando le zampette come una tartaruga rovesciata sul guscio. In mezzo al candore che mi circonda vedo emergere una figura evanescente che mi incoraggia dicendo:

"Usa la Forza, Iuk! ...Segui l’istinto, Iuk!"

Ho usato la forza. Ho seguito l’istinto. Non fosse stato per una vecchina che con aria premurosa mi ha spiegato come rialzarmi, probabilmente sarei ancora lì.

- Successive esperienze: mi sono divertito assai. Ci siamo divertiti assai tutti quanti, a scivolare su queste ridicole assi sagomate, e risalire, e riscivolare, e ancora, e ancora, sempre sotto il sole e tra le montagne innevate, e poi mangiarci un panino, e poi tornare giù e scoprire che la nebbia era rimasta lì tutto il giorno ad aspettarci invano.

Bwahahahah.
Stupida nebbia.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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