11/7
2013

La strada del Catai

Mentre il Paese tutto sta scivolando nel baratro istituzionale, sempre più rapidamente ed inesorabilmente e sempre avvolto dalla meschina indifferenza generale, io con acceso spirito critico sorseggi cocktail alla frutta e mi preparo per il mio primo viaggio in Catai.
Da turista, ovviamente. Molti preferiscono definirsi ’viaggiatori, non turisti’, per carità tutto ma non turisti, ma io applico ai miei viaggi una discriminante piuttosto semplice: prendi l’aereo, dormi in albergo, visiti i monumenti, sei un turista. Vai a piedi, dormi in una locanda malfamata, ti puntano il coltello contro ma tu li disarmi con una mossa di bartitsu, sei un viaggiatore. Io sono un turista, e tra qualche settimana me ne vado in Catai a vagabondare un po’ con Amormio.

Scopo principale di questo nostro viaggio (turistico) è raggiungere un villaggio dello Henan e praticare del taiji lì dove si dice che l’abbiano inventato milioni di anni fa, che per noi praticanti di taiji o sedicenti tali è un po’ come per un fan del rock ’n roll andare a ballare nella casa di Elvis a Menphis, credo, o come per un cattolico andare a molestare un bambino a Gerusalemme. Inoltre, intendiamo bere té e prendere treni e passeggiare per i giardini e tutto quel genere di cose che si fanno alla corte del Gran Cane.

La maggior parte dei miei conoscenti si dichiara preoccupata soprattutto dal problema alimentare, altresì tradotto come "ma che cazzo mangi in Cina". Apparentemente, i miei conoscenti sono per la stragrande maggioranza convinti che i cinesi non mangino, o si mangino tutto loro (in quanto socialisti) senza lasciarne per gli stranieri. Accennano a quella faccenda degli spiedini di serpente, delle cavallette, dei cani, roba così, come se un miliardo e mezzo di persone potessero basare la propria quotidiana alimentazione sugli spiedini di serpente trascurando animali molto più semplici da cucinare quali la mucca, il maiale, il pollo o il raviolo. Chiaro che si tratta di gente che nella maggior parte dei casi considera cucina esotica anche il riso alla cantonese del wok-sushi sotto casa, gente che spesso dovrebbe essere privata non solo del diritto di dare consigli di viaggio ma anche del diritto di volo. Perché poi te li trovi a Wuzhen a sbattersi alla ricerca di una pizzeria.

Io comunque, e qui lo dico e qui mi pentirò di averlo detto, non sono molto schizzinoso in fatto di cibagioni. Se è cotto e/o non si muove per me è commestibile. Se ho veramente fame, posso anche essere meno esigente. Vedremo se sarò dello stesso parere al mio ritorno.

In questi giorni stiamo dando le ultime spuntatine al programma di viaggio e cominciando a pensare ai bagagli, che finiremo comunque per preparare la notte prima di partire verso le due con mezzo litro di sambuca in corpo, come al solito. Nel frattempo mi preparo a quel che dovrò affrontare come un gentleman di altri tempi, leggendo Il milione di Marco Polo e ascoltando in loop Asia di Guccini.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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