C.: E tu dove sei, ultimamente?
L.: Les Gambiers. Polinesia francese. Un’isoletta fuori mano, ci si arriva solo con voli privati. Non ci sono centri abitati, non c’è niente, solo sabbia e palme.
C.: Ti sei costruito una capanna sulla spiaggia?
L.: Nah, troppo colonialista. Ho steso un telo tra due palme. Un telo di iuta, bio.
C.: Possibili cataclismi?
L.: Tutti. Inondazioni, tsunami. Inoltre è a poche centinaia di chilometri da Mururoa.
C.: Ah. E che fai?
L.: Niente. Prendo il sole, ogni tanto mi butto in acqua.
C.: Scrivi, leggi...?
L.: No, non scrivo. Ogni tanto leggo.
C.: Allora hai una libreria!
L.: No, ho alcuni libri ammucchiati alla base di una palma. Quando ne ho finito uno, lo butto dentro al vulcano.
C.: Ma c’è anche un vulcano!
L.: Certo che c’è. Isole del Pacifico, c’è sempre un vulcano.
C.: E cosa mangi?
L.: La frutta, quella che cresce spontaneamente dagli alberi.
C.: E cos’altro fai? Qualcosa di artistico, dipingi?
L.: Ho colorato una palma con la terra secca.
C.: Hai dipinto una palma?
L.: No, ho preso della terra secca e l’ho usata per decorare una palma.
C.: Fino in cima? Allora ti sei arrampicato.
L.: No, l’ho dipinta fino a un metro e mezzo di altezza. Anzi, è una palma piccola, mi arriva qua: l’ho dipinta tutta e poi via via che cresce aggiungo alla base.
C.: Ti sei corretto!
L.: Sono le mie Les Gambiers mentali, ci mancherebbe che non posso rifare una palma.
[Oggi il Triste Borgo è avvolto nella nebbia. Nelle mie Les Gambiers mentali, inutile dirlo, non esiste neanche una parola per dire "nebbia".]
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.