Mi sono letto "Confine di Stato", di Sarasso. Ve lo ricordate Sarasso? E’ quello che ha scritto quel fumetto improbabile sul PD che vince le elezioni e Gladio che fa un colpo di stato perché passi Prodi, passi D’Alema, passi di nuovo Prodi, ma che diventi capo del governo una tizia di centrosinistra proprio non si può fare, e giù fucilate. Ancora mi chiedo cos’avesse messo nel programma elettorale quella tizia per far incazzare così di brutto i paramilitari, doveva essere roba interessante. Anche se poi quella è gente che magari proprio non digerisce il cuneo fiscale, va’ a sapere.
Comunque, Sarasso era partito da molto più lontano, ha già scritto due libri due sulla storia "segreta" d’Italia, su tutti quei misteri e retroscena che nel corso dei decenni hanno reso la vita in questo paese così entusiasmante e gli italiani quel popolo di sereni ed onesti ottimisti sempre pronti a sacrificarsi per il prossimo, navigare e scrivere poesie che ben conosciamo. Metto "segreta" tra virgolette perché in realtà Sarasso si attiene abbastanza scrupolosamente, almeno per gran parte di questo libro, al canone abbastanza consolidato di interpretazioni che alcuni giornalisti, storici ed intellettuali assortiti hanno trovato per i misteri in questione, interpretazioni ovviamente quasi mai dimostrabili (altrimenti che ben miseri misteri sarebbero) ma come dice lo stesso Sarasso "plausibili". Confine di Stato è il primo dei due libri, e si occupa degli anni tra il ’53 ed il ’70. Poi c’è un altro libro, che leggerò, il quale invece si intitola Settanta e tratta presumibilmente degli anni ’70, anche se mi chiedo come diamine si possa scrivere un romanzo noir su un decennio tutto sommato così tranquillo.
Confine di Stato, a mio modesto (ahahahahahah) parere, ha due difetti. Lo dico subito così se il resto del pezzo viene troppo lungo e voi siete pigri vi potete fermare qui, non comprare il romanzo e risparmiare dei soldi. Secondo me vi converrebbe invece leggere tutto il pezzo, comprare il libro, leggerlo, e poi venire qui a dirmi se ho ragione o torto, ma secondo me dovreste fare un sacco di cose che poi non fate, lo so che non tenete in gran conto la mia opinione, io comunque non demordo. I difetti, dicevo.
1. Questo libro, appunto, si occupa dei retroscena della storia d’Italia. Però non vola molto con la fantasia, si attiene (spesso) a quei retroscena già esplorati o immaginati da altri. L’autore non ne fa un mistero, anzi, lo scrive a chiare lettere nei credits. Se siete degli appassionati di questi argomenti, se avete già letto o visto qualcosa sull’omicidio Montesi o sul caso Mattei, questo romanzo non vi sorprenderà, non troverete nuove ed inquietanti ipotesi o retroscena inediti. Sarasso, in due parole brutali, mette in forma romanzata le teorie di Lucarelli. Tranne che per Piazza Fontana, lì non so se ha preso da un’altra fonte o ci ha messo del suo, ad ogni modo ne parlo dopo.
2. Questo libro è ipercitazionista, si cita Ennis, si cita Highlander, si cita Pulp Fiction, si cita The Snatch, si cita mia nonna in carriola fatta di ketamina. Si vede che è figlio di internet, del cinema, dei fumetti, e questo magari non sarebbe neanche male, ma a volte si esagera. Anzi, si esagera così spesso che quando si legge magari una pagina particolarmente avvicente, un dialogo coinvolgente, un personaggio ben tratteggiato, invece di pensare "sticazzi, bravo questo Sarasso" si finisce con il chiedersi "uhm, bello, chissà da dove l’ha preso". E questo ovviamente va a discapito dell’autore, che secondo me è effettivamente bravo, nonostante qualche troiatina.
3. C’è un tizio che deve far fuori dei tali, e trovandosi in evidente disparità numerica e a corto di armi, sradica il mitragliatore di un motoscafo e lo usa per piallare i nemici. OK. OK. OK. Ho dovuto respirare molto lentamente dopo aver letto questa scena. Capisco l’esaltazione fumettistica, capisco che c’è gente che solo ad immaginarselo ha dovuto mettere mano ai kleenex, ma io no. Io proprio no.
(non so contare fino a tre. stupida formazione umanistica.)
Bene, fine della critica letteraria pseudoseria. Passiamo alla trama.
[SEGUONO SPOILER, MA POTREBBERO ESSERE ANCHE DEPISTAGGI ORGANIZZATI DAI SERVIZI.]
Nel libro, forse per rendere il tutto più interessante o forse per non beccarsi una pallottola nella schiena, Sarasso ha cambiato tutti i nomi dei personaggi e qualche altro dettaglio. Perciò Enrico Matteri diventa "Fabio Riviera", Wilma Montesi diventa "Ester Conti", "Andreotti" diventa "L’Omino", e via così. Io per dispetto adesso gli rimetto tutti i nomi giusti, altrimenti finisce che devo scrivere frasi tipo "il fotografo (in realtà un cronista) si apposta vicino al bordello (in realtà una salumeria) e vede entrarvi (in realtà escono) l’avvocato e sua moglie (in realtà una coppia di bassotti) intenti in depravate pratiche sessuali (in realtà è vietato ai bassotti entrare in salumeria, più che altro per motivi igienici)".
Confine di Stato comincia con una tizia che viene trovata morta sulla spiaggia, è Wilma Montesi, sembrava una brava ragazza ma in realtà faceva le orge con i pezzi grossi della città. Proprio come la tua fidanzatina delle medie, esatto. Come la ragazza, anche il caso viene subito insabbiato (scusa, Wilma). Un giornalista con il vizio dell’alcol, delle droghe e del sesso a pagamento ma assolutamente integerrimo decide di occuparsi della faccenda, fruga nei meandri della vita notturna di Roma, incontra un po’ di gente interessante, solleva molti coperchi e risolve gran parte del mistero. Sfortunatamente, ad un certo punto la sua storia si incrocia con quella di Andrea Sterling:
[Qui ci stava una foto di Andrea Sterling. Poi ho pensato che se l’aveste visto in faccia sareste dovuti morire, ed ho lasciato perdere.]
Andrea Sterling è il protagonista del libro. Lui e la sua puttana, l’Italia. Sterling è un personaggio estremamente singolare: finito in manicomio a 8 anni, torturato, seviziato, violentato per oltre vent’anni, viene poi liberato da un medico buono e si arruola in polizia. Sì, già allora non erano molto scrupolosi nei test d’ingresso. Dato che è quanto più si avvicina ad uno psicopatico puro, fa rapidamente carriera, entra nei servizi segreti, da lì passa a Gladio, viene addestrato ad uccidere un orso a morsi ed a trasformare persino il tonno riomare in un’arma letale, e si occupa poi di tutte (tutte, zio assassino, tutte!) le operazioni sporche che vengono fatte in questo paese. E’ ignorante come una bestia (quando gli altri andavano a scuola lui veniva sottoposto ad elettroshock nei testicoli), ma allo stesso tempo si veste bene, possiede un discreto savoir faire, passa inosservato in ogni occasione, è molto intelligente. Perché l’elettroshock rende intelligenti, sapevatelo. Insomma, è il soldato perfetto, una macchina da guerra inarrestabile, conclude ogni conversazione con una battuta sagace o con un calcio in faccia, è un sadico bastardo, ha la credibilità di un cattivo in un film con Bruce Willis, tranne che non c’è modo di farlo fuori, è perennemente in god mode.
Inutile dire cosa succede al giornalista troppo curioso, vero? Ah, e anche quella Wilma Montesi, l’aveva fatta fuori lui.
Dopo la brillante mancata risoluzione del caso Montesi, passa qualche anno e Sterling viene invitato ad occuparsi del caso Mattei. Mattei è il padrone d’Italia, sta mettendo nei casini le grandi compagnie petrolifere, gli americani lo vogliono morto. E quando qualcuno vuole morto qualcun altro, e quel qualcuno si rivolge alla CIA, e la CIA si rivolge a Gladio, e Gladio si rivolge ad Andrea Sterling, quel qualcun altro è morto. A Mattei va anche bene che gli sabotano l’aeroplano e muore in un’esplosione, perché se Sterling avesse avuto carta bianca, prima lo avrebbe anche torturato costringendolo ad assistere mentre gli violentava la moglie ed il cane con addosso la maglietta "NO BLOOD FOR OIL".
Passa qualche altro anno, nel corso dei quali Sterling si tiene in forma uccidendo varie altre persone, e si passa al piatto forte: Piazza Fontana. Sterling è lì tranquillo che dirige i reparti della celere contro le manifestazioni studentesche, cercando di menomare più persone possibile nel corso delle operazioni (Sterling è uno così). Un bel giorno lo chiamano e gli dicono che deve incontrarsi con Delfo Zorzi e mettere una bomba in piazza fontana. Lui mette mano ai kleenex e se lo fa ripetere un paio di volte. Sterling passa all’azione, prende contatti, mette la bomba, si diverte come un pazzo e poi va anche ai funerali delle vittime, perché Sterling è una merda d’uomo (nel caso aveste ancora dei dubbi). Lui pensa che vogliano mettere una bomba alla banca dell’agricoltura per dopo fare un colpo di stato e prendere il potere, che è un po’ quello che pensano tutti, per cui ci rimane molto male quando vede che non succede niente di tutto questo. Ma allora, si chiede, chiede ai suoi capi e ce lo chiediamo anche noi, qual è il vero movente della bomba in Piazza Fontana, perché quell’orrore? Spero siate seduti.
Il vero scopo della bomba era incolpare Giangiacomo Feltrinelli, arrestarlo e toglierlo di mezzo, perché Feltrinelli è l’unico uomo in Italia che può contrastare i piani malvagi della Spectre di Gladio.
[fuochi d’artificio]
Certo, persino in questa Italia X Feltrinelli nel ’69 non si era ancora organizzato per bene, non aveva abbastanza uomini o armi o fazzoletti rossi per cominciare la rivoluzione bolscevica che aveva in mente, però aveva un sacco di pilla, contatti e buona volontà. L’unico inghippo è che i suoi persecutori, gli spietati Servizi Sociali Deviati che manovrano Sterling, erano troppo occupati con la parte A del piano (bomba, piazza) per seguire anche la parte B (prendere Feltrinelli) e quindi il buon Giangiacomo riesce a fuggire. Ci si aspetterebbe un po’ di più scrupolosità, da parte di queste organizzazioni potentissime e malvagie, ma siamo pur sempre in Italia. Chiaramente Sterling viene incaricato di rintracciare ed uccidere l’editore rivoluzionario, il quale nel frattempo ci si mette d’impegno ed arriva a tanto così dall’organizzarlo lui, un colpo di stato, ma proprio a tanto così, mette insieme le armi, gli uomini, i fazzoletti rossi che prima gli mancavano e sta proprio per dare il segnale d’avvio della rivolta, quando...
...esatto, Andrea Sterling lo trova.
Potete immaginare come va a finire, vero?
(tra le scene tagliate del romanzo, andrebbe inserita anche quella in cui Sterling - da solo - rintraccia ed uccide tutti i millemila uomini che Feltrinelli aveva messo insieme ed addestrato e che erano lì pronti in attesa del segnale)
Il romanzo finisce così, a cavalcioni di un traliccio nel ’72. Nel prossimo volume mi aspetto: Andrea Sterling uccide Calabresi, Andrea Sterling contro le Brigate Rosse, Andrea Sterling sull’Italicus, Andrea Sterling e i fricchettoni, Andrea Sterling si scopa tua madre, Andrea Sterling prende il treno a Bologna. Un personaggio così indubbiamente da soddisfazione, offre una spiegazione ad ogni mistero, una soluzione ad ogni problema. Certo, non lo inviterei a cena.
A me il libro è piaciuto, mi ci sono divertito nonostante i difetti di cui sopra, del resto è un romanzo e non un libro di storia. O almeno così mi ha consigliato di scrivere Andrea Sterling.
(nel prequel, nel ’47 Andrea Sterling evade dal manicomio e va a compiere la strage di Portella della Ginestra. Da solo. Con un temperamatite.)
(Ustica? Andrea Sterling.)
(Piazza della Loggia? Andrea Sterling.)
(Rennes-le-Chateau? Andrea Sterling.)
(Quella volta che i tuoi ti hanno beccato a fumare? Gliel’ha detto Andrea Sterling.)
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.