28/6
2011

Noi che eravamo banditi negli anni Novanta

Fino a qualche tempo fa giravano molto sull’internetz quelle liste tipo "noi che eravamo giovani negli anni ’80", elenchi stucchevoli di mode, abitudini ed oggetti di consumo che i giovani d’oggi non conosceranno mai, struggenti madeleine tipo le cassette con il mangianastri e la casa nella prateria ed i pattini a rotelle che si allungavano con il crescere del piede. Ora per fortuna non girano più, o si sono ritirate in anfratti della rete che in questo periodo io non frequento ed è un gran bene perché francamente ormai avevano frantumato gli zebedei a tutti, a prescindere dalla decade in cui erano nati.
A chi non piace ogni tanto sedersi e sfogliare i vecchi album di fotografie e guardare i babbi e le mamme e le loro ridicole pettinature e ricordarsi bambini? Dai, a un sacco di gente non piace, chi è che ha tempo per queste menate. Poi c’è un’altra cosa da dire:

[SHOCKING TRUTH ON LANDING]

Essere bambini non è questo granché. Essere adolescenti è ancora peggio che essere bambini. Avere vent’anni, è in generale, molto meglio che essere bambini o adolescenti perché gira un sacco di droga ed alcol e sesso, a volte anche con persone diverse da te. Ma avere trent’anni, avere trent’anni è il meglio, se si esce dall’ottica italiana del "ma a vent’anni mi mantengono i miei mentre a trenta mi tocca lavorare, sob! sob!". Avere trent’anni, finora, è l’età migliore che ho avuto. Sui quaranta non so, visti da qui non sembrano male. I cinquanta in prospettiva mi sembrano i trenta quando ne avevo quindici, i sessanta sono lo spazio profondo, oltre sfuma tutto nella metafisica. Ma nei trenta ci sto da papa.

[SHOCKING TRUTH LANDED]

Negli anni Settanta in America dicevano di non fidarsi di nessuno sopra i trent’anni, ma lo dicevano in America e lo dicevano negli anni ’70, il contesto era un po’ diverso. Poi se non volete fidarvi non fidatevi, si tratta solo di mie arroganti considerazioni personali, se non avete ancora trent’anni mi auguro ci arriverete (cantanti rock esclusi), se li avete passati probabilmente sapete già di cosa sto parlando a meno che non siate davvero i tipi che passano le giornate a consumare le vhs di mazinga mentre la mamma vi stira le camicie. Nel qual caso, scoprirete tutto a quaranta, dopo aver sprecato un decennio della vostra vita.

A trent’anni, per prima cosa, sei economicamente indipendente. Questo in Italia è un concetto a dire il vero un po’ forzato, ma di media sei economicamente più indipendente di quando ne avevi venti. Questo comporta il fastidio di dover lavorare, ma ha il grande vantaggio di renderti libero dai tuoi genitori. La dipendenza economica produce dipendenza mentale e vincoli di ogni tipo, mentre guadagnare quattro lire - poche sporche e maledette, ma tue - ti permette di riacquistare dignità e renderti autonomo. Questo, ovviamente, vale per quanti riescono a lavorare e guadagnare le quattro lire di cui sopra, agli altri resta solo da tirare a campare e questo direi è il motivo più lampante per cui bisogna sbattersi per cambiare radicalmente le regole del lavoro in questo paesaccio in cui si vive.

Data la premessa di cui sopra, di avere un lavoro che ti permetta di mantenerti in modo dignitoso, un altro vantaggio dei trent’anni è che ti fai le tue regole. Vuoi stare tutta la sera in mutande a giocare col computer? Puoi. Vuoi uscire a far festa il martedì sera, tornare ubriaco alle due e la mattina dopo andare al lavoro con il mal di testa e le borse sotto gli occhi? Puoi. Vuoi mangiare pizza surgelata tutte le sera? Puoi. Vuoi fumare ottanta sigarette al giorno? Puoi. Non è che non ci siano conseguenze, ovvio che ci sono e le dovrai pagare fino all’ultima cambiale, ma nessuno ti può impedire di fare cazzate a trent’anni a meno che tu non conceda a qualcuno il potere di impedirtelo. A trent’anni puoi anche (sempre data la premessa ecc. ecc.) pianificare il tuo futuro. A vent’anni lo sogni, ma sei ancora in parte dipendente da quello che altri decidono per te, abiti dove abitano i tuoi, la tua situazione economica è determinata dalla loro, nei casi più sfortunati studi nelle scuole che loro ti hanno "suggerito" per il tuo bene. A trenta pianifichi e possibilmente metti in atto, se odii la tua città puoi fare i bagagli e traslocare, se ti piacciono le auto sportive puoi rovinarti di rate e comprartene una, se t’innamori puoi scegliere di vivere insieme alla persona che ami, magari sposarti o fare figli o comprare una casa. A trent’anni puoi prenderti delle responsabilità, magari non vuoi o preferiresti non potere, ma puoi. Il che vuol dire che puoi anche non prendertele, spesso non si è neanche obbligati a farlo. A trent’anni, poi, hai già imparato un sacco di cose, una miliardesima parte di quelle che ti servirebbero per vivere bene o essere saggi o quel genere di cose, ma molte di più di quelle che sapevi a venti. Cose indispensabili, che non insegnano a scuola e che i genitori ti tengono accuratamente nascoste, nozioni segretissime e preziose come: il modo più veloce di stirare una camicia, in che ufficio/sito bisogna andare per pagare tasse, bollette, tributi e balzelli vari, come si compra una macchina, quando è il caso di chiamare un avvocato, come si pulisce il sifone del lavandino, come si fonda un’associazione, qual è il miglior posto per nascondere un cadavere. Come immaginavi, si tratta di misteri riservati ad una ristretta cerchia di iniziati composta da tutti quelli che hanno più di trent’anni e conoscerli ti rende più semplice la vita. Inoltre ti dà la speranza che tutto quello che ancora ti sembra ancora misterioso possa essere svelato o imparato in futuro, come le relazioni sentimentali o il 770.
A trent’anni, poi, la vita ti ha già bastonato. Forse hai già visto il peggio che la vita ti può dare, o almeno qualche succoso assaggio. Qualcuno che amavi è morto, ed hai sofferto come un bastardo. Una ragazza che amavi ti ha lasciato, ma non come succedeva al liceo, stavolta una ragazza con la quale volevi vivere tutta la vita ti ha lasciato perché fuck you, that’s why, e tu non ti senti più l’età di scrollare le spalle ed andare al bar a cercarne un’altra. Hai litigato con un amico a cui tenevi molto, o vi siete semplicemente persi di vista per troppo tempo e quando provi a ricucire scopri che ormai stai parlando con uno sconosciuto. Hai perso il lavoro, vivendo per qualche tempo con il terrore di non arrivare alla fine del mese. Ti accorgi che non riesci più ad essere forte, agile e resistente come dieci anni fa, ti accorgi magari di non essere più neanche così bello, hai messo su un po’ di pancetta o di cellulite ed il fronte dei capelli continua ad arretrare e capisci che ops, neanche tu sei immortale. Le cicatrici fisiche e psicologiche di mille avventure e disavventure ti sfregiano la pelle. Dopo i trenta, in effetti, se la vita non ti riempie di cazzotti in bocca e disillusioni ad ogni giorno dispari del calendario ti puoi considerare una persona fortunata. Ma sai cosa? Non ci muori, in genere. In qualche modo che forse capirò quando avrò sessant’anni, si sopravvive a tutte queste sfighe e si va avanti, perché del resto si è ancora abbastanza giovani per conoscere persone nuove, stringere amicizie, innamorarsi, cambiare lavoro, mettersi a fare sport, adottare animali, coltivare orti, manifestare in piazza, progettare rivoluzioni, sollevare il divano, ubriacarsi, scappare dalle cariche della polizia, ricominciare tutto da capo. Scommetto che anche a quaranta si può, sui cinquanta non vi so dire. A trent’anni hai imparato a conoscere un po’ di più te stesso, in fondo ci hai vissuto dentro ormai un sacco di anni, sai i tuoi punti di forza e le tue debolezze e trovare un equilibrio tra le due cose. Hai capito che non diventerai mai un calciatore professionista, ma sai lavorare bene in squadra con la gente. Devi ammettere di non essere il prossimo Steve Vai, ma hai imparato a coniugare la tua capacità di suonare la chitarra alle feste con il dono di portarti a casa le ragazze dopo le feste. Non sarai un astronauta, ma le persone vengono da te a chiedere consiglio perché sei straordinariamente empatico. Sei timido ed impacciato, ma a letto sei una forza della natura. A trent’anni impari a vivere con le tue sfighe o ad affrontarle e combatterle, a coltivare i tuoi lati positivi e a metterli a frutto o a passare le giornate sul divano a guardare il soffitto ascoltando musica emo e pensando a quanto è ingiusto il mondo, ma almeno lo decidi tu. A trent’anni, che ti piaccia o meno, sei padrone del tuo destino. Non cambierei tutto questo con un paio di pattini a rotelle che si allungano, una gommina a forma di goldrake o un calippo all’arancia.


[Aspè, sull calippo all’arancia in questo momento ho dei dubbi, ma giusto perché fa così caldo.]

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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