17/11
2015

Se non ci credi abbastanza

Sono sicuro che non siamo neppure in pochi, quelli che di fronte ad una tragedia pubblica stanno male ma non si riversano subito a vomitare odio, non si divertono - perché in fondo è divertente, dai, ammettetelo - a scribacchiare o linkare teorie del complotto ed ipotesi geopolitiche con la profondità di pensiero di un telefilm, non si lanciano ad invocare crociate né altre soluzioni tanto semplici quando inutili, soddisfacenti solo per chi le chiede perché consentono di togliersi il pensiero a costo zero. Sono sicuro che non siamo affatto in pochi, quelli che si interrogano, leggono, rileggono, contestano, cercano di capire, si preoccupano senza essere terrorizzati, cercano di separare il grano dalla pula. Magari non capiamo, magari non siamo più intelligenti o più furbi degli altri, magari è per questo che viviamo di dubbi invece di certezze da cinquantamila like.

Io di certezze ne ho poche, di assoluta nessuna. So che qualche volta provo paura, qualche volta odio, nei confronti di chi mette le bombe e di chi sgancia le bombe, di chi usa il fucile e di chi vende il fucile. So che non vorrei vivere in un mondo senza musica, senza sorrisi, senza capelli al vento in una mattina d’estate, non vorrei vivere in un mondo con i soldati per strada e le bombe al mercato, senza acqua e cibo, senza medicinali e senza libri, senza baklava e senza vino, so che non vorrei vivere in un mondo in cui posso uscire di casa solo per andare a lavorare, in un mondo dove tutto è pericoloso tranne ubbidire. So che ci stanno confezionando un mondo dove non mi piacerebbe vivere. So che stiamo bastonando il Medio Oriente da almeno quindici anni e viviamo in uno status quo di guerra permanente. So che, come ha scritto qualcuno, colonialismo, tirannia e terrorismo sono legati in una relazione simbiotica, in un ciclo in cui si passa da uno stato all’altro per poi ricominciare e credo anche che non si possa eliminare uno di questi fattori senza cancellare anche gli altri due. So che esistono musulmani moderati, musulmani radicali ed estremismi di varia natura e misura, per non parlare del miliardo e rotti di musulmani che probabilmente si definiscono tali solo perché sono nati in una certa regione e famiglia in un certo contesto storico, come i cattolici da noi che vanno a messa solo a natale o solo per bersi il bianchetto dopo la liturgia. So che esistono o sono esistiti terroristi, dittatori, assassini di tutte le religioni e di nessuna. So che la definizione di terrorista è più complessa di quel che sembra, che i nostri terroristi sono i partigiani degli altri, che persino un terrorista non è solo un terrorista ma per forza di cose anche qualcos’altro tra cui purtroppo un essere umano. So che nelle terre controllate dallo Stato Islamico c’è gente che ci vive più o meno costretta, che lavora, che si ammala, so che c’è una qualche forma di governo e so che per qualcuno quella forma di governo non è neanche peggio di quella che avevano prima. So che non ci si può aspettare niente di buono da chi crede in qualcosa con troppa fede e troppo poca ragione, che sia l’Islam, il cattolicesimo, il buddismo, il comunismo, il fascismo, il veganesimo, il kung fu, twilight o il calcio. So che qualcuno penserà che non tutte queste fedi incitano alla violenza, ma io credo che il problema sia la quantità più che la qualità. Tutte le fedi sono buone, se non tenti di imporla ad altri perché sei convinto sia la cosa migliore per tutti. Tutte le fedi sono innocue, se non ci credi abbastanza. Credo sia umano ed inevitabile credere in qualcosa, crederci con forza, difendere quello in cui crediamo. Credo sia doveroso ricordare che non è necessario credere in un Dio, appartenere ad una religione, sottomettere la ragione ad una fede quale che sia, fosse anche la fede nella scienza e nella ragione stessa. Dubitare, sempre. Gli estremisti odiano il dubbio, i fedeli odiano il dubbio, i terroristi non hanno dubbi. Dubitare, sempre, ma fare qualcosa fintanto che si dubita.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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