Qualche tempo fa sulle pagine di questo bloggo vi avevo parlato di quel gentile signore che risponde al nome di Andrea Sterling, un galantuomo che ha dedicato tutta la propria vita a proteggere e servire l’Italia organizzando complotti, torturando, uccidendo e mettendo a segno attentati. Si tratta naturalmente del protagonista di "Confine di Stato" del barbuto Simone Sarasso, perché di certo personaggi del genere nel mondo reale non ne esistono.
Ad ogni modo, riassumendo per i più distratti:
Wilma Montesi? Andrea Sterling.
Mattei? Andrea Sterling.
Giangiacomo Feltrinelli? Andrea Sterling.
Piazza Fontana? Andrea Sterling.
Piove? Governo ladro, ma ad eseguire materialmente la pioggia è stato Andrea Sterling.
In pratica Sterling è l’uomo da ringraziare se l’Italia è quel che é, e non fatemi dire quel che è, perché nessuna di quelle mezzeseghe al potere sarebbe riuscita a mettere in pratica tutti quei piani macchiavellici per asservire il Paese e narcotizzare la democrazia se non avesse potuto contare sulla spietata fedeltà alla Causa e sull’efficiente esperienza torturatrice della carogna Andrea Sterling, un bastardo che al confronto Gambadilegno sembra un personaggio Disney.
Ecco. Come potete a questo punto immaginare, Andrea Sterling è tornato.
(Già da un pezzo, a dire il vero, ma poi io nun c’avevo tempo di leggere e poi nun c’avevo tempo di scrivere la rece e sai com’è [come non è] te ne dimentichi finché un giorno non ti arriva a casa una busta con dentro i proiettili e potrebbe essere stata inviata da chiunque, ma è a carico del destinatario e quindi capisci che solo una persona potrebbe essere così carogna e quella carogna è Andrea Sterling.)
In "Settanta", sempre di quel barbutone di Simone Sarasso, Andrea Sterling ha perso un po’ di quell’entusiasmo che motivava le sue stragi nei decenni precedenti. Tutto nasce dal fiasco del Golpe Borghese, e qui devo fare una premessa necessaria: nel libro non si chiama Golpe Borghese anche perché non c’è quella merdina fascista del Borghese. Un po’ per garantirsi maggiore libertà creativa, un po’ per evitare di dar lavoro agli avvocati, il Sarasso ancora una volta cambia tutti i nomi dei personaggi storici e incasina i fatti quando gli serve. Si prende pure la briga di specificare che no, tizio non è Andreotti e caio non è Aldo Moro, e chi sono io per dargli contro, il libro è suo. Ma siccome il bloggo è mio e non mi ricordo tutti gli pseudonimi, preferisco rimettere i nomi a posto così mi evito tutti gli ammiccamenti e ci si capisce qualcosa. Se poi Andreotti mi vuole denunciare, beh, stia in guardia perché ho un avvocato in gambissima (cough, cough).
Il Golpe Borghese, dicevamo. Sterling se ne sta lì pronto a fare il colpo di Stato che attendeva da sempre, insieme ai suoi amichetti fasciomassoni e alla mafia, quando tutto viene annullato all’improvviso senza spiegazioni e gli allegri congiurati se ne devono tornare a casa con le pive nel sacco. Qualcuno deve aver tradito, ma chi? Andreotti, Aldo Moro, Kissinger, la mafia, i fasci? Difficile capirlo, son tutte persone per bene. Certo lo scorno è grande: il capofascio di Gladio si ritira a meditare in Cile, dove nel corso della meditazione si dedica ai salutari hobby che potete bene immaginare, ed uccidin uccidendo pure Sterling per qualche tempo gli fa compagnia. Ma poi anche il capofascio viene fatto secco a tradimento e Sterling cade in depressione, vuole vendicarsi e non sa su di chi, uccidere non gli procura più la soddisfazione di un tempo e di punto in bianco anche l’uccello non gli si rizza più. Destino beffardo! Cos’ha mai fatto di male Andrea Sterling perché tu ti accanisca tanto contro di lui?!
(a parte le stragi, le torture, gli omicidi, i depistaggi e forse un paio di stupri)
Andreotti, che nella finzione del romanzo trameggia nell’ombra, gli butta lì una pista: forse a mandare a scatafascio il golpe è stato Aldo Moro, perché è un cacasotto che vuole allearsi con i comunisti. Sterling decide quindi di risolvere la questione con la raffinatezza che lo contraddistingue: piazza una bomba sul treno Italicus su cui dovrebbe viaggiare Moro con l’intenzione di esploderlo. Ma Moro, com’è noto, non sale sul treno e la bomba fa strage di civili innocenti, lasciando Sterling a rammaricarsi per l’esplosivo sprecato. Mentre tenta ancora (senza successo) di far fuori Moro, gli succede però di far carriera: diventa in breve capo di Gladio e persino capo dei servizi segreti e questo è forse un po’ il punto debole del romanzo, mi pare totalmente inverosimile che in Italia un fascista psicopatico coinvolto in trame occulte a fianco della mafia e dei massoni possa diventare capo dei servizi segreti, dai sù, non è mica tanto credibile. E poi il nome Sterling me lo ricorderei.
Dall’alto di questa posizione, comunque, Sterling riesce a metter su tutta un’organizzazione paramilitare fascista che compia attentati qui e lì in giro per il Paese, in modo da avere carne da cannone da contrapporre alle organizzazioni terroristiche di sinistra e per distrarre l’opinione pubblica da Gladio e dai veri burattinai dell’anti-Stato. Insomma, la strategia della tensione all’ennesima potenza.
(nel frattempo il libro segue altri personaggi, il giudice idealista che viene mazziato ma poi si riscatta, il protagonista di film polizieschi che sclera, Vallanzasca, Dalla Chiesa, le Brigate Rosse... in questo libro peraltro le Brigate Rosse hanno più infiltrati che simpatizzanti)
Insomma, Sterling è un pezzo grosso, ma si deprime: i grandi intrighi lo stressano, lui è fatto per le bombe, le pistole, gli inseguimenti rocamboleschi, i manifestanti inermi a cui spaccare le ossa. La politica non fa per lui, è un brutto mondo. Riesce a trovare una qualche serenità solo facendosi fare l’elettroshock ai testicoli dalle prostitute, ma come ben sappiamo questo non può essere che un palliativo temporaneo. Maggiore sollievo glielo dà l’organizzazione del rapimento dell’odiato Aldo Moro, ma anche questo dura poco e la soddisfazione per l’esito positivo (dal punto di vista di Sterling) è oscurata da un’amara scoperta: fin dall’inizio a manipolare tutta la faccenda era stato in realtà
(non lo direste mai)
(colpone di scena)
il perfido Andreotti!
Questo ovviamente, ci tengo a ricordarlo, nella finzione del romanzo. Era stato lui a tradire, lui a tramare, lui ad usare Gladio ed i fasci e la mafia e le br per i propri fini, lui a manipolare Sterling come fosse una marionetta. E tutto questo perché? Qui emerge tutto il genio di Sarasso. Non ci crederete, stavolta sul serio non ci crederete: si trattava precisamente di un elaborato piano del gobbo per smettere di fumare.
Se Andreotti si fosse pigliato i cerotti alla nicotina come tutti, per dire, Sterling sarebbe rimasto disoccupato a pag. 2 e noi a quest’ora vivremmo felicemente in una repubblica socialista sovietica, ma è inutile piangere sul sangue versato.
Andrea Sterling, come potete immaginare, non prende tanto bene questa rivelazione. Mentre un personaggio secondario sta finalmente accumulando le prove per incastrarlo, lui decide di vendicarsi (aridaje) su Andreotti, e non gli viene in mente niente di meglio che (aridaje/bis) farlo esplodere con tutto il treno su cui viaggia. Del resto non è colpa sua se in Italia viaggiano così tanti treni e così tante bombe (in realtà sì, Andrea Sterling scrive ancora oggi gli orari di Trenitalia). Peccato che (aridaje/tris) qualcosa vada storto, qualcun altro tradisca e la bomba anziché sul treno venga piazzata in stazione a Bologna, a sugellare il trionfo di Andreotti con l’ennesima sanguinosa strage di innocenti. Sterling riesce infine a scappare, sconfitto ma non domo, dopo aver ucciso tipo milleduecentocinquanta poliziotti che stavano trasportando un pentito che avrebbe testimoniato contro di lui e questo ovviamente solo a dimostrazione del fatto che ormai è un uomo disilluso e stanco di violenza, perché ai tempi d’oro avrebbe potuto tranquillamente attendere che il pentito testimoniasse e poi uccidere lui, la scorta, i giudici, la giuria, il pubblico, i giornalisti e tutto il personale del tribunale, compreso quello a casa per malattia o in permesso maternità.
E’ dunque finita per Andrea Sterling? Ha vinto il Grande Centro, è tramontato il sogno dell’eversione e non c’è futuro per un onesto sadico eroinomane psicopatico fascista in questa Italia normalizzata? Non sappiamo ancora cosa riservi il destino a quella gran carogna di Andrea Sterling, ma personalmente non me lo vedo a coltivare cavoli in un orto sugli Apennini, a meno che non siano cavoli esplosivi in un orto tossico su degli Apennini di violenza.
P.S.: Questa rece conteneva spoiler, ma ormai che ve lo dico a fare?
P.S.2: Potrei avere o non avere confuso qualche passaggio, del resto è passato qualche mese dalla lettura e ’ste trame nere sono tutte un gran casino, questo ovviamente ribadisco solo nella finzione del romanzo.
P.S.3: Il libro è bello, scritto meglio di Confine di Stato anche se più malinconico. Alcune sottotrame possono magari essere meno interessanti di altre (a me il giudice Incatenato, per dire, ha sfracellato i maroni) ma in fondo le sottotrame sono solo apostrofi rosa tra le parole "Andrea Sterling, dietro di te, sei morto."
P.S.4: Oggi come allora, e non solo nella finzione del romanzo, il fascio è merda.
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.