5/11
2009

Toglietemi tutto, ma non il mio crocefisso

Quello del crocefisso in aula io, da bravo ateo mangiapreti ed odiatore di Gisù che sono, non lo considero un problema così grave. In primo luogo perché non entro in una scuola dal millenovecento e rotti e poi perché, come dice il subcomandante Bersy, chi volete che si offenda per un crocefisso appeso sopra la cattedra? Io non penso che i bambini atei, i bambini cresciuti nella convinzione che nessuna divinità manipoli il nostro destino, si facciano intimidire da una rappresentazione sacra. Se sei riuscito a crescere in Italia, schivare il catechismo e tutti i sacramenti ed arrivare all’età scolastica, alle superiori, rimanendo ragionevolmente immune alle superstizioni che infestano il Paese, quell’oggetto appeso al muro non ti farà né caldo né freddo. Neanche i bambini, i ragazzi musulmani penso che si offendano per il crocefisso, tranne magari i più stupidi e radicali, così come solo i più stupidi e radicali cristiani si offendono per una nuova moschea in città. Quanto ai bambini ebrei, buddisti, induisti, vudù, chi mai si preoccupa dei loro sentimenti? Non venitemi a raccontare che si vuole togliere il crocifisso dalle scuole per tutelare la sensibilità dei bambini buddisti italiani, sono in due, fareste prima ad adottarli. Il crocefisso, davvero, non penso che offenda nessuno, è solo un pezzo di plastica che qualche bambino cinese ha modellato sulle presunte sembianze del presunto salvatore. Però penso sia ora di toglierlo da tutte le aule delle scuole e da tutti gli uffici pubblici, perché è ciò che rappresenta ad essere offensivo: un barocco amalgama di dogma, favole ed interesse economico che vuole influenzare quante più sfere possibili della vita pubblica e privata perché non riuscirebbe a mantenere il proprio potere se non inoculandosi nella testa della gente come la scelta più "normale", ovvero l’assenza di scelta. Non la religione, ma la pretesa della religione di invadere spazi che non le spettano.
Alcuni giustificano l’invadenza del cristianesimo (o del cattolicesimo, se i cattolici conoscessero la differenza) con il ruolo storicamente importante che questo ha avuto nella nostra cultura, nella nostra tradizione. Togliere il crocefisso dalle pareti della scuola pubblica, o eliminare l’ora di religione, sono solo piccole battaglie di principio che forse non avranno grande influenza sulla cultura italiana, a dispetto di quel che temono alcuni e sperano altri. Ma sono cose che vanno fatte, proprio perché la religione e la sua ambizione ad imporsi come autorità fin dai luoghi di socializzazione primaria sono parte della nostra tradizione. Una delle parti peggiori, che sarebbe finalmente il caso di lasciarci alle spalle. La parte migliore della nostra cultura, invece, quella che ci distingue dai cugini talebani, la dobbiamo a ben altri padri, i quali hanno capito che la tradizione è una forza che mira alla sterile conservazione della società e che se si ama il progresso, è meglio che lo Stato e qualunque Chiesa rimangano istituzioni ben distinte.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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