Un giorno ci sveglieremo e sarà primavera, e non ci importerà più niente dell’automobile dalle linee sinuose, del computer luccicante e della colossale tivvù, premeremo molti tasti off ed usciremo di casa senza caricare il telefono e senza scaricare l’ultimo episodio, sarà caldo e ci sarà il sole e non penseremo agli aggettivi con cui descrivere il caldo ed il sole sul blog del giorno dopo e non scatteremo neanche una foto e non accenderemo l’ipod e non ci verrà in mente neanche una citazione da piazzare al momento giusto e nessuna battuta ironica sul caldo e sul sole e non ci sentiremo naive e non penseremo a come si scrive naive, respireremo l’aria e ci lasceremo alle spalle decenni di nevrosi e non ci interesserà più nulla, davvero, della crisi e del lavoro e del mutuo e dei figli e dei padri e dei compleanni che si accumulano e degli assassini e delle vittime e dei simboli e dei politici e degli attori e dei cantanti e non cureremo il nostro personal brand e respirando ricorderemo che il nostro diritto a prendere ciò che vogliamo non si applica alle persone ed il nostro diritto alla felicità non si applica alla benzina e ci verrà da sorridere per quanto sarà ovvio e non saremo né consumatori né elettori né lavoratori né fedeli né seguaci né alternativi né lettori e distingueremo ciò che ci piace da ciò che non ci piace e non faremo niente, assolutamente niente di produttivo ma respireremo, respireremo a pieni polmoni e sarà primavera.
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.