15/1
2008

Un sorso di MacAir?

[Avviso: questa potrebbe essere la cosa più noiosa pubblicata su Internet finora, ma del resto anch’io mi annoiavo molto quando l’ho scritta. Leggetela solo se davvero non avete niente di meglio da fare.]

Something in the airInizia oggi il Macworld Expo, l’annuale fiera di San Francisco dedicata alla Apple ed ai suoi meravigliosi giocattoli. La Apple ci tiene molto a tenere riservata ogni notizia riguardante i nuovi prodotti su cui sta lavorando, per cui ogni anno questo evento è atteso con trepidazione da tutti i consumatori ansiosi di riversare i propri soldi nelle capienti tasche della multinazionale californiana; a partire dalla presentazione dell’imprenditore-guru Stiv Jobs, infatti, l’Expo è tradizionalmente l’occasione in cui vengono presentati i gingilli con cui l’azienda stupirà il mondo nel corso dell’anno e sui quali per i mesi a venire colerà copiosa la saliva degli appassionati di computer o (sempre più spesso) di gadget ipertecnologici ipercostosi ed iperstupendi. Nelle settimane che precedono l’evento gli esperti ed i "fan" si lanciano in ogni genere di speculazione su quali potranno essere i marchingegni che la Apple tirerà fuori dal suo stiloso cilindro, attingendo a fonti riservate, voci di corridoio, brevetti depositati nei mesi precedenti e soprattutto ad un’apparentemente inesauribile dose di immaginazione masturbatoria, salvo poi essere in genere smentiti dall’annuncio di novità completamente diverse e sorprendenti da quelle di cui vociferava.
L’anno scorso la parte del leone l’ha avuta l’iPhone, il cellulare sovrasviluppato che avrebbe dovuto portare la vita umana ad un nuovo stadio dell’evoluzione. Quest’anno, invece, le aspettative sono concentrate su un fantomatico "subnotebook", una specie di piccolo computer portatile o di grande palmare; di questo prodotto si rumoreggia da mesi e le ipotesi più serie, non si sa quanto fondate, parlano di un notebook di spessore molto ridotto e dal peso estremamente contenuto. Per ottenere queste caratteristiche, proseguono le ipotesi, il subnotebook dovrebbe fare a meno dell’unità ottica (il lettore/masterizzatore) e persino del disco fisso, che sarebbe sostituito da una memoria flash tipo quella degli ipod.
ScablatoNegli ultimi giorni le speculazioni si sono fatte molto più ardite: basandosi sul significativo particolare che lo slogan dell’Expo di quest’anno è "There’s something in the air" e su poche altre dicerie probabilmente prive di fondamento, questo subnotebook è stato ribattezzato "Macbook Air" ed alcuni sono giunti a ritenere che il termine "Air" stia ad indicare che sarà un computer dotato delle più sofisticate tecnologie wi-fi e completamente privo di cablaggi, in cui persino il cavo della batteria sarà sostituito da un sistema di ricarica elettromagnetica ad induzione, qualsiasi cosa questo significhi. Un computer completamente senza cavi, uau. Di prove, però, non ce n’è assolutamente nessuna. Non si sa neanche se, effettivamente, oggi la Apple presenterà un nuovo computer, tanto meno come si chiamerà o quali saranno le sue reali caratteristiche.
Ispirato da tanto inutile sfoggio di fantasia ma soprattutto da questa giornata sonnolenta ed uggiosa, voglio però giocare anch’io a fare una previsione. Un’ipotesi completamente diversa, che non mi pare sia ancora stata fatta; la pubblico ora che mancano ancora un paio di ore all’inizio dello spettacolo, così da potermi eventualmente accreditare in futuro come uno dei maggiori esperti di Apple non praticanti*.
Prendendo per buona questa storia del subnotebook, che sembra abbastanza fondata, ed accettando l’ipotesi che abbia una memoria flash al posto del disco rigido, credo che oggi come oggi le memorie flash possano contenere una quantità di dati ancora limitati: da quel che ho sentito dire, ci si aggirerebbe sui 64 gigabyte, al massimo 128, comunque pochini per i palati più esigenti. Dove contenere allora tutte le nostre bellissime foto del mare ad alta risoluzione, per non parlare delle tonnellate di mp3, film, giochi e programmi regolarmente acquistati dal nostro muletto di fiducia? La risposta più semplice sarebbe: in un hard disk esterno. Ma se invece (e qui sta la mia previsione) l’espressione chiave della presentazione di oggi fosse "cloud computing"? Ovvero, per illustrare brevemente questo ben noto concetto, se la Apple mettesse a disposizione dei suoi clienti una quantità illimitata di spazio su server in cui custodire i propri dati, liberandoli dalla fastidiosa necessità di avere un disco fisso semmpre più capiente? E se, come già da qualche tempo fa Google, su questo spazio fossero ospitati anche i software di uso comune necessari all’utilizzo di quei file, liberando l’utente anche dalla necessità di installarserli e mantenerli aggiornati? Le sempre più diffuse connessioni a banda larga e wi-fi rendono questa ipotesi molto meno fantascientifica di un computer privo di cavo di alimentazione. La macchina in mano all’utente potrebbe essere più snella anche in termini di potenza di calcolo, in quanto gran parte del lavoro lo farebbe il server su cui sono ospitati i software ed i documenti; inoltre, gran parte delle copie e delle masterizzazioni necessarie a spostare dati da un computer all’altro diventerebbero inutili, in quanto in qualsiasi momento i file da visualizzare o su cui lavorare sarebbero "in the air" a disposizione dell’utente, che vi potrebbe accedere da qualsiasi dispositivo collegato ad internette, come fanno ormai quasi tutti per la posta elettronica.
La mia ipotesi è quindi un computer di concezione innovativa collegato ad un servizio all’avanguardia, che se avrà successo potrebbe aprire la strada ai soliti innumerevoli tentativi di imitazione, fino a cambiare per sempre il nostro modo di concepire il personal computer. O questo, o più semplicemente la Apple ha finalmente deciso di mettere il suo marchio su qualche costoso flaconcino di frizzante aria californiana.



* Dato che io, almeno per il momento, non possiedo assolutamente nessun balocco targato Apple.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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