13/1
2010

Vivere e sciare in Carinzia

L’anno è cominciato sulle piste innevate della Carinzia, laddove le vette sfidano il cielo e le caprette ti fanno ciao. Alcuni malintenzionati potrebbero supporre che io fossi lì per sciare. Tsk tsk tsk. Ero lì per fare il crash test della nuova tuta da sci Meliconi e dopo averla messa a dura prova devo ammettere che funziona, come del resto potete intuire dal fatto che sono ancora abbastanza vivo per scrivere. Sul serio, tra me e gli sci dev’esserci una sorta di incompatibilità zodiacale di quelle pericolose; io penso di essere portato per sport meno faticosi e soprattutto meno dolorosi, come la briscola, mentre gli sci pensano di essere portati per utilizzatori finali più competenti. In effetti, io e gli sci saremmo d’accordo su tutto, anche sul fatto di non uscire più assieme. E’ Amormio che prova a tenerci legati, per motivi misteriosi.

Quando non eravamo impegnati a sfidare la forza di gravità con pretestuose finalità edonistiche, ce ne stavamo al calduccio di un b&b gestito da una coppia di simpatici signori inglesi. Dato che in Carinzia ai nativi è vietato parlare qualsiasi lingua che non sia la propria, pena la persecuzione da parte dello spirito di Heider*, gli inglesi erano ben felici di aver trovato qualcuno con cui discorrere nel loro albionico idioma, qualcuno che sapesse perlomeno ascoltarli e fare sì con la testa al momento giusto. Ci hanno accolto il primo giorno con un bicchierino di grappa, poi ci hanno regalato i petardini per Capodanno e persino una bottiglia di quello che loro pensavano fosse delizioso spumante. L’ultima sera (siamo stati lì in tutto due sere) ci hanno pure offerto un tè ed una birra. Io a chi mi offre una birra mi affeziono come un gatto a chi gli offre i crocchini, davvero, lo guardo con gli occhi lucidi, gli faccio le fusa e gli dormo pure sul copriletto, perciò è con incolmabile senso di gratitudine che ora consiglio a tutti voi sterminati lettori di questo bloggo di andare in carinzia a dormire in questo posto magnifico, situato a pochi chilometri da un sacco di pregevoli fonti di intrattenimento quali le piste da sci, le terme, la ridente cittadina di Villach e l’Austria in generale.

Sul serio, io per una birra vi ammazzo anche la suocera, sono uno che si vende per poco.

Infine, ve lo racconto solo per farvi capire quanto io sia provinciale e neif, siamo stati in un posto a Villach (ridente cittadina) dove c’era il Sushi running, ovvero un fast food (?) dove la gente si siede sugli sgabellini ed il cibo giapponaise scorre su dei nastri trasportatori in eleganti monoporzioni, ed i raffinati avventori quando vedono passare qualcosa di loro gusto lo prendono e se lo mangiano con le apposite bacchette. Al di là del cibo in sè, io avrei voluto sperimentare questo esotico e vagamente hipsterpopolare meccanismo alimentare ma sfortunatamente avevo appena finito di pranzare, perciò mi è rimasto un buon motivo per tornare dalle parti di Villach e soggiornare nuovamente in quel favoloso bed and breakfast il cui sito non rende appieno l’idea della comodità e del calore umano con cui accoglie i suoi ospiti (ve l’ho detto che la birra che mi hanno offerto era una guinness?).




* C’è scritto proprio così nel codice penale carinzio.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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