11/9
2020

L’insostenibile estetica della violenza

Sono entrato per la prima volta in una palestra di arti marziali a 17 anni. Credo che qualcuno ci andasse magari perché era fascista, ma la maggior parte della gente era lì solo perché voleva picchiarsi. Pochi hanno il coraggio di dirlo, e nessuno a sinistra, ma picchiarsi è la cosa più divertente che due adulti consenzienti possano fare senza togliersi i vestiti: ecco perché i ragazzi vanno a fare MMA ed i corsi di scacchi sono vuoti. Poi in realtà la palestra è una scuola di vita, mi ha dato tantissimo oltre ai calci in faccia. La prima cosa che mi insegnarono è che se si è coinvolti in una rissa la cosa più intelligente da fare è scappare, solo se proprio non è possibile scappare allora bisogna tirare un calcio fortissimo nelle balle di quello che ti sta davanti e poi scappare. L’ho sempre ritenuto un insegnamento prezioso, purtroppo successivamente annacquato da molte altre nozioni ridicole con cui gli apologeti delle arti marziali vogliono annacquare la sana passione per la violenza e che chiamano "i valori". È vero, "le arti marziali ti insegnano i valori" e grazie a venticinque anni di esperienza sul campo ve li posso riassumere di seguito: rispetto dell’autorità, della gerarchia e della disciplina. Cameratismo tra compagni di corso ed omertà verso l’esterno. Rispetta le regole, a meno che questo non possa interferire con le tue possibilità di mettere a tappeto l’avversario. Le donne possono praticare le arti marziali esattamente quasi come un uomo, a volte sono un po’ snobbate ma se accettano ripetute infusioni del Qi del maestro possono anche progredire molto rapidamente. Onore, sudore e sofferenza faranno di te un uomo potente come un vulcano attivo. Vi suona familiare? Concetti presi con il badile dalla cultura orientale dei secoli scorsi, un bignami di virtù confuciane mai approfondite e mal digerite, che spesso fanno da paravento floreale alla più becera tradizione marziale di casa nostra, maschilismo e culto della forza. Già, inutile negare che gran parte dei maestri e degli istruttori di arti marziali sono fascisti. Alcuni magari neanche se ne rendono del tutto conto, non è che sia una categoria professionale famosa per i dibattiti in scienze politiche: si limitano a trasmettere agli allievi questi "valori" che hanno ricevuto a loro volta dai propri maestri. Non è facile metterli in discussione, proprio perché sono valori che non incoraggiano il pluralismo di opinioni e rifiutano la democrazia, se non al momento di incassare le agevolazioni fiscali per le associazioni sportive. Per fortuna, non tutti i maestri sono disposti a farsi ciechi promotori di una cultura così becera e non tutti gli allievi sono comunque disposti ad assorbire acriticamente tutte le stronzate che sentono, c’è ancora gente sana di mente che vuole solo darsi due belle pizze in faccia senza un perché.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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