5/12
2016

La comfort zone della Costituzione

Di quando in quando, mi capita di incontrare qualcuno che mi dia fastidio. Succede soprattutto quando esco di casa. Io lo so che sono padrone del mio destino e non dovrei attribuire ad altri la causa della mia situazione socioeconomica, sociopolitica, socioaffettiva o sociosalutistica, tranne nel caso in cui uno effettivamente viene e mi dà una mazzata (Pope Francis docet), ma capita appunto occasionalmente che qualcuno funga da catalizzatore per il mio odio verso l’universo vuoi perché si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato, tipo nell’auto davanti alla mia che non vuole uscire dalla maledetta rotonda, vuoi perché effettivamente è un’idiota patentato che applica indefessamente le proprie energie a rovinarmi la vita.

Lascerò a voi stabilire a quale delle due categorie appartenga Matteo Renzi, faccio solo notare che non si escludono a vicenda.

Questo per dire che sono felice che se ne vada a casa. I miei studi confuciani mi stanno facendo rivalutare il valore della serenità della famiglia, peraltro, perlomeno di quella di Matteo Renzi. Ciononostante debbo ammettere di non essere del tutto soddisfatto dell’altro risultato del referendum costituzionale che si è tenuto ieri.

Ebbene, ho votato.

Ebbene, sì.

E quindi quando il Matteone nazionale si affaccia al balcone di Piazza Venezia per ammettere, con grande gesto di umiltà di ’stocazzo, che "lui" ha perso e perciò "lui" paga rassegnando le dimissioni, in realtà quella faccia da tolla mi sta scippando pure l’ultima cosa che poteva rubarmi: la sconfitta. Il bello è che nessuno di quelli che conosco che hanno votato "Sì" sono renziani, anche perché io non frequento renziani.

So bene che quella proposta dal suo governo non era una riforma costituzionale perfetta. C’erano dentro cose buone e cose cattive, più buone che cattive secondo me, e mi è scocciato doverle votare in blocco. Del resto, non ritengo sia perfetta neppure la nostra costituzione attuale, altrimenti non sarei stato dell’idea di cambiarla. Capisco le motivazioni di chi ha votato "No", c’erano ottimi motivi per votare No oltre al desiderio di mandare a casa Renzi, ma alla fine inutile negare che a fare la differenza è stata proprio quest’ultima motivazione. Se il megalomanino toscano avesse annunciato le dimissioni a seguito della vittoria del Sì, accampando qualsiasi scusa bislacca del tipo "Ritengo compiuto il lavoro che volevo fare quest’anno", "Ho fatto un fioretto alla Madonna" o "Preferisco dedicarmi alla famiglia e scrivere la mia autobiografia", oggi la riforma costituzionale sarebbe legge.

Ma non importa, quel che è fatto è fatto ed il cialtrone si è impegnato molto, ma ha sbagliato quasi tutto. Capisco ancora meglio chi si è rifiutato di partecipare a questo costoso sondaggio sull’ego di Matteo Renzi, in effetti. La verità è che il suo è stato un governo di centrodestra che è riuscito a fare un paio di cose appena, le unioni civili ed un tentativo di rifoma costituzionale, che sono comunque due cose in più di quanto fatto da qualsiasi governo negli ultimi vent’anni. Lo dico con un peso nel cuore, l’ho sempre detestato e spero si ritiri in Cambogia a sminare la giungla, ma due cose Renzi ha fatto e sono lo stesso due più di zero: sulle unioni civili, per esempio, è caduto il secondo governo dello stimatissimo Prodi (il primo era caduto sulle trentacinque ore... sogni utopistici del secolo scorso).
Ora ci ritroviamo con un Salvini felice, un Grillo felice, un Berlusconi comunque soddisfatto, un governo tecnico in arrivo e varie minacce di morte da parte delle banche. Le prossime elezioni quasi sicuramente premieranno la destra sia perché effettivamente a sinistra di Renzi c’è il deserto dei tartari, sia perché tra due mali scegliamo sempre quello che non proviamo da più tempo. La prossima riforma costituzionale probabilmente non la scriverà lo spirito redivivo di Calamandrei, come molti sembrano aspettarsi, ma la mano sudaticcia di un Brunetta o di un Calderoli, se proprio ci va d culo un Di Battista. Di Battista come l’ipotesi migliore, pensateci. E avrà dentro cose buone e cose cattive, forse più cattive che buone. Ma fa niente, vedremo cosa ci riserva il futuro e lo affronteremo di conseguenza.

Però ecco, un po’ mi dispiace. Qualcosa poteva cambiare, invece si è deciso di non cambiare, di preferire i problemi conosciuti all’incognita. Decidere di non cambiare in linea di massima mi fa sempre tristezza. Ma sarà per la prossima volta, dai. Magari ci pensa Piero Pelù.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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