15/10
2007

Vince Veltroni. Figuratevi chi perde.

A quanto pare, tantissimissima gente ieri è andata a votare alle primarie del partito democratico, quasi tre milioni e mezzo di persone. A vincere quest’edizione arruffata dell’Isola dei Famosi, con una maggioranza schiacciante, è Veltroni: quello che davano per favorito, l’unico candidato con una credibile possibilità di vincere. Non mi stupisce assolutamente, era successa la stessa cosa con Prodi alle primarie per l’Ulivo. Non è neanche che la gara fosse truccata, è che i potenziali elettori del Partito Democratico sono in generale piuttosto portati ad essere manipolati. Cattolici confusi, ex comunisti allo sbando... in effetti, non chiedono di meglio che essere manipolati. Inoltre a Veltroni piace vincere facile, considerando che gli avversari erano la Bindy, Letta ed una scatoletta di tonno Riomare, e Walter ha avuto da ridire su tutti e tre quando gli si avvicinavano troppo nei sondaggi. Il nostro lider minimo Prodi comprensibilmente dà ai fatti un’interpretazione diversa: "Questo numero significa tre cose: senza politica un paese non vive; quando c’è da decidere il paese partecipa e risponde; è un dato che rafforza il governo"
Come dire: hai visto, Grillo? Vogliono più bene al vecchio papà che al nuovo papà.
Poi, sempre Prodi, ammette: "Se ieri fosse stato un fallimento, il governo saltava". Di dirlo il giorno dopo, quando le cose sono andate bene, sono capaci tutti. E’ a dirlo prima che si rischia di perdere, dolcezza.

un confronto titanico

Ad ogni modo, buon per i tre milioni e rotti italiani che hanno deciso di dare fiducia a questo partito nascente, figlio dei diessini, della margherita e del marketing, nipote del partito comunista e della democrazia cristiana. Cazzo, che famiglia. Avrei voluto andarci pure io, davvero, ma sono raffreddato e la molletta mi avrebbe irritato il naso. Poi oggi ho letto per caso questa opinione sul Partito Democratico che condivido parola per parola, il che è molto comodo perché mi risparmia di doverla riscrivere:
"L’ostetrico Fassino, liquidando una volta per tutte l’eredità comunista, lo ha definito “un partito che deve stare in sintonia con la società”. Ma il comunismo nacque come critica del modo di produzione capitalista: una critica di cui c’è oggi ancora bisogno, alla luce della nuova proletarizzazione (precariato) decisa ferocemente dal blocco industriale-politico-mediatico che governa il nostro Paese. (E il mondo.) Col partito democratico, sparisce la critica. Resta la gestione dell’esistente. Grazie a tutti. Avete fatto quel che potevate. [...]
Quella del partito democratico è una inevitabile stronzata. Inevitabile perché il blocco di potere industriale-politico-mediatico spinge in questa direzione ormai da anni dappertutto.
Stronzata perché manda in soffitta la lotta contro le disuguaglianze che è da sempre la vera artefice del progresso, nonchè l’eredità più nobile di una storia politica liquidata con una fretta commendevole.
Se non altro, si è fatta chiarezza. Da anni i DS si erano trasformati in un “partito di amministratori” (definizione di Fassino). E col placet dalemiano prima ai bombardamenti in Kosovo e poi alla guerra in Afghanistan era diventata prassi una realpolitik che di sinistra non aveva più nulla.
Chi sarà il capo del Partito Democratico? A questo punto potrà essere chiunque, incluso lo strangolatore di Boston.
"
Parole di quel fervido filosofo, quel raffinato analista politico noto ai più come Daniele Luttazzi.
(Avrei comunque preferito il Riomare.)

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




12/10
2007

Circolo cinematografico per la terza età

28 days later28 giorni dopo (D. Boyle, GB, 2002): un virus altamente contagioso che trasforma gli uomini in zombie assassini viene accidentalmente (esticazzi) rilasciato da un gruppo di animalisti ed in pochi giorni la Gran Bretagna si trasforma in un allegro, colossale macdonald dove tutti mangiano tutti. Il protagonista, Jim, si sveglia in questa situazione dopo un breve ma tutto sommato felice periodo di coma, scappa per non farsi mangiare, va in giro (per l’inghilterra), conosce gente (zombie), fa cose (li uccide, o come si chiama quella cosa che si fa agli zombie per farli smettere di inseguirti di corsa sbavando per azzannarti le mortadelle) (ah sì... li annichilisce).






28 weeks later28 settimane dopo (J.C. Frescadillo, GB/USA, 2007): una volta morti di fame tutti gli zombie di cui sopra, la Gran Bretagna torna ad essere un posto tranquillo. Disabitato, distrutto, ridotto in macerie ma tranquillo. Gli inglesi che per puro culo si sono salvati all’epidemia, magari perché all’estero, tornano a casa per ricostruire il paese ma (come in quella barzelletta sui meridionali) subito il virus o quel che é torna a farsi vivo e scoppia una nuova epidemia. Il film non l’ho ancora visto ma immagino che ci sarà qualcuno che scappa per non farsi mangiare dagli zombi, soldati cattivi che vogliono uccidere tutti per fare prima ed un sacco di comprimari che muoiono.





28 years later28 anni dopo (El.Lusky, Italia, 2007): il virus è riuscito a passare la Manica e si è diffuso anche sul continente, dove apparentemente niente può fermarlo. I sardi e gli irlandesi se la ridono di brutto, mentre tutti gli altri giocano a rincorrersi e mangiarsi e, per qualche motivo che solo gli zombie capiscono, distruggere monumenti ed appiccare incendi. E’ a questo punto che il giovane PornoRambo si sveglia dal coma farmacologico dovuto alla rimozione di un neo dalla chiappa e scopre che la situazione non è delle più agevoli: lo Skiosko è bruciato, la birra è finita e Nello è tornato. Preso dal panico, PornoRambo si dà alla fuga trovandosi più volte in situazioni di estremo pericolo, di fame, di sofferenza, sempre fuggendo da Nello attraverso l’Europa in fiamme e devastata dagli zombie. Tutto questo nonostante Nello sia sano, almeno per quanto riguarda il virus in questione. Come salvarsi? Con una magistrale sterzata della trama, nel corso di un combattimento PornoRambo scopre che la sua saliva costituisce un antidoto naturale contro il virus, ed inizia pertanto a mordere ferocemente a sua volta gli zombie, facendoli tornare sani. In un finale dallo spessore epico, il giovane PornoRambo morde con forza la pancia di Nello fino a farlo urlare ed invocare vanamente aiuto mentre stuoli di ex-zombie adoranti lo acclamano come salvatore loro e dell’umanità intera. Per quanto, ribadisco, Nello non avesse il virus.

I critici amano sottolineare come, nonostante racconti quasi esclusivamente fatti realmente avvenuti, quest’ultimo film viene catalogato nel genere "fantascienza" perché nella realtà PornoRambo non è affatto "giovane". Oggi meno che mai.




11/10
2007

Vecchie storie di preti e sangue

Sicuramente in buona fede, molti giornali italiani si sono dimenticati di riportare la notizia della condanna all’ergastolo emessa da un tribunale argentino nei confronti del prete cattolico Christian von Wernich, ritenuto colpevole di 6 omicidi, 31 casi di torture e 42 sequestri nell’ambito del genocidio avvenuto durante la dittatura militare nel paese sudamericano. Questa è la seconda sentenza dopo l’annullamento delle leggi che garantivano l’impunità ai golpisti ed ai loro sgherri, la prima dopo la scomparsa del testimone Julio Lopez e la prima a riguardare un esponente del clero. La Chiesa, come darle torto, esprime "tutto il proprio dolore e rammarico" per le azioni che alcuni suoi dipendenti possono aver svolto comunque sotto la propria personale responsabilità, e può darsi addirittura che prima o poi intraprenda una qualche azione disciplinare nei confronti di padre von Wernich, tuttora pastore d’anime autorizzato.
Non che ci si possa fare troppe illusioni sul desiderio della Chiesa Cattolica di contribuire a fare chiarezza e cercare giustizia per quanto avvenuto in Argentina, anche perché questo comporterebbe per esempio una discussione sull’operato del cardinale Pio Laghi, all’epoca nunzio apostolico e sostenitore del regime ed in seguito pezzo molto grosso della scacchiera vaticana. Massimo Carlotto, intervistato da peacereporter, ipotizza che "da ora in poi, non verrà più fuori nulla. Von Wernich è stato preso e punito perché l’aveva combinata proprio grossa. E non potevano più coprirlo." Temo che abbia ragione. Di certo, qualcuno sta pregando che ce l’abbia.

P.S.: Se le vecchie storie di dittatura militare vi annoiano, faccio presente che non è affatto finita la repressione in Myanmar. Ricordate? Monaci buddisti, tonache rosse, giunta militare, cadaveri, molta pioggia...? Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha espresso con fermezza l’opinione che non sono belle cose.




10/10
2007

Le donne sotto il burqa

Altro burqaE’ da qualche anno che in Italia, come nel resto d’europa, c’è chi discute sull’opportunità di consentire o meno l’uso del burqa. Come ormai sanno anche i sassi, c’è una legge del 1975 con finalità presumibilmente antiterroriste che vieta di portare indumenti, caschi o altri artefatti che impediscano il riconoscimento personale. Dal ’75, tuttavia, l’erba è cresciuta ed i cavalli sono campati e secondo alcuni il fatto che il burqa sia indossato per "motivi religiosi" costituirebbe motivo di eccezione alla legge di cui sopra, purché lo si porti solo in casa, in moschea o nel percorso tra l’una e l’altra; non in banca o alle poste o in altri luoghi rapinabili, per dire. Questa opinione, che rivela una quanto mai alta considerazione delle donne e del loro ruolo attivo nella società, dev’essere condivisa anche dal prefetto di Treviso, il quale ha recentemente permesso l’uso del velo integrale purché, su richiesta, la persona che lo indossa sia in grado di farsi identificare. E’ necessario sottolineare come ancora una volta basti la presunta motivazione "religiosa" a rendere accettabile a molti un comportamento altrimenti considerato assurdo, illegale e sintomo di instabilità psicologica, ed anche come ancora una volta una notizia fastidiosa arrivi da Treviso, città che negli ultimi seimila anni ha dato solo fastidio.
La decisione del prefetto, come ampiamente prevedibile, ha scatenato il solito coro di polemiche da parte dei nostri beneamati parlamentari e dei nostri acuti giornalisti. Ci si muove sulla sottile linea che separa l’accettazione di altre culture e l’integrazione dalla difesa dei diritti umani e della legalità, alcuni ritengono che bisogni rispettare le tradizioni altrui a qualsiasi costo in nome della tolleranza assoluta, altri che il burqa sia uno strumento del fondamentalismo religioso e della sopraffazione maschilista sulle donne arabe, altri ancora che comunque la legge dev’essere uguale per tutti. C’è anche chi, come sempre, vaneggia di decisioni contrarie ai principi ispiratori della nostra civiltà e solo per questo verrebbe spontaneo muoversi in direzione opposta e dire "sì, macchissenefrega, ciascuno si vesta come vuole". Gli stessi musulmani sembrano critici rispetto a questa concessione: sia la lega musulmana che l’associazione delle donne marocchine l’hanno definita inaccettabile. L’opinione apparentemente più ragionevole, ma anche la più inutile, è stata espressa dal ministro di nonsoché Bindi: "Se é espressione di una imposizione sono contraria, ma se si tratta di una libera scelta perché espressione di una civiltà diversa allora non sono contraria". Grazie, cara, ma non è così semplice.
Innanzi tutto, da un punto di vista pratico non vedo come si possa distinguere tra i due casi. Si chiede a tutte le donne che indossano il burqa se lo stanno portando liberamente o vi sono costrette da qualche stronzo a casa? E se queste (sono nel campo della pura speculazione, eh) fossero costrette anche a dire che non sono costrette? Le si sottopone tutte al poligrafo?
Prima ancora, cosa vuol dire "espressione di un’imposizione"? Vi sono diversi tipi di imposizione, dalla costrizione fisica al condizionamento sociale e psicologico, che ha tanto maggiore effetto quanto più una persona ha scarsa istruzione, limitate possibilità di interazione sociale ed un’educazione basata in misura preponderante su una religione totalitaria. Detto in altri termini, una donna a cui fin dall’infanzia è stato insegnato a vivere sottomessa all’uomo ed a dio, che conosce solo i propri familiari e gli appartenenti alla propria comunità, che può uscire di casa solo per andare alla moschea (con il beneplacito del prefetto), è vittima di un condizionamento che va molto oltre l’obbligo di indossare o meno il burqa. Un’italiana che si converte all’islam può scegliere se indossarlo o meno: conosce le alternative, le ha provate e può scartarle. Una persona vissuta esclusivamente in un ambiente sociale dove vige il fondamentalismo religioso non è consapevole delle alternative, magari non vuole neppure conoscerle perché così le è stato insegnato e gli esseri umani tendono ad avere una certa paura dell’ignoto. Non che le donne musulmane siano le uniche creature sul pianeta esposte a forti condizionamenti sociali, ma credo abbiano meno possibilità reali di scelta rispetto a chi appartiene ad una cultura più aperta al relativismo; se non altro quest’ultima espone a tentativi di condizionamento contraddittori, provenienti da fonti diverse e con finalità contrastanti.
Burqa Il burqa colpisce molto l’immaginazione di "noi occidentali" perché negando l’identità fisica della donna diventa un simbolo molto evidente di quello che consideriamo un sistema di regole umiliante e maschilista. Ma è solo un simbolo, e concentrarsi su quello è una scappatoia sia per continuare ad ignorare le reali condizioni di vita delle donne nel mondo dell’integralismo islamico, in Afghanistan come a Treviso, sia per evitare qualsiasi valutazione degli aspetti maschilisti tuttora presenti nella nostra cultura. Non è vietando il burqa che si garantisce alle donne musulmane la parità dei diritti con l’uomo, non è concedendo il burqa che si tutela la loro libertà di scelta: è dando alle donne islamiche la possibilità di studiare, di trovare un lavoro dignitoso, di ricevere uno stipendio pari a quello degli uomini e di fare carriera alle stesse condizioni. Sembra un ragionamento un po’ marxista, lo so, perché questo permetterebbe non solo di rompere il monolitico controllo della religione sulla vita privata delle donne, ma rappresenterebbe anche (come altri hanno osservato) il primo indispensabile passo per liberarle dalla dipendenza dal maschio di casa e dalla necessità di assoggettarsi alle sue regole: la dipendenza economica provoca dipendenza psicologica e sociale. Ovviamente, però, ragionare su questo ambito comporterebbe anche l’interrogarsi su quanto sia sostanziale la parità di diritti tra uomini e donne nelle nostre società, dove viene spesso ancora dato per scontato che ad occuparsi della casa e dei figli sia la donna, dove la professione di "casalinga" appare una cosa tutto sommato normale, dove continua ad esistere una marcata differenza salariale di genere e dove le donne in posizione di potere politico ed economico sono in percentuale ridicola pur essendo spesso presenti sulle copertine dei settimanali e sulla maggioranza dei calendari. Potrebbe sembrare ipocrita, insomma, cercare di imporre ai musulmani quella parità di diritti che noi stessi stentiamo ad accettare, che tutto sommato consideriamo una gentile concessione da parte del maschio dominante. E poi, perché rischiare che magari anche le "nostre" donne si pongano domande scomode e pretendano qualcosa di più? Meglio non svegliare il can che dorme. Molto più comodo continuare a scazzarci sul burqa.




9/10
2007

Impariamo a conoscere il bosco

castagnaCastagna: frutto commestibile del castagno, con buccia dura di colore marrone scuro e polpa bianca, dolce e farinosa.

Domenica pomeriggio, dopo aver trascorso già gran parte del fine settimana a smontare e pulire e trapanare mobili della cucina, io ed Amormio decidiamo di concederci qualche ora di svago andando a passeggiare in collina, con la scusa di raccogliere qualche castagna. Al progetto "Relax & Castagns" avevano inizialmente aderito anche PornoRimbo & Stefandra, ma hanno infine preferito rimanere a causa della pioggia. Non che piovesse o che stesse per piovere, ma viviamo in una zona molto piovosa e statisticamente avrebbe pure potuto piovere, inoltre il giorno prima aveva già piovuto, per cui PornoRambo ha ritenuto più probabile che piovesse piuttosto che non piovesse. Questo dimostra sia che Porno è anziano dentro, sia che è un pessimo meteorologo, giacché poi non ha piovuto affatto.

Poco male*. Presa l’auto, raggiunta la vicina contrada dei Pincopalli di Sotto, cercando di ignorare i fastidiosi spari dei cacciatori in lontananza e di riposarci grazie ai colori accesi ed ai profumi intensi del bosco autunnale, in pochi minuti io ed Amormio abbiamo riempito una sportina di castagne che verranno presto abbrustolite ed assaporate insieme al vino rosso ed al formaggio pinciòn. Soprattutto, abbiamo respirato ossigeno dopo giorni di clausura.
Poi, rinfrancati, abbiamo deciso di tornare.

E tutti vissero felici e contenti.

pungitopoPungitopo: pianta sempreverde i cui rami, usati spec. come ornamento natalizio, sono dotati di rametti simili a foglie coriacee e acuminate e piccoli frutti a bacca di colore rosso vivo.

O sarebbero vissuti, se avessimo pensato di tornare per lo stesso sentiero con cui eravamo arrivati.

In effetti, abbiamo preferito un sentiero in discesa che sembrava avesse intenzione di dirigersi proprio verso la contrada dove avevamo lasciato l’auto, e quando il sentiero è scomparso inghiottito dal sottobosco abbiamo proseguito in mezzo alla sterpaglia, perché ci sembrava sempre di vedere qualche tetto, o qualcosa, fino a quando siamo arrivati ad intravedere in mezzo agli alberi la strada, poco distante. Bastava scendere lungo una breve scarpata coperta di pungitopo, roba da ragazzi, apparentemente, e comunque sempre meglio che tornare indietro.

Con molta cautela, afferrandoci ad ogni ramo, liana, sasso o ciuffo d’erba che sporgesse dal terreno fangoso, abbiamo iniziato la discesa. In breve ci siamo resi conto che il pungitopo nascondeva un fitto roveto, ma caparbiamente abbiamo continuato a scendere, talvolta anche precipitosamente, graffiandoci la pelle ed i vestiti, con i rovi che ad ogni passo ci si impigliavano tra i capelli e ci si conficcavano nei palmi delle mani e nelle caviglie. Quando ci mancavano solo una decina di metri spinosi per raggiungere la strada, ci siamo resi conto che sfortunatamente quei pochi metri non erano più in ripida discesa ma in caduta libera tra i rami degli alberi, e che per una bizzarra coincidenza del processo evolutivo la nostra specie tende ad essere priva di ali. Io ero quasi sicuro che provando a ruzzolare tra i rovi sulla sinistra, ammesso che non mi si strappassero le carni dalle ossa, avrei potuto cavarmela con un salto di non più di quattro o cinque metri, ma forse dubitando delle mie capacità mentali Amormio preferì chiedere prima un parere ad una coppia di signori che passeggiava lungo la strada sotto di noi. Questi scrutarono per qualche secondo tra il fogliame selvaggio, ci videro ed urlando inorriditi con tutta la passione e la solidarietà veneta** ci sconsigliarono decisamente di scendere oltre se non volevamo finire spiaccicati ai loro piedi. Dev’essere stato più o meno in quel momento che l’idea di sfracellarci al suolo a causa della nostra testardaggine a proseguire è cominciata a sembrarci abbastanza stupida. Altre vie d’uscita da quel maledetto labirinto di spine non ce n’erano e dopo un breve conciliabolo, già laceri e sanguinanti, abbiamo deciso molto a malincuore di retrocedere dal baratro e tornare sui nostri passi, ripercorrendo in salita tutto l’erto roveto, procurandoci ulteriori graffi e strappi, arrampicandoci con molta fatica tra i pungitopo e riattraversando la boscaglia fino al sentiero originale. Il tutto, naturalmente, con il sacchetto delle castagne stretto al petto affinché neppure uno dei preziosi frutti andasse perso, cercando di spicciarci ad uscire dal bosco prima che diventasse buio e gocciolando sangue, sudore e bestemmie.


rovoRovo: pianta spinosa che cresce spontaneamente nei boschi e nelle siepi (vedi anche: Russàro).




Questo racconto dovrebbe celare qualche profondo insegnamento morale, oppure qualche contorto modo di far ricadere la colpa di tutto su PornoRambo che non è venuto con noi, ma non sono ancora riuscito a trovare né l’uno né l’altro.
Comunque, seguendo il sentiero siamo tornati alla contrada senza problemi. La solita tranquilla passeggiata domenicale.


* Cioé, chiaramente eravamo affranti per l’assenza di PornoRambo e della sua giovane fidanzata, ma non è che abbiamo valutato il suicidio per questo.

** "NO! Non scendete di lì, è assolutamente impossibile! C’è uno strapiombo, davvero, non fatelo! Cioé... poi se proprio volete farlo lo stesso, io ve l’ho detto, vedete un po’ voi."




5/10
2007

Stupitevi della mia bravezza

Arrivato senza margine di discussione l’Autunno, metto in soffitta la grafica estiva. Proprio io, che boicotto il cambio degli armadi dal 2002.

P.S.: Se notate qualcosa che non funziona, fatemi dei segnali dei fumo.




5/10
2007

Spediamo i bamboccioni a casa

(Mi sono dovuto svegliare alle quattro e mezza per aiutare la gatta a dare la caccia alle falene, prima che ci distruggesse la casa. Inoltre, sul Triste Borgo Natio si stende quella patina grigia e nebbiosa che sevizia lo spirito. Ho tanto sonno e poca voglia di fare.)

Bertinotti debutta a teatro, sarà Piero Calamandrei
Con il massimo rispetto per Piero Calamandrei e per Danilo Dolci, e confidando nella buona fede e nelle ottime capacità recitative di zio Berty che fa teatro da vent’anni, non si era chiesto che, per favore, i politici facessero politica, gli attori recitassero e a far ridere ci pensassero i comici? Si nota ancora una certa sovrapposizione di ruoli.

Il Papa: "La Chiesa non mira a vantaggi economici e potere"
Inoltre, "suo solo scopo è servire l’uomo, ispirandosi alle parole e all’esempio di Gesù". Nonostante questo contraddica tutto quello che si è visto e sentito riguardo la Chiesa Cattolica negli ultimi venti secoli e l’esperienza tenda piuttosto ad insegnarci che la Chiesa è la prima a sbattersene delle parole e dell’esempio del presunto Gesù, se non quando può sbandierarli come movente dei propri delitti o commercializzarli per ricavarne la plata, noi intendiamo fare un atto di fede e credere ciecamente alle parole del Santo Padre. "Noi" saremmo io e Babbo Natale, naturalmente.
"Sì al progresso, ma con valori umani e cristiani."
’sticazzi.

La Forleo con De Magistris: "Basta don Rodrigo al sud"
Si complica sempre di più il caso del magistrato di Catanzaro che Mastella vorrebbe trasferire, apparentemente perché è uno spendaccione, dice lui, o perché sta facendo delle indagini scomode, ribadisce il magistrato. Ieri De Magistris è andato da Santoro e ha detto che sta subendo intimidazioni e che a Mastella gli puzza il fiato. Clementina Forleo, che la testimonianza fotografica di Repubblica denuncia come la figlia segreta di Lucia Annunziata, dice che è ora di finirla con questi poteri forti che fanno pressioni sulle cariche dello Stato per impedire loro di compiere il proprio dovere, come facevano Don Rodrigo ed i suoi bravi. Le istituzioni, punte sul vivo, dimostrano di saper reagire come la gravità della situazione richiede: il ministro Mastella ribadisce che questo matrimonio non s’ha da fare, il ministro Fioroni, nel dubbio, toglie i Promessi Sposi dal programma scolastico nel Meridione.




4/10
2007

Brutte compagnie

Un uomo viene lasciato dalla fidanzata, si strugge di dolore per un giorno intero, poi si fa forza e decide di uscire, forse con il desiderio inconsapevole di andare a cercarla, forse solo per distrarsi e prendere una boccata d’aria. Esce da solo, perché l’ultimo tormentato periodo della sua storia d’amore lo ha costretto ad allontanarsi dai propri amici, o magari non gli interessa sentire le solite banali frasi consolatorie che si sprecano in questi casi. Il suo dolore, egli avverte, è così grande che nessun contatto umano potrebbe essergli di conforto, nessun affettuoso luogo comune potrebbe lenire la sua sofferenza. Non che egli disprezzi i propri amici, ma in un momento così angosciante non li ritiene in grado di dargli nessun conforto. Meglio allora vagare in solitudine per le strade, senza una meta precisa, cercando di respingere le lacrime amare che si vorrebbero affacciare agli occhi, di resistere alla tentazione di correre da lei, dove non è più desiderato né amato.
Perso in questi pensieri, l’attenzione dell’uomo viene improvvisamente attratta da un gruppo di persone sedute in un bar, allegramente intente a scherzare tra loro, bere e fumare. Potrebbe il contrasto essere maggiore?
La tentazione di tirare dritto per la propria strada è grande, ma l’uomo, mosso evidentemente da un inaspettabile guizzo vitalistico, decide di entrare.
"Magari berrò solo un bicchiere e poi me ne torno a casa" pensa tra sé e sé.
Ma non va così, fortunatamente. In pochi minuti l’uomo viene attratto dal vortice di quell’allegra compagnia e si unisce a loro. Non è difficile fare amicizia con persone allegre, e quella malinconia che sembrava così pesante si scioglie grazie alla leggerezza del canto e del vino.
"E’ possibile, " si chiede l’uomo "che io sia già riuscito ad accantonare i miei affanni, che io abbia dimenticato la cagione di tanti tormenti? Che bastino poche ore di serenità con dei piacevoli sconosciuti perché dalla mie mente si dissipi il ricordo di colei che tanto mi ha fatto soffrire?"
Ma non è il momento per indugiare ancora infliggendosi supplizi, i nuovi amici incalzano e riempiono il bicchiere, qualcuno accenna poche note alla chitarra e la tristezza viene di nuovo rimpiazzata da una gioiosa canzone, le lacrime fredde che poco prima rigavano il volto lasciano spazio alle risate ed il cuore si sente riscaldare e tornare alla vita. Qualcuno, persino, gli dona un fiore: non ha importanza sapere chi sia stato, è forse ancora presto per aprirsi a nuovi sentimenti, ma è segno evidente che la solitudine appena iniziata sta già per finire e nuovi amori aiuteranno a dimenticare il passato.

Questa, in sintesi, è la trama di "La compagnia", canzone scritta da Mogol e cantata prima da Battisti ed ora da Vasco Rossi.

La morale di questa storia potrebbe essere: in fondo, non è poi così difficile ritrovare la felicità, basta fermarsi al primo bar ed ubriacarsi con degli sconosciuti, anche se c’è il rischio di svegliarsi la mattina dopo con un mazzo di gladioli nel culo. Ma la morale che ne ho ricavato io, mentre erroneamente ascoltavo l’autoradio tornando a casa dal bunker, era: Vasco Rossi si è rincoglionito del tutto. Mi sento francamente in imbarazzo per lui, e ritengo che dovrebbe essere internato in uno di quegli ospizi per cantanti senescenti sulla Sila. Anche se ormai è troppo tardi.




3/10
2007

Giovani irriverenti

"Che in un paese di cinquantanove milioni di abitanti, trecentomila chilometri quadrati, ci siano centottantamila persone che vivono di politica, secondo lei cosa vuol dire?"
"Troppi parassiti."

(Giovanni Sartori intervistato da Corrado Augias, 2 Ottobre 2007)




2/10
2007

Affondare dentro

L’altra sera, Lucarelli mi ha fatto male. Mi ha fatto male raccontando, con il suo solito stile teatrale, la storia nota come la tragedia di Portopalo, il naufragio fantasma, l’affondamento della F174.
La storia è una di quelle che si sono sicuramente già sentite, ma non si ricorda bene quando, non si sa bene cosa sia successo, sfuggono i dettagli: é una di quelle storie su cui i media non si sono voluti soffermare più di tanto e forse io stesso ho trovato più comodo dimenticare, come probabilmente tornerò a fare in breve tempo. E’ la storia di una nave piena di immigrati clandestini che affonda in acque internazionali mentre tenta di raggiungere la Sicilia, la storia di trafficanti d’uomini con molti milioni e pochi scrupoli che per risparmiare qualche migliaio di euro si accontentano di navi fatiscenti ed insicure, di manovre sbagliate e lamiere squarciate, di uomini che hanno attraversato mezzo mondo per morire annegati nel mare gelido. E’ la storia di subdoli tentativi di nascondere l’incidente, di un intero paese che come in un racconto di Lovecraft sa tutto ma preferisce chiudersi in un silenzio macabro e complice, di poche persone mosse infine da un impulso di umanità che cercano di fare chiarezza, di mostrare pietà, ma si scontrano con gli interessi di chi ha avuto responsabilità nell’incidente, di chi l’ha provocato e di chi l’ha nascosto, di quanti preferiscono fingere che non sia successo nulla.
Di storie come questa se ne sentono troppe, è impossibile prestare attenzione a tutte, indignarsi per tutte, soffrire per tutti. Tanti cadaveri galleggiano sul mediterraneo, affondano nella sabbia, vengono rosicchiati dai pesci fino ad esserne ridotti a scheletri, si coprono d’alghe e spariscono dall’unta coscienza d’europa. Questa storia è solo un po’ più squallida delle altre, tra quelle che siamo riusciti ed abbiamo voluto conoscere, è solo un altro boccone amaro da ingoiare per chi seduto davanti al televisore sente il sangue che gli si trasforma in acqua salata e le raffiche di vento negli occhi, un altro crampo allo stomaco per chi ancora si chiede cosa debba fare un uomo, cosa possa fare un uomo per vivere se dov’è nato non può stare e non può andare da nessun’altra parte, quanto dolore e quanta umiliazione si possano sopportare e quante se ne possano infliggere, un altro relitto che finirà per arrugginirsi nella nostra memoria tra la vergogna e la sensazione che nel mondo non ci sia una vera via di scampo.




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