24/3
2006

Sette candelotti

7 meraviglie del mondo
7 spose per 7 fratelli
7 vite di un gatto
7 peccati capitali
7 samurai
7 virtù teologali
7 oggetti visibili ad occhio nudo nel sistema solare
7 ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra
7 note musicali
7 giorni per creare il mondo secondo la Genesi
7 anni in tibet
7 sacramenti della chiesa cattolica
7 giorni della settimana
7 colori dell’arcobaleno
7 nani di biancaneve
7 pilastri della saggezza
7 anni da quando abbiamo iniziato a bombardare la Serbia
7 anni da quando abbiamo iniziato a bombardare la Serbia
7 anni da quando abbiamo iniziato a bombardare la Serbia
7 anni da quando abbiamo iniziato a bombardare la Serbia
7 anni da quando abbiamo iniziato a bombardare la Serbia
7 anni da quando abbiamo iniziato a bombardare la Serbia
7 anni da quando abbiamo iniziato a bombardare la Serbia

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




23/3
2006

Triste Bestiario Natio: il Bulletto Cresciutello

Inizia con questo post una rassegna dei più interessanti casi umani presenti nel Triste Borgo Natio. Questo per farvi comprendere un po’ meglio le cause delle mie frequenti turbe mentali e della mia malsopportazione di questo posto, e nel caso la definizione di "Triste Borgo Natio" vi facesse pensare ad un posto tranquillo e romantico nel quale magari trasferirsi onde vivere serenamente lontani dal caos della metropoli. Oh, beh, non fatelo.

[Dove si può trovare]
Durante la settimana prevalentemente in fabbrica, presso le macchinette del caffè a raccontare qualche aneddoto o a vantarsi di qualcosa; la domenica mattina a caccia nei boschi. D’estate a Capo Verde o Ibiza con la moglie e d’inverno in Romania con gli amici. La sera, davanti la televisione.

[Descrizione]
Il primo esemplare presentato in questo Bestiario non può che essere il Bulletto cresciutello, se non altro per la frequenza con cui lo si incontra per le strade e nelle fabbriche del borgo. Il Bulletto Cresciutello è, infatti, un tipico esponente della classe operaia veneta* e si distingue, all’interno della fauna locale, per alcune caratteristiche somatiche facilmente identificabili. Innanzi tutto è un figo, o comunque si atteggia a tale; veste alla moda ma non fa sfoggio di eleganza, si tiene ben curato e pettinato, ha un pizzetto rasato con precisione millimetrica e non si allontana dai propri occhiali da sole neppure in mezzo alla nebbia o al cesso. Era solito fumare marlboro ma ora è passato a marche più economiche o ha smesso da poco, nel qual caso tenderà a farvelo sapere con grande orgoglio. Pur avendo un’età compresa tra i venticinque ed i trentacinque anni ha già svolto almeno otto lavori diversi, tra i quali: tornitore, muratore, fresatore, idraulico e meccanico d’auto. Arrotonda il magro stipendio con qualche modesta attività di contrabbando dall’Europa orientale, dove si reca occasionalmente per qualche escursione venatoria con gli amici e per andare a puttane. Ha già praticato tutti gli sport concepiti dall’uomo apportando un paio di migliorie ma la sua passione, ereditata dal padre, è proprio la caccia; il lunedì mattina delizia i colleghi con lunghi racconti di appostamenti mattutini e con la descrizione di ogni tipo di volatile presente in zona, ammiccando sornione nell’accennare a specie protette e maledicendo le guardie forestali che ne sanno meno di lui. Quando non può andare a caccia, macina chilometri in bicicletta su per le montagne, oppure si dedica ad un secondo lavoro come aiuto elettricista.

* Senza offesa per la classe operaia, eh. Diciamo che è un sottoprodotto della cultura veneta applicata alla classe operaia.

[Abitudini ed interessi]
L’ultimo libro che ha letto era di un comico di zelig e non ha capito tutte le battute, al cinema non ci va mai ma si è fatto masterizzare tutti i film di vin diesel e guarda sky con la scheda craccata. Il sabato sera preferisce uscire a mangiare con gli amici in qualche ristorante fuori mano che conosce solo lui e di cui conosce il proprietario, che invariabilmente gli fa grossi sconti; raggiunge il locale con una grossa macchina che ha fatto importare illegalmente dalla Germania, sulla quale ascolta a tutto volume musica techno di fine anni ’80.
Troppo sbruffone per essere davvero simpatico, ha ciononostante un certo talento istrionico ed uno spiccato senso dell’umorismo, che dimostra con le migliori battute su negri e terroni. Per lui la guardia costiera dovrebbe montare dei rostri sui motoscafi per affogare i gommoni degli extracomunitari, bisognerebbe riaprire i campi di concentramento per indiani e cinesi e quando al telegiornale parlano di alluvioni nel meridione commenta: "Così finalmente i terroni si lavano". Vota Lega perché di questi extracomunitari che rubano e violentano e non fanno un cazzo non se ne può proprio più, anche se l’ultima volta che ha parlato con uno di loro è stato per comprare una scatola di accendini ed ha tuttora il dubbio di essere stato fregato, come quella volta che è andato a comprare i jeans dai cinesi a 3 euro e dopo una settimana si sono aperte le cuciture. Va a messa a natale, ai matrimoni ed alla prima comunione di sua figlia dormendo durante la predica, ce l’ha con i preti che lo rimbrottano quando bestemmia ma rivendica con fierezza il proprio essere cristiano, perché i musulmani ci vogliono imporre la loro religione e prova tu a costruire una chiesa nei loro paesi. Se gli chiedi la differenza tra cattolico e protestante non la sa e si limita a ribadire: "Cristiano, dio can."
Il peggiore insulto che gli si possa fare è chiamarlo culattone: infatti scopa tantissimo, così sostiene durante i coloriti resoconti delle proprie performance che espone in pausa caffè. Allude orgoglioso alle dimensioni del proprio reale augello e spesso confronta le doti della sua attuale dona con quelle delle compagne precedenti e a beneficio degli astanti recita una folkloristica simulazione delle più ardite posizioni adottate, non mancando di sottolineare come la dona goda molto di più se durante l’amplesso viene presa vigorosamente a pugni sul fianco. Ha il mito delle donne sudamericane, con diverse delle quali si è dato da fare durante una lontana vacanza in brasile, e finisce inevitabilmente con lo sposarsi una ex-cubista appesantita dall’alcol che tradirà comunque alla prossima vacanza a cuba. Se lei lo verrà a scoprire e lo mollerà, giungerà alla conclusione che le donne sono tutte troie e si risposerà con una chiatta rimorchiata al bar, perché comunque ha bisogno di qualcuno che gli stiri i diesel e la camicia da caccia a quadratoni. A quarant’anni tendenzialmente smette di lavarsi, a cinquanta di ascoltare musica techno. L’avete riconosciuto? E’ il bulletto che vi tormentava alle medie per avere i vostri soldi della merenda. Non avrete davvero creduto che sarebbe maturato con il trascorrere del tempo, spero.

[Frasi significative]
Premesso che il Bulletto Cresciutello si esprime esclusivamente nell’idioma locale e non conosce la lingua nazionale, ecco un pregevole scambio di battute che esprime alcuni principi cardine del suo pensiero:

D.: Secondo te cosa intendono costruire in quel grosso cantiere?
R.: Par mi, dio can, i dovria far su n’arena e meterghe da na parte i negri e da parte ’i indiani e che i se cope tra de lori.
(trad.: "Non lo so di preciso, mi auguro siano intenzionati a costruire uno spazio sociale destinato ad una maggiore integrazione degli extracomunitari nel tessuto produttivo veneto.")




21/3
2006

Voi siete lì?

Giusto per differenziarmi dal volgo, ecco la distanza tra me ed i posti dove preferirei essere in questo momento.

O’ brother, where ar’ thou?


Vi informo che il mio orgoglio non mi impedisce di accettare in dono biglietti aerei.




14/3
2006

Chi perde paga

Il presidente serbo è diventato Kusturica.
Babic serbocroato.

Guardare il TG è sempre uno spasso.

Milosevic esaltato in un crescendo di dittatore, criminale di guerra, carnefice, macellaio. Nessun dubbio, nessuna contestualizzazione, nessuna controparte, eventualmente qualche complice ancora ricercato.
Le donne di Srebrenica che esultano davanti al televisore ("Ehi, è morto Slobodan Milosevic, corriamo a dirlo alle donne di Srebrenica e cogliamo al volo la loro espressione mentre apprendono la notizia." Molto credibile.)
Il tira e molla sul funerale, che si potrebbe tenere a Mosca, a Belgrado, in Montenegro oppure in tutti e tre i posti contemporaneamente dopo apposito sezionamento del cadavere ("Ehi, andiamo a rendere omaggio alla tomba della gamba destra e del braccio sinistro di Milosevic."). Oppure presso la tomba di Tito, che è tanto caruccia e non ci va mai nessuno, giusto per vedere se i nostalgici di Slobo sono disposti a farsi un giro da quelle parti (ok, questa è una mia proposta).
La Del Ponte un po’ indispettita per la scomparsa del suo giocattolo preferito e un po’ sollevata per aver almeno concluso un processo, nonostante la poverina abbia dovuto sprecare in tribunale tanto tempo che avrebbe invece potuto dedicare più proficuamente ai suoi passatempi preferiti tipo, chessò, dichiarare che Karadzic verrà presto catturato.
Sul serio, a che serve inscenare un processo contro un dittatore che è già stato sconfitto dalla Storia? Dove per "Storia", naturalmente, si intende "i mass media dei paesi vincitori che prima facevano finta di niente o magari collaboravano o leccavano il culo ma improvvisamente ispirati dal nobile spirito della Democrazia Occidentale si rendono conto di avere a che fare con un mostro inumano, un sanguinario dittatore senza scrupoli che ambisce solo al potere personale o segue deliranti sogni nazionalistici e porta alla rovina il proprio popolo peraltro di suo abbastanza indolente o corrotto o parzialmente civilizzato ma per fortuna ci siamo noi che portiamo la libertà e gliela sganciamo sulla testa in comode confezioni da due tonnellate."
Non è che io provassi una smodata ammirazione per Milosevic, forse era davvero il babau balcanico ma quello che penso io di lui ora non c’entra assolutamente nulla. La sua morte archivia a tempo indeterminato la condanna "storica" contro la Serbia ed i serbi, unici o principali responsabili del grand guignol nell’ex jugoslavia, evitando persino le assai improbabili rivelazioni che il processo avrebbe potuto riservare. Ora Milosevic è diventato un personaggio da libro di scuola e può indossare più comodamente e senza contraddizioni i panni che già gli avevano cucito addosso; solo una volta gli ho sentito attribuire l’aggettivo di "sospetto" criminale di guerra ed è stato comprensibilmente Remondino, da Belgrado.

Quello che abbiamo sentito su Milosevic in questi giorni, i ritratti a tinte forti, la rievocazione dei massacri pianificati ed istigati, i bignamini della guerra sanguinaria da lui ambita e condotta contro popoli innocenti, è l’ultimo stadio di un percorso di propaganda pre e post bellica che si è concentrato per anni sulla Serbia, si è ripetuto paro paro per l’Iraq e che sta cominciando ora con l’Iran: la demonizzazione di un nemico, meglio se più debole o sconfitto, il quale funge da capro espiatorio ed assorbe su di sé tutte le colpe. Il lupo cattivo, l’ebreo cattivo, il serbo cattivo, l’arabo cattivo. Niente di speciale, eh. Lo faceva probabilmente anche Milosevic.


UPDATE: Non ci posso credere, hanno davvero esposto il corpo di Milosevic alla Casa dei Fiori.
Chissà che finalmente ’sti serbi abbiano scoperto dove si trova la tomba di Tito.

[Disclaimer: questa battuta la possono capire tre persone al mondo, le altre si possono anche sentire escluse.]




7/3
2006

Io il Castelli moderato non l’ho mai visto

Il ministro Castelli dice di non aver mai visto l’islam moderato, ma non mi dà l’idea di uno che l’ha cercato troppo bene. Io, per dire, pur senza cercarlo affatto l’ho visto. Ce l’aveva addosso un tipo di Marrakesh che abitava a Villa Gelida prima di me, era partito dal Marocco che aveva diciotto anni e se n’era fatti un po’ in Spagna, un po’ in Germania, un po’ in giro per l’Italia prima di arrivare al borgo. Quand’è arrivato da queste parti, non c’erano ancora luoghi di preghiera per i musulmani e quindi credo si sia arrangiato o abbia fatto a meno; ogni tanto, lo so per certo, andava a pregare in chiesa perché in fondo un posto gli valeva l’altro. Lavorava in fabbrica ed ha accettato volentieri l’aiuto dei miei compaesani e del parrocco per riuscire a districarsi nella burocrazia italiana e mettersi in regola con il permesso di soggiorno, almeno fino a quando non gli è stato chiaro che alcuni di questi benefattori auspicavano una sua riconoscente conversione al cattolicesimo. Si è fidanzato con una ragazza del posto, lei è rimasta incinta ma i suoi, ferventi baciapile, si sono opposti alla relazione dopo aver litigato sull’educazione religiosa che il bambino avrebbe dovuto ricevere. Questo tipo di Marrakesh ha lasciato il borgo da molti anni, ora abita poco lontano ed è sposato con una donna del suo paese; ha anche un figlio che non può vedere, a cui per ripicca hanno dato nome Cristiano. Quando si accennava alla religione alzava le spalle ed una volta mi ha spiegato che i musulmani possono benissimo bere il whisky, perché comunque dall’alto Allah l’avrebbe scambiato per thé, eppure praticava il ramadàn e tutto quel genere di cose.
Eppoi questo islam moderato l’ho rivisto, ce l’aveva addosso anche un tipo di Casablanca che faceva il muratore e voleva farmi credere che sì, dio è amore e va rispettato perché le sue parole guidano la nostra vita, però la gente vuole essere felice e tranquilla e rispettata e non ha alcuna voglia di morire o di ammazzare in nome di questo dio, che la religione dovrebbe essere una strada per insegnare agli uomini a vivere meglio e non dovrebbe essere imposta. Io non gli credo, ma se si parla di islam moderato l’importante è che ci creda lui.
Eppoi, ora che ci penso, l’islam moderato l’ho visto addosso a diverse altre persone con cui ho parlato negli ultimi anni, mentre l’islam non moderato l’ho visto solo in televisione.

Evidente Castelli non ha frequentato molti operai o muratori, di recente, e pone come condizione per credere ad un islam moderato la possibilità di "andare in un Paese islamico magari con un Vangelo in mano e costruire una chiesetta di due metri per due e stare dentro a pregare senza che nessuno venga a mettermi in galera". Ovvero il famoso teorema del "vogliono venire qui e costruire le loro moschee ed imporci la loro religione, ma prova tu a costruire una chiesa nei loro paesi e vedrai cosa ti succede!", già esposto negli anni Ottanta da Piero Pansa. Un ubriacone che abita vicino a casa mia.
A Castelli basterebbe invece andare a farsi un giro in Bangladesh, Emirati Arabi, Indonesia, Irak (vi ricordate Tarek Aziz?), Iran (!), Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Siria... la lista è ancora lunga, la trovate per intero qui. Dall’elenco vanno esclusi paesi come l’Arabia Saudita, solido alleato dei nostri soliti alleati, dove la pratica di altre religioni è vietata anche in abitazioni private e dove possedere una bibbia è considerato un reato, oppure come le Maldive, dove di certo il ministro e tanti bravi cattolici proverebbero repulsione ad andare. Non sto dicendo che gli altri siano paesi democratici o che i fedeli di religioni diverse dall’islam non subiscano alcuna restrizione, sto dicendo che sono paesi dove Castelli potrebbe andare con un vangelo in mano e costruire una chiesetta di due metri per due senza che nessuno lo possa mettere in galera, se non per abuso edilizio. Ed ora sia coerente e ci vada.

L’estremismo islamico è uno dei pericoli da cui dobbiamo difenderci, così come l’estremismo cristiano e qualunque ideologia totalitarista o teocratica (solo in questo senso, quindi, posso appoggiare il manifesto promosso da Salman Rushdie). Non è che io guardi con benevolenza all’islam moderato, al cristianesimo moderato, all’induismo moderato o al voodoo moderato: sono fandonie, si basano su assunti falsi e ridicoli, condizionano le persone e sostengono sistemi di potere conservatori e reazionari. Però esistono. Anche Castelli mi pare un cialtrone, uno che porta le chiacchiere da bar in parlamento e ne fa argomento di discussione ministeriale, ma non mi spingo fino a negare la sua esistenza.




3/3
2006

Il Bianrinconiglio

Esco di casa, carico due scatoloni in auto, faccio il giro dell’isolato, entro in garage, riempio gli scatoloni di zeppetti, ricarico gli scatoloni in auto, rifaccio il giro dell’isolato, scarico gli scatoloni, entro in casa, accendo il fuoco, il fuoco si spegne, riaccendo il fuoco, esco, vado a casa di Antòn, suono, lo aspetto, gli pago il dovuto per la cena balcanica, riparto, vado in banca, prelevo cento euro, vado al supermercato, prendo un ciuffo di insalata, uno sgombro ed un branzino, mi incodo alla cassa, pago, esco, torno, non c’è parcheggio, faccio il giro dell’isolato...

Questo nel giro di mezz’ora. Alice all’inseguimento del Bianconiglio in un mondo in cui il colore dei semafori diventa indifferente.

Il misterioso Lusky"Non ho tempo", è il ritornello che mi ripeto più spesso. Passo un terzo della mia giornata nel luogo di quotidiano sfruttamento lavorativo, un terzo a dormire e nel terzo rimanente devo infilarci tutto il resto, comprese molte attività spiacevoli di routine quali fare la spesa, lavare, stirare, tenere il tifo lontano dal mio bagno e dalla cucina, questo genere di cose. Invece vorrei passare più tempo con Amormio, sbevazzare con i miei amizi, finire di leggere quel libro di Saramago, guardare gli ultimi episodi di Lost, tagliarmi i capelli. Incastare i vari impegni tra loro nel corso della giornata sta diventando una specie di tetris da reparto psichiatrico. Il tempo sta diventando la mia ossessione, e sono sempre in ritardo. Tra l’altro non sono uno di quei veneti iperattivi che non riescono a stare fermi un minuto, no, grazie, io amerei anche starmene sdraiato sul divano a raccontarmi storie, se solo potessi. Se ne avessi il tempo.

So benissimo come tutta questa fretta mi danneggi nel corpo e nello spirito, come questo accumulo di impegni sia dovuto anche ad una serie di circostanze sfavorevoli che in questo periodo si vanno ad intrecciare, come la mia giornata abbia ventiquattr’ore tanto quelle di chiunque altro e come il malvagio sistema capitalista campi su questo stress mio e collettivo. E vi (mi) assicuro che faccio il possibile per vivere nella maniera più rilassata possibile. Eppure non ho mai abbastanza tempo da dedicare agli aspetti migliori della vita. Sono l’unico ad avere questa sensazione?

Magari qualcuno pensa che stia esagerando, non è che sono il segretario generale dell’ONU, però a me passare le giornate in questo modo fa davvero venire il vomito. E per fortuna che le cose mi vanno bene ed ho diversi motivi per essere comunque felice. Sarà che la percezione del tempo è soggettiva, sarà che le attività di routine mi sembrano tempo sprecato e mi orripila tutto questo faticare per vivere. Vorrei tirare il freno a mano e dedicarmi con impegno alla ricerca di un modo migliore per impiegare il mio tempo, prima di rincoglionirmi del tutto. Appena avrò un momento libero, naturalmente.




2/3
2006

La cena Balcanolandica dell’amico Antòn

Succede che un mio amico, sulla cui identità desidero tenervi all’oscuro per motivi di privacy e che di seguito chiamerò con un nome fittizio tipo, chessò, Antòn, tra qualche mese partirà per un paese estero che per motivi di privacy di seguito chiamerò Balcanolandia di Sotto. Antòn è da qualche mese membro di un’associazione di volontariato che opera soprattutto nell’import-export di rakija. O qualcosa del genere. Questi tizi si sono stufati di averlo tra i piedi ed hanno deciso di mandarlo in Balcanolandia di Sotto in avanscoperta, dicono, per la missione che intendono compiere da quelle parti attorno il 2014. Una lunga avanscoperta, dicono. Ed Antòn ci va, comprensibilmente fiero del proprio ruolo nella società. Non è ben chiaro cosa dovrà fare una volta giunto in Balcanolandia di Sotto, a parte tenere gli occhi aperti ed organizzare il locale festival di Sanremo ("SvetiRemo Turbo-Folk Fest"); gli organizzatori del viaggio gli hanno detto solo "Tieni gli occhi aperti. E già che ci sei, vedi di organizzare un festival musicale".

Per contribuire a finanziare questo festival verrà organizzata, sabato sera, una grossa cena. Il menu sarà naturalmente a tema Balcanolandiano, ve lo riporterei se solo non si fosse perso tra le decine di mail che i Costruttori di Pacemaker mi spediscono ogni giorno; comunque sono previsti burek, cevapi ed una cosa misteriosa chiamata Musaka.

Il misterioso amico AntònA me il cibo balcanolandese piace, cenare in compagnia piace, ubriacarmi come un rametto di rosmarino in una bottiglia di grappa piace, andare ad una cena di cinquanta persone in cui l’unica persona che conosco è una specie di mujaheddin beneventano che fuma come un turco e beve come un veneto mi alletta inverosimilmente. Unico motivo di dubbio il fatto che il destino stia cercando in tutti i modi di comunicarmi che non devo presenziare a questa cena. E’ da una settimana che cerco di incontrarmi con Nello per portargli la mia quota ed ogni volta succede qualche piccolo intoppo che me lo impedisce. Per esempio, la macchina con la quale mi sto recando all’appuntamento inizia a borbottare, rallenta, smette improvvisamente di funzionare e si ferma in mezzo alla strada senza alcuna ragione apparente (a parte il fatto che era finita la benzina, ma nessuno crede realmente che possa finire la benzina). Oppure mi viene una voglia improvvisa di crocchette di farro alle verdure e passo l’intera serata davanti ai fornelli. E mille e mille altri fatti bizzarri.

Perché il fato si incaponisce tanto testardamente contro la cena balcanolandica? Forse la risposta risiede, ancora una volta, in quel voluminoso pacco di mail che ogni giorno intasa la mia casella di posta elettronica. C’è infatti un dettaglio che mi insospettisce: gli invitati sono oltre cinquanta e la lista della spesa l’ha fatta il mio amico Antòn. Il mio amico Antòn non sa cucinare, non ha nessun senso pratico e sa contare solo fino a venti (inoltre, tutti i soldi raccolti per la cena, meno le spese, serviranno probabilmente a pagargli baby-prostitute e narcotici in quel di Banja Luka). Non sembra quindi azzardato prevedere che ciascun invitato si troverà sul piatto un cevapo e mezzo grissino tocciato nella Musaka, ammesso che la Musaka sia qualcosa in cui si possa tocciare un grissino, anche perché la logica è che comunque la gente va a queste cene per contribuire alla causa e non per mangiare; logica in linea di principio più o meno condivisibile, ma temo che il mio cervello e soprattutto il mio stomaco non ragionino in questo modo, per cui forse il messaggio che il destino vuole mandarmi è che la serata di sabato potrebbe concludersi in tragedia se nella cena non sarà incluso il cenare, dove per "cenare" intendo ovviamente "ingozzarmi come un maiale alla sagra della ghianda".

E questo messaggio forse il destino non vuole mandarlo a me.

Forse vuole mandarlo ad Antòn.




27/2
2006

Il bambino con la testa a palla di bowling ed altre storie

Il cielo sul triste borgo natio è composto all’un percento di ciano ed all’un percento di magenta, oggi. Un velo di panna sul latte. Questo è il suo colore tipico, uniforme. Piovvigina, credo. Non so, sono rinchiuso nel bunker luogo di quotidiano sfruttamento lavorativo. Il triste borgo natio è prevalentemente asfaltato, con chiazze di erba giallognola qua e la, e circondato di colline che dopo un po’ si esaltano e diventano montagne. Sarà anche la stagione, sarà anche che piovvigina (forse, forse no) ma mi sembra un posto di una desolazione soffocante. Mi vien voglia di prendere a calci qualcosa.


L.: Uh, buono! Cos’è quella roba in cui stai tocciando il carciofo, pinzimonio?
N.: Ah, no, è semplicemente olio, aceto, pepe, sale... una cosa così.

[Lusky constata che è inutile esprimersi in maniera forbita a casa del Catechista alle ore 21.17 del 25 Febbraio 2006]

Il Catechista ha un figlio che si chiama quasi come Gesù ed ha la testa a forma di palla da bowling. Una palla da bowling bionda e molto carina, diciamo, però mi commuove molto quando suo padre gli canta una ninna nanna con la sua voce stonata ed il piccirillo si addormenta. Sticazzi, devono essere i primi segni di rincoglionimento senile.


P.: Perché non lo facciamo anche noi?
L.: Come dici?
P.: Ho detto, "Perché non lo facciamo anche noi?"
L.: Come?
P.: ...? Ho detto, "Perché non lo facciamo anche noi?"
L.: Ah. Avevo capito "Perché non ci facciamo un cannone?"

[Lusky perde le proprie facoltà uditive alle ore 20.28 del 26 Febbraio 2006]

Domenica sera ho invitato a cena i PornoRambi, i quali si sono stupiti che io usassi ancora pentolame in teflon dato che le rispettive madri hanno gettato via tutto dopo le allarmanti scoperte scientifiche delle ultime settimane. Ora cucinano il pranzo in un buco scavato nel terreno, scaldandolo con il lanciafiamme. Ho rivelato loro che il teflon diventa cancerogeno solo se lo butti. Con effetto retroattivo.


S.: Cosa ne pensi dello slogan "Mille Nassirya"?
L.: Non saprei, dipende da com’è Nassirya.

[Lusky assume una precisa posizione politica alle ore 20.35 del 26 Febbraio 2006]

Decisamente, questo scontro di civiltà mi ha rotto le palle. Non sentivo così tante vaccate su un argomento inutile dai tempi della scoperta di bonsaikitten.com.


L.: E poi c’è una cosa che vorrei dire... a rischio di apparire impopolare... C’è questa cosa che sembra piacere a molti, ma io francamente... Insomma, secondo me... questo curling è...
P.: ...una troiata colossale, sì.
L.: Meno male. Temevo di essere il solo.

[Lusky dà l’addio alle olimpiadi invernali alle ore 20.48 del 26 Febbraio 2006]

La cerimonia di chiusura di queste olimpiadi è stato lo spettacolo televisivo più trash e nazionalpopolare dell’anno. Quando ho visto 398 tizie vestite da spose andare a comporre la colomba della pace, per l’emozione mi si è incastrato il naso nella bottiglia della trielina.




24/2
2006

Più o meno l’Occidente

Per un caso fortuito, nel Febbraio del 1906 il prof. Maloroso entrò in possesso di una copia originale dell’appello "Per l’Occidente, forza di civiltà" lanciato da un gruppo di autorevoli politici ed intellettuali del suo Paese. Grazie all’impiego di uno strumento di sua invenzione, il Birba 1900 (tm), Maloroso riuscì a ricostruire numerosi frammenti testuali rimossi dal documento in fase di revisione e rimase colpito dall’originalità di pensiero degli autori e dall’irraggiungibile modernità del loro linguaggio. Per ragioni filologiche si interrogò a lungo sull’opportunità di rendere pubblica la versione non censurata dell’Appello, per poi dimenticarsi completamente della cosa in seguito all’inizio della sua trasmissione radiofonica preferita.
[Da "Le grandi battaglie di J.S. Maloroso" di J.S. Maloroso, Ed. Capocchia, 1904]


Per l’Occidente, forza di civiltà

L’Occidente è in crisi, e neppure io sto troppo bene. Attaccato dall’esterno dal fondamentalismo e dal terrorismo islamico, non è capace di rispondere alla sfida se non facendo ricorso al fondamentalismo cristiano, alle idee politiche più reazionarie e naturalmente a qualche sana tonnellata di bombe al fosforo. Minato dall’interno da una crisi morale e spirituale, non trova il coraggio per reagire. Ci sentiamo colpevoli del nostro benessere guadagnato anche tramite secoli di colonialismo, sfruttamento delle risorse naturali ed una dura opera di sfruttamento di conflitti interni ed internazionali e di sostegno a regimi dittatoriali filoccidentali, proviamo vergogna delle nostre tradizioni che ci hanno permesso, considerandoci superiori alle altre culture, di adottare le politiche e le azioni di cui sopra, consideriamo il terrorismo come una reazione ai nostri errori che tutt’al più possono essere invece reputati innocue marachelle, come il lungo finanziamento e sostegno al regime di Saddam Hussein (anche tramite la filiale di Atlanta della BNL italiana, per dire). Il terrorismo, invece, è un’aggressione diretta alla nostra civiltà e all’umanità intera, mentre le nostre aggressioni sono tradizionalmente indirette e localizzate. Tipo, oggi mettiamo alla fame l’Africa, ma è solo l’Africa, mica tutta l’umanità.
L’Europa è ferma: per forza, nonostante la guerra in Iraq la benza è troppo cara. Continua a perdere natalità, competitività, unità di azione sulla scena internazionale e tutto questo naturalmente non è colpa dei nostri governi o del nostro sistema economico ma degli arabi e dei comunisti. Nasconde e nega la propria identità e così fallisce nel tentativo di darsi una Costituzione legittimata dai cittadini, senza contare che ai cittadini non gliene può fregare di meno di legittimare una costituzione costruita a tavolini da quattro azzeccagarbugli di Bruxelles. Determina una frattura con gli Stati Uniti e fa dell’antiamericanismo una bandieraa stelle e striscie che brucia in piazza, yeah. Le nostre tradizioni sono messe in discussione. Il laicismo o il progressismo rinnegano i costumi millenari della nostra storia tipo il presepe, la superiorità dell’uomo sulla donna, il potere temporale della Chiesa Cattolica Romana, la Nazionale di calcio. Si sviliscono così i valori della vita, della persona, del matrimonio, della famiglia, della Fiat, della figa. Si predica l’uguale valore di tutte le culture. Si lascia senza guida e senza regola l’integrazione degli immigrati e questo naturalmente sempre per colpa dei comunisti e degli immigrati stessi, mica dei governi.
Come ha detto Benedetto XVI, oggi "l’Occidente non ama più se stesso, e meno male che almeno ha smesso di masturbarsi perché il sesso senza amore è peccato". Per superare questa crisi abbiamo bisogno di più impegno e di più coraggio sui temi della nostra civiltà.

l’Occidente
Noi siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà occidentale come fonte di princìpi universali e irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione storica e culturale, ogni tentativo di costruire un’Europa alternativa o contrapposta agli Stati Uniti. L’Unione Europea, non potendo essere per sua natura alternativa o contrapposta agli Stati Uniti, dovrà di conseguenza chiedere l’annessione agli Stati Uniti stessi che saranno perciò rinominati Stati Uniti d’America e d’Europa.

l’Europa
Siamo impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi nell’ispirazione dei padri fondatori dell’unità europea la sua vera identità e la forza di parlare al cuore dei suoi cittadini, qualsiasi cosa questo significhi o possa significare.

la sicurezza
Siamo impegnati a fronteggiare ovunque il terrorismo, considerandolo come un crimine contro l’umanità, a privarlo di ogni giustificazione o sostegno, a isolare tutte le organizzazioni che attentano alla vita dei civili, a contrastare ogni predicatore di odio, a meno che questi non sia un ministro leghista della Repubblica Italiana, o il Presidente del Senato, o altra carica istituzionale italiana, o uno Stato occidentale dotato di bomba atomica e numerosi cacciabombardieri che da decenni campa esportando guerre in giro per il mondo ed uccidendo civili a proprio piacimento. Siamo impegnati a fornire pieno sostegno ai soldati e alle forze dell’ordine che tutelano la nostra sicurezza, specie quando questi soldati e queste forze dell’ordine picchiano, umiliano e torturano civili manifestanti o ragazzi che tornano a casa a tarda notte, sul fronte interno così come all’estero, a meno che tali forze dell’ordine non vengano a portare avvisi di garanzia, nel qual caso saranno considerate alla stregua di emissari delle Forze del Male.

l’integrazione
Siamo impegnati a promuovere l’integrazione degli immigrati in nome della condivisione dei valori e dei princìpi della nostra Costituzione, senza più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono, ancora una volta, qualsiasi cosa questo significhi.

la vita
Siamo impegnati a sostenere il diritto alla vita, dal concepimento alla morte naturale, dove con "morte naturale" si comprende naturalmente la pena di morte, le granate al fosforo bianco, l’uranio impoverito, un colpo di pistola tirato da un agente immobiliare di Varese a cui tentati di fregare l’autoradio, bastardo arabo comunista del cazzo; a considerare il nascituro come "qualcuno", titolare di diritti che devono essere bilanciati con altri, e mai come "qualcosa" facilmente sacrificabile per fini diversi, anche se questo "qualcuno" dovesse presentarsi nella forma fisica di 4 cellule in croce, tipo la mattina dopo il concepimento ed in ogni caso non sei tu, lurida puttana, a poter decidere per lui dopo esserti divertita.

la sussidiarietà
Siamo impegnati a sostenere il principio "tanta libertà quanta è possibile, tanto Stato quanto è necessario". Con ciò si esalta il primato cristiano (che non si sa che cazzo c’entri ma ci sta sempre bene) e liberale della persona e dei corpi intermedi della società civile e si concepisce il potere politico come un aiuto e uno strumento per la libera iniziativa di individui, famiglie mafiose, associazioni a delinquere, compagnie assicurative, volontariato cattolico.

la famiglia
Siamo impegnati ad affermare il valore della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio, da tenere protetta e distinta da qualsiasi altra forma di unione o legame. Questo perché la famiglia come noi la concepiamo è ormai un panda in via d’estinzione, essendo stata messa in discussione da decenni di cambiamenti sociali e soprattutto dagli arabi comunisti; tuttavia noi riteniamo che essa sia un’istituzione naturale, come la forza di gravità o la rotazione del sole attorno alla terra, e pertanto vogliamo difenderla ed impedire che si faccia confusione tra una società sana fondata sul matrimonio tra uomo e donna e quella Sodoma e Gomorra auspicata da froci e comunisti con la complicità di Al Qaeda.

la libertà
Siamo impegnati a diffondere la libertà e la democrazia quali valori universali validi ovunque, tanto in Occidente quanto in Oriente, a Nord come a Sud. Non è al prezzo della schiavitù di molti che possono vivere i privilegi di pochi, per quanto questo possa sembra lievemente in contraddizione con la nostra tradizione ed il nostro sistema economico. Il concetto è: fate come diciamo noi o vi spacchiamo il culo.

la religione
Siamo impegnati a riconfermare la distinzione fra Stato e Chiesa, senza cedere al tentativo laicista di relegare la dimensione religiosa solamente nella sfera del privato: rimane diritto della Chiesa (Cattolica e Apostolica Romana) esprimere la propria opinione su qualsivoglia aspetto della vita pubblica e privata, e dovere dello Stato trasformare in legge quell’opinione. Al contrario, se un imam o qualche altro pagano esprime la propria opinioneo addirittura critica un qualsivoglia aspetto della nostra civiltà, esso dovrà essere bollato come fiancheggiatore del terrorismo e censurato senza esitazione.

l’educazione
Siamo impegnati a difendere e promuovere la libertà di educazione senza negare la funzione pubblica dell’istruzione. Intendiamo realizzare la piena equiparazione della scuola non statale con la scuola statale, applicando anche in questo campo il principio generale di sussidiarietà. In altri termini la funzione pubblica dell’istruzione dovrebbe ridursi all finanziare la scuola privata al pari di quella statale, con buona pace del concetto stesso di istruzione pubblica.

l’Italia
Siamo impegnati a rendere la nostra Patria ancora più autorevole, il che non è difficile, partendo da zero, ma potrebbe essere complicato per esempio dalla nostra sudditanza agli Stati Uniti che ci devono ancora spiegazione per sciocchezzuole come Ustica, il Cermis o la morte di Calipari, giusto per fare qualche esempio. A esaltare i valori del conservatorismo liberale, affinché la crescita delle libertà pubbliche e individuali vada di pari passo con il mantenimento delle nostre tradizioni. Non può essere né libero né rispettato chi dimentica le proprie radici e noi siamo fortemente intenzionati a fare in modo che tali radici condizionino ogni aspetto della vita pubblica e privata fino a rendere l’umanità una sterile replica di se stessa. Va sottolineato che tali nostre radici, da noi univocamente selezionate escludendo tutto ciò che riteniamo storicamente irrilevante come il progresso laico e civile degli ultimi secoli, sono le uniche universalmente valide e che se qualche altro popolo pretende di rimanere fedele alle proprie radici esso sarà considerato barbaro ed arretrato.

(Il simpatico originale, privo degli omissis, si può leggere qui ed è promosso da personalità del calibro di Marcello Pera e Pupi Avati.
Io sono venuto a sapere della sua esistenza tramite Babsi e naturalmente mi sono fiondato a firmarla.)




20/2
2006

Tre recensioni in cerca di aria fresca

"Ho fatto la guerra del Golfo."
"Maddai, c’era anche un mio amico, 101a aviotrasportata... Tu in che reparto eri? Marine, Aviazione?"
"...Guardia Repubblicana"


Domenica mattina. Mi sveglio, mi giro e mi rigiro nel letto ancora un po’ e mi alzo. Guardo fuori, piove ancora. Mi faccio un caffè, sbuccio un’arancia e mangio uno joghurt. Guardo fuori, ha smesso di piovere. Mi siedo sul futon ikea a guardare un film che la fatina dei denti mi ha lasciato sotto il disco fisso. Esco a comprare le sigarette.

Merry LostAvevo sentito parlare bene di questo Lost, serie tv di gran successo negli stati uniti e prossimamente anche in italia. Mi sono visto i primi due episodi senza sapere niente della trama, del cast, niente di niente, solo vagamente curioso. Resto affascinato dai primi intensi minuti, mi stupisco nel vedere il buon Merry giocare a fare Kurt Cobain (il fratello scemo di) e mi complimento per l’ambientazione. Inizio sottovoce a chiedermi, però, come potrà una trama con dei presupposti così abusati a tenere vivo il mio interesse per più di mezz’ora. Stiamo pur sempre parlando di sconosciuti che rimangono intrappolati su un’isola deserta, cheppalle. E poi, l’urlo notturno. E poi, l’orso polare. E poi, Ora ti racconterò un segreto. E poi, non vedo l’ora di vedere il terzo episodio.

Esco a comprare le sigarette e mi sento strano, avverto la primavera nell’aria. Sensazione improbabile, considerando il cielo estremamente grigio e la temperatura appena un paio di gradi sopra lo zero, l’asfalto bagnato sotto le mie scarpe ed il paesaggio in tinte di marrone. Passeggio per il barrio e rimango colpito dalla strana luminosità dell’aria, mi pare di camminare per posti che non conosco affatto. E mi sento innamorato e felice e pieno di energia positiva.

Munich, invece, mi ha lasciato perplesso. Sono nato anni ed anni ed anni ed anni ed anni dopo i fatti di Monaco e tutto quello che so al riguardo è roba letta per interesse personale; diciamo che i fatti non li ricordavo benissimo. Ed è pur vero, come molti dicono, che i palestinesi vengono in generale rappresentati come più monocromatici rispetto agli israeliani, che i dialoghi a volte fanno venire l’amaro in bocca e che il film trabocca di cliché, però secondo me Spielberg se la cava abbastanza onestamente. E’ un film, com’è ovvio, non un documentario, ed esprime il punto di vista del regista; per quanto rigarda l’obbiettività mi sarei aspettato anche di peggio, considerando che Spielberg è ebreo e americano. Un difetto di questo film che non è stato abbastanza sottolineato è piuttosto l’insopportabile noia che suscita nello spettatore (o almeno, in me) durante alcune sequenze tanto da far desiderare che questi stronzi israeliani si sbrighino a far fuori gli stronzi palestinesi, così si può andare a casa a dormire. Aspetti positivi: si coglie, almeno, che dietro la violenza israeliana e quella palestinese si celano motivazioni simili, che la vendetta può dare soddisfazione per i primi cinque minuti ma dopo qualche cadavere viene a noia e che esistono ebrei biondi con gli occhi azzurri.

A ripensarci ora, probabilmente la strana sensazione di euforia, la buona vibra che mi hanno sostenuto Domenica avevano una spiegazione molto semplice e razionale: eccesso di ossigeno. Probabilmente due giorni di pioggia hanno ripulito un po’ l’aria dall’inquinamento che ci sovrasta perennemente e quest’aria pulita mi ha dato alla testa. Per questo mi sembrava che tutto luccicasse ed ero così rigonfio di entusiasta ottimismo. Iperossigenazione. Per riprendermi, dato che con le strade sdrucciolevoli il mio proposito di andare a pattinare non poteva realizzarsi, sono tornato al cinema anche nel pomeriggio.

Non mi aspettavo granché dal famoso Brokeback Mountain e non sono rimasto deluso. Ang Lee è un maestro nel trasmettere sentimenti attraverso panoramiche di paesaggi selvaggi e personaggi silenziosi, però è freddissimo, (mi) emoziona poco. Brokeback Mountain è, dall’inizio alla fine, una bella e tragica storia d’amore, che non commouove particolarmente. A me i film d’amore annoiano. Che altro posso dire? Belle le basettone dei protagonisti, tutto molto elegante e patinato, bla bla bla. La scena che mi ha colpito di più è stata la morte della pecora, all’inizio.

Sì, stanotte ho sognato che un cowboy palestinese ed un medico ebreo si amavano un’isola deserta dopo un incidente aereo. Iperossigenazione, dicevo.




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