Neanch’io ho ben capito come mai se prima uno veniva aggredito a Roma erano cose che capitano, e adesso invece è colpa del sindaco. A prescindere dal fatto che il sindaco di Roma è una minchia col parrucchino.
Però non ho neanche capito come mai se prima uno veniva aggredito a Roma era emergenza nazionale e invasione degli ultracorpi, mentre ora son cose che capitano.
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.
Alla prima festa del Partito Democratico è stato invitato anche Umberto Bossi, nonostante le sue recenti febbricitanti dichiarazioni. Scandaloso: il Partito Democratico fa una festa?!
(Ogni volta che parlo di Bossi mi sento in colpa, perché lo so che non bisognerebbe prendere in giro gli handicappati. Allora provo a prendere in giro il Partito Democratico e mi sento in colpa due volte, per lo stesso motivo. Vedete cosa vuol dire crescere in un ambiente cattolico.)
(Bossi. Ogni tanto [ogni giorno] ne spara una, e tutti ci scandalizziamo, ci indignamo, ci offendiamo. Il PD ha aperto con Bossi un "serrato confronto" sul federalismo, confronto reso più complicato dal fatto che "federalismo" è l’unica parola con più di tre sillabe che Bossi conosca. Mai nessuno che tanto per provare gli dica che no, il suo federalismo del cazzo non lo facciamo, e adesso metta il pisello sul tavolo e faccia la sua rivoluzione, sollevi il popolo, imbracci il fucile, così vediamo quanti padagni sono pronti a scendere in strada armi in pugno per la riconquista dell’ici e gli diamo una contata. Secondo me sarebbero solo lui e Maroni. Due, se contiamo anche Calderoli.)
I pantaloni. La terza cosa più difficile del lasciarsi alle spalle tre settimane e qualche giorno di libertà sulla parola ("Torno, parola.") è il dover indossare i pantaloni. Lunghi, fino alle caviglie. Come nel medioevo.
La seconda cosa più difficile del tornare al bunker sono le scarpe. Che poi sono, vabbè, sandali, ma hanno la punta quasi chiusa ed il tallone parzialmente coperto, quindi sono molto più scarpe delle infradito che portavo fino a qualche ora fa, e sono molto odiosi nella loro scarposità.
La cosa in assoluto più difficile del tornare al bunker è naturalmente il lavoro e la voglia di morire e l’assurdo divieto di bere alcolici e la carenza di affetti e la totale mancanza di gatti, scogli o mare nel mio campo visivo e la sinistra consapevolezza che da qualche parte in questo momento le meduse stanno approfittando della mia assenza per congiurare contro il mondo, il tutto zippato per stare insieme sullo scalino più alto del podio.
Poi si chiedono perché uno si dia al brigantaggio.
L’Istria.
A parte il fatto che è piena di italiani, alcuni dei quali nativi, è un posto meraviglioso. Ci puoi piazzare la rulòt, nuotare, guardare i pesci, inseguire i pesci, dedicarsi alla pesca dal materassino, andare in pescheria, mangiare pesce o cevapcici, stenderti sugli scogli, fumare, fumare al ristoràn!, giocare alle carte, andare in bicicletta, attaccar briga con gli indigeni, conoscere o riconoscere belle persone, prendere il sole, rimetterlo a posto, ecc. ecc. e poi tornartene a casa schivando le catastrofi assortite.
L’importante è stare attenti ai maledetti ippopotami.

Chi ha orecchie per intendere, si fotta.
Io mi roulottizzo per qualche giorno e dato che nel frattempo spero di non vedere neanche l’ombra di un computer, statemi bene e ciao.
(nella foto, una ricostruzione fotorealistica dello zio Lusky si prepara a partire per le vacanze)
Ha fatto bombardare fabbriche, treni, stazioni televisive, ambasciate, colonne di profughi in fuga, con cluster bombs e proiettili all’uranio impoverito, seminando il terrore, fomentando l’odio interetnico e causando migliaia di vittime civili. Davvero un brutto soggetto il generale Wesley Clark, attualmente non ricercato dal Tribunale Internazionale dell’Aia in quanto cittadino americano e, soprattutto, vincitore.
Acciuffato invece il nemico pubblico numero uno Radovan Karadžić, condannato per crimini di guerra nell’ex-Jugoslavia e poi indagato, braccato, scovato e prossimamente processato nel modo più imparziale possibile, secondo la curiosa procedura di diritto internazionale riservata ai serbi. Ancora latitante, pare, il suo parrucchiere.
In cambio, la Serbia potrebbe ottenere l’ingresso nell’Unione Europea o l’eliminazione della slivovica dalla lista delle armi non convenzionali.
Non vorrei dare l’impressione che io mi diverta a contraddire tutto quello che dice Bossi. Cioè, sì, in effetti mi diverte, ma non è questo il punto. Ad esempio sul discorso dell’inno di Mameli potrei anche essere d’accordo: "schiava di Roma", via, che esagerazione, per non parlare del successivo "Iddio la creò" e tralasciando tutta quella storia della coorte e della moorte, dell’aquila austriaca ebbra di sangue italiano e le altre fanfaluche ottocentesche. Io, per esempio, lo sostituirei con Bodlèr dei Baustelle: non c’entra molto con la storia patria, ma ha un bel ritmo.
(volendo si può chiedere ai Baustelle di aggiungere una strofa su coso, lì, Cattaneo, e siamo a posto)
Quello che mi fa riflettere, però, è il discorso sui professori.
Nel corso della mia luminosa e brillante carriera scolastica ho avuto modo di confrontarmi con professori di ogni genere e provenienza geografica. Alcuni li sopportavo, con altri mi sono scontrato giorno per giorno, alcuni innegabilmente pensavano solo ad arrivare vivi a mezzogiorno e ad inocularci quel tot di nozioni che il programma ministeriale rendeva obbligatorie, altri ci mettevano anche la cattiveria. A distanza di anni, con l’acredine resa più dolce dal tempo trascorso, non posso fare a meno di ricordarli tutti come gran teste di minchia.
Senza differenza di accento. Non mi considero, pertanto, "martoriato" da quella gente che non veniva dal Nord, ma sfracellato in egual misura da gente proveniente da tutte le direzioni. Ora, grazie a questi leghisti d’assalto, arriva la prima riforma della scuola da almeno tre mesi a questa parte. Imparare i nomi dei dogi della Repubblica Serenissima? Ma stiamo scherzando? Non li ho ancora imparati, i nomi dei sette re di roma, e faccio fatica con i sette nani. Non si potrebbe usare il tempo che i bambini sono costretti a passare a scuola insegnando loro qualcosa di utile? O almeno far loro cucire qualche scarpa da ginnastica, così la smettono di cazzeggiare con youtube?
(Ad ogni modo, "schiava di Bergamo" farebbe veramente pena, ed è la Vittoria ad essere schiava di roma, non l’italia, idiota.)
Così come aveva promesso il nostro premier Silvio B.(eatoangelico), dopo solo due mesi di interessamento pressante e numerose sue visite, finalmente si può definire risolta l’emergenza rifiuti in Campania. Cosa non si farebbe per toglierselo di torno! Con estrema modestia, i giornali e telegiornali del primo minestro hanno trascurato di sottolineare l’aspetto più importante della notizia: dato che tutti hanno sempre detto che il problema dei rifiuti in Campania è provocato dai forti interessi della camorra, e dato che Silvio B.(estof) ha risolto il problema dei rifiuti in Campania, se ne può logicamente dedurre che
(per dirla con Aristotele)
Silvio B. ha risolto anche il problema della camorra in Campania. Non è favoloso? Ora gli resterà molto più tempo libero per dedicarsi alle altre priorità del suo governo, come sfuggire alla giustizia, costruire la Morte Nera e sfregiare cuccioli con l’acido.
Ad ogni modo, promessa mantenuta: niente più rifiuti per le strade di Napoli. Il Consiglio dei Ministri può tornare a riunirsi a Roma.
La notizia della settimana è un socialista che ruba.
OOOOHHHH! Guarda, un socialista che ruba! Pensavo fossero estinti!
Un socialista che ruba, e Silvio B.(alocco) che accusa i giudici. Ormai è entrato nel loop, li odia così tanto da attaccarli anche quando non è lui a rubare, non riesce a farne a meno. Infatti, dal punto di vista del Lestofante Capo ora si aprono due alternative:
- o viene fuori che effettivamente un pezzo grosso dell’opposizione ha rubato, sputtanando definitivamente quell’aura di integrità morale di cui ancora si fregiavano i partodemocratici;
- o viene fuori che è innocente, fornendo la conferma che i giudici accusano gente a cazzo solo per fare scena.
In ogni caso, non godeva così tanto dall’ultima volta che ha scelto i ministri.
In Italia, evidentemente, una donna giovane e bella non può diventare ministro pur essendo una stronza micidiale con l’apertura mentale di un babbuino della nuova guinea, a meno che non l’abbia data in giro. Gli uomini, imbecilli fin che vuoi, possono diventare anche papi o dittatori solo grazie alle proprie forze, all’aiuto della malavita, ai soldi e ad una vita passata a scondinzolare dietro qualche essere superiore; le donne no, basta che si inginocchino sotto la scrivania e voilà. A me pare una visione della politica un tantinello maschilista, e (indipendentemente dalla realtà dei fatti, di cui m’importa un fico secco) secondo me la Carfagna ha raggiunto la sua attuale posizione soprattutto a causa delle sue patetiche e retrograde idee politiche, perfettamente in linea con quelle dei suoi complici colleghi ministri.
Che poi, non l’hanno ancora capita che ad ogni accostamento delle parole "Carfagna", "pompino" Berlusconi guadagna sostenitori?