9/11
2004

Potevamo stupirci con effetti speciali

Finalmente visibile su http://www.starwars.com il trailer del prossimo episodio (e ultimo, ci si augura almeno per i prossimi vent’anni) di Guerre Stellari, che poi adesso si dovrebbe dire StarUors all’americana per questioni di brand marketing. Il tanto atteso filmone uscirà solo a Maggio dell’anno prossimo, ma già ora la Lucas dimostra la propria filantropia diffondendo un primo "assaggio" affinché nessuno si dimentichi di mettere da parte i soldini per andare al cinema.

Mmm... Dovrei avervi già detto in passato che io sono un grande amante di questa saga, almeno per quanto riguarda la vecchia trilogia. Posto che non ve ne fregherà una ciabatta, vi rendo quindi partecipi del fatto che ho visto questo trailer, purtroppo senza audio a causa di problemi contingenti, e che non mi è dispiaciuto ma neppure esaltato particolarmente. C’è semplicemente tutto quello che ci si aspetta di vedere... armature nere, sguardi cupi, duelli, facce incazzate, meno robot e più alieni. Speriamo mantenga queste promesse e non si sciolga nel caramello come i precedenti due episodi, altrimenti davvero il cosiddetto regista dovrà iniziare a guardarsi le spalle.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




8/11
2004

Sciopping (prossimamente al cinema)

Sabato mattina, apro l’armadio e ci trovo dentro soltanto il rumore del deserto e l’ego di Bruce Springsteen da me recentemente acquistato su eBay. Dietro, un maglione leggero di cotone acquistato per il matrimonio di mio fratello (anno domini duemila) e mai indossato perché non di mio gusto. Fuori, il nordest decide che può iniziare l’inverno.

Realizzo. Devo andarmi a comprare qualcosa da vestire.
Ragiono. Se il mio guardaroba si è assottigliato tanto, è perché non vado a comprare vestiti da anni, possibilmente.
Consapevolizzo. Io odio andare a comprarmi da vestire.
Ipotizzo. Potrei andare a bussare al convento dei frati e vedere se hanno avanzato qualcosa.
Concludo. Non ho voglia di vedere i kiwi* di sabato mattina, non mi restano alternative.

Mi lancio quindi nell’operazione di shopping, che date le circostanze assume proporzioni bibliche, tocca vette di epicità classica, rischia di tramutarsi in tragedia, scuote le coscienze, si eleva al cielo, sprofonda, santifica, sfinisce e commuove.

Scendo nell’abisso delle jeanserie tra adolescenti trasudanti ormoni non propri, mi perdo tra i labirintici scaffali, mi lascio sedurre da commessi e commesse con consumata indifferenza, ruggisco impotente e rabbioso contro prezzi e colori, lancio scariche elettriche da esaurimento nervoso nel raggio di cinque metri.

Incontentabile e inarrestabile, pur di non dover ripetere l’esperienza prima del prossimo millenium bug.

Arrivo a sera spossato, pieno di ferite economiche e nervose ma ricco di nuove preziose visioni del mondo. Ad esempio, la mia taglia non la tengono più perché negli ultimi anni la gente si è allungata. I cappotti costano come se fossero foderati di foglie di coca, e questo già sarebbe un buon motivo per emigrare verso i mari del sud. Esistono diversi modi di intendere le taglie di pantaloni, camicie, scarpe e tutto il resto; inoltre non è possibile trovare l’esatta combinazione cromatica di mio gradimento, specialmente nel reparto camicie. Tragedie.

La prossima volta che le pecore transiteranno sotto la mia finestra alle sei del mattino, mi dico, calerò una rete da pesca e ne rapirò un paio, così da risolvere almeno il problema dei maglioni.

Il fatto è, semplicemente, che io mi trovavo così bene all’epoca del grunge**.


* Dal dizionario Lusky - Resto del Mondo: I kiwi sono ovviamente i francescani, in quanto marroni e pelosi.

** Perfetto connubio tra gusti musicali, pigrizia e possibilità economiche (comunque non butto via niente, chissà che non torni di moda...)




4/11
2004

Il bizzarro mondo degli umani [3]

Ha vinto Bush, con il pieno sostegno della popolazione americana e con molti meno dubbi dell’altra volta. Possiamo dirci tutti sollevati.
Già, perché sono più di tre anni che andiamo in giro ripetendo che non è con gli americani che ce l’abbiamo, ma con il loro governo. Che gli americani sono un bel popolo. Gli hippies, i rockers, Seattle...
Vaccate. Gli americani sono come Schumacher, per quante belle cose possano fare ci staranno sempre sulle balle, ce li dobbiamo tenere perché non abbiamo scelta e guai a lamentarsi.

Ma oggi no. Oggi è come se Schumacher avesse perso una gara per essersi fermato a fare pipì a bordo pista. Oggi possiamo sputare il veleno che coviamo dentro da anni e senza paura di essere apparentati ai terroristi possiamo affermare: gli americani sono un popolo di merda. Senza ipocrisia, perché è quello che pensiamo da sempre. Certo, alcuni americani sono splendide persone, probabilmente moltissimi americani sono ottime persone, ma il popolo americano nel suo complesso è una merda, ha scelto compattamente ed in modo legittimo e democratico di essere rappresentato da un idiota e come tale merita l’appellativo di popolo-di-idioti. Che sollievo. Avesse vinto Kerry, non meno idiota dell’altro, avremmo dovuto continuare a mentire per altri quattro anni.

Sulla base delle stesse considerazioni ovviamente anche gli italiani sono un popolo di merda, ma questo lo si è sempre potuto dire senza che qualcuno se la prendesse (anzi, si chiama stimolante autocritica mediterranea). Esempio lampante è il nostro presidente Ciappi che va in giro per il nordest a commemorare la prima guerra mondiale, il piave, i ragazzini morti per la patria e le loro eroiche gesta. Quand’è che ci daremo un taglio con questi rigurgiti patriottici? Tra soldataglia e mercenari con le loro frasi storiche appiccicate alle labbra, giornalisti e politicanti che affondano a piene mani nel sacco bisunto della retorica nazionalpopolare e questo inutile vecchio che con il medesimo sguardo da barboncino sente il dovere di sparare fregnacce su ogni episodio bellico della storia italiana, francamente non se ne può più.

In rete le cose non vanno meglio... a quanto pare un tot di bloggatori ha pubblicato un’antologia di racconti a tema. Qualcuno l’ha comprata, qualcun altro no. A qualcuno è piaciuta, a qualcun altro no. Normale. C’è da dire che già da un po’ i blogghisti più celebri sono approdati sulla carta stampata, anche se di solito con raccolte dei propri post: la differenza é che questa volta hanno pubblicato su carta qualcosa di inedito e lo hanno fatto in antologia... almeno, credo che le differenze stiano tutte qui.


veneziasan marco[ora, se siete già saturi dell’argomento, fermatevi pure e guardatevi queste due foto prese a Ve lo scorso fine settimana]




Io questo libro non l’ho letto e non credo che lo leggerò, per il momento. Nessuna battaglia di principio: ho un sacco di roba da leggere, pochi soldi e poco tempo: con queste risorse limitate, preferisco affidarmi al giudizio di qualcuno che l’abbia letto e con i cui gusti mi sono spesso trovato d’accordo (in letteratura e su parecchie altre cose, anche se non su tutto). Un comportamento abbastanza comune, direi. Per essere sincero... di questa antologia non me ne fregava un cazzo già in partenza, figuriamoci dopo tutte queste polemiche. Penso che tutto questo blaterare sui blog ed il bloggare ed i bloggheratori e le bloggheratizers sia decisamente noioso, come avevo già detto... se poi alla prima critica, dura ma assolutamente legittima, ci si deve mettere a fare squadrismo per difendere la categoria...

La cosiddetta blogosfera di cui si blatera da anni non è altro che una lobby di gente che si fa i pompini a vicenda con mucho gusto reciproco. Ci sono migliaia di blog, alcuni mi piacciono e molti no. Di quelli che mi piacciono, alcuni sono seri, alcuni sono scritti bene, altri meno. Ciascuno, immagino, legge quello che gli pare, dentro e fuori la rete. Se quello che legge gli piace può capitare che lo raccomandi a qualcun altro, altrimenti è libero di sconsigliarlo e criticarlo. Punto, direi.
Hanno pubblicato un libro scritto da gente che ha un blog. E allora? Io non leggo quasi nessuno di quei blog, perché un loro libro dovrebbe farmi sentire coinvolto?

Ma sia ben chiaro, per duecentocinquanta euro l’avrei fatto anch’io. Per duecentocinquanta euro scriverei pure gli articoli di fondo di Le Ore. L’etica è un concetto così novecentesco... Ma io non ho grandi ambizioni da scrittore professionista: quello che mi piace lo faccio gratis, sono le cazzate a dover essere pagate in contanti.




2/11
2004

A Venezia con l’acqua alla gola

Venerdì sera. Non appena l’orologio scatta dalle 17.30 alle 17.31 chiudo in rapida successione tutte le finestre di windows, spengo il computer con una secchiata d’acqua ed esco di corsa dal luogo di quotidiano sfruttamento lavorativo. In programma: fine settimana a Venezia. Il treno parte alle 18.53 e fino a quel momento tutta la mia organisescion per il viaggio si riassume nel chiedere via sms se fossero necessari gli stivali per l’acqua alta. Sms che a causa degli squilibri ormonali avevo pure inviato alla persona sbagliata, oltre tutto.
Salgo in auto ed esco dal parcheggio sgommando come Sciumacher. Dopo 5 metri mi trovo imbottigliato in un ingorgo che si snoda assai lentamente dalla zona industriale fino al pianerottolo delle mie scale, provocato dalla pioggia e dal bradipo che occupa la strada con un sit-in di protesta contro la firma della Costituzione Europea, dalla quale risulta assente ogni riferimento alle radici bradipesche del vecchio continente.
Entro in casa alle 18.05. Doccia, barba e valigia fatta alla rinfusa gettandoci dentro tutto quello che teoricamente mi sarebbe potuto servire in due o tre giorni di vita veneziana (dimentico però il caricabatteria del cellulare, che negli ultimi mesi è diventato per me un equivalente del pacemaker). Esco di casa alle 18.25, corro a casa di qualcun altro a recuperare un sacco a pelo, un ombrello ed un passaggio in auto fino alla stazione.
Lungo la strada per la stazione incappo in un altro ingorgo: il bradipo avvolto in una kefiah palestinese sta bruciando pupazzi di sharon in mezzo alla carreggiata. Arrivo alle 18.50, faccio il biglietto, salgo in treno, mi accorgo che non ho obliterato il biglietto, scendo, oblitero, risalgo e mi rilasso (mi informano che da ieri a salire in treno senza biglietto si rischiano 25 euro di multa ed una notte d’amore con bondi). Il resto del viaggio è tranquillo.

A Venezia mi aspetta solo l’amico Giulio; gli altri caballeros sono troppo impegnati a riflettere sulla squisita decadenza del mondo occidentale, inseguire diciassettenni o studiare. Noi perdigiorno preferiamo invece immergerci come gentiluomini d’altri tempi nella bolgia veneziana, dedicandoci principalmente alla cultura ed all’arte -- in primis enogastronomica, ma pure ad un paio di mostre per ammazzare il tempo nei momenti di sobrietà. L’acqua alta tende ad isolarci dal resto del mondo tutte le mattine, condannandoci ad oziare svogliatamente ed a fumare nervosamente... questo perché naturalmente io sono infine partito senza stivali di gomma. Rileviamo con una certa indignazione una differenza sostanziale tra le due tipologie di locali che frequentiamo con più assiduità: i bar ed i musei. Nei bar veneziani, infatti, il cameriere tende a parlare dignitosamente tre o quattro lingue, tra le quali non è necessariamente incluso l’italiano; persino nei musei più importanti, al contrario, i custodi spesso non sanno spiccicare una parola di inglese ed elargiscono spiegazioni o insulti sempre rigorosamente in italiano. Ah, Venezia...

Altre cose da ricordare, in attesa di eventuali foto:

- Il suggestivo quadretto di una signora che canta graziosamente al balcone per salutare il mio arrivo a Ve;
- Il suggestivo quadretto di me che sposto la schedina della omnitel dal mio telefono a quello di Giulio una media di sessanta volte al giorno, non appena mi si è esaurita la batteria;
- Il suggestivo quadretto di Giulio che mi presta il cellulare dicendo "Tanto a me non mi chiama mai nessuno" (sì, eravamo due gentiluomini d’altri tempi allegri come cipressi il primo novembre);
- La mezza serata trascorsa al tavolo del pub con una serba, una greca, un’ungherese, un irlandese ed un finlandese, e questo spiega almeno perché i camerieri possano fottersene dell’italiano;
- La silhouette notturna del veliero Amerigo Vespucci ormeggiato in laguna;
- Carlo ed i suoi 15.823 modi di usare la forcola, alcuni dei quali citati anche nel kamasutra;
- troppe sigarette...




29/10
2004

La passione di Grifo

Il lungo uikend è iniziato ieri con la festa di laurea di Grifo, come forse vi avevo annunciato. Grifo è una persona seria e riservata e la festa è stata di conseguenza un evento relativamente sobrio. Relativamente alla calata degli unni, ad esempio.

Essendo Grifo una persona seria e riservata, non si è voluto esagerare con gli scherzi. La maschera del crudele carnefice l’ha indossata per l’occasione Nello, assolutamente invidioso del fatto che Grifo conosca il lituano e lui no, si sia laureato prima ed abbia studiato in una città il cui nome egli non è in grado di pronunciare (si tratta della città di T., ma non quella già citata, quell’altra pure irredenta). Le solite cose, qualche tunnel di schiaffi e calci, niente che comportasse lesioni permanenti visibili.

Ci si è mangiata una pizza, si sono scambiate quattro chiacchiere: Grifo in lituano con la propria tutor, Nello che cercava di imparare il lituano entro la fine della serata, io e PornoRambo che inventavamo sadiche torture da provare su Nello quando sarà il suo turno di entrare nel magico mondo della disoccupazione, gli altri un po’ ciascuno per i fatti propri (nel senso che non mi ricordo cosa facessero tutti, insomma). Poi si è passati alla lettura del papiro.

Contrariamente a quanto pensavo fino a poco fa, el ritual di lettura del papiro sembra non sia universalmente conosciuto; dotti antropologi la definiscono una tradizione prettamente veneta, probabilmente legata ai gruppi goliardici di padua. In tutta franchezza io pensavo fosse ormai diventata abitudine comune non solo in ogni angolo d’italia, ma anche in Nuova Guinea, per dire. Come pocciare il pane nel vino rosso, esplodere bestemmie durante l’espirazione, lavorare ottanta ore alla settimana, insomma tutte quelle simpatiche consuetudini che fanno di noi veneti uno dei gruppi etnici più apprezzati in circolazione.

Ad ogni modo, il papiro di laurea non è altro che un grande foglio, almeno un addue, contenente di norma un resoconto in rima della vita della vittima ed una sua caricatura a sfondo sessualo che può variare dal moderatamente osceno all’estremamente volgare. Nel caso specifico, la caricatura di Grifo rientrava nella categoria "ommioddiocosèquellaroba" e secondo indiscrezioni ha fatto scoppiare in lacrime tutte le statue della madonna nel raggio di due chilometri; il merito della realizzazione spetta al giovane artista locale Santa (e sottolineo giovane perché abbiamo la stessa età) già noto per la sua propensione agli studi anatomici estremi. Secondo la tradizione il papiro va esposto nei pressi della facoltà ed in giro per la città natale del laureato, così da consentire uno sputtanamento esteso e capillare, far vibrare d’orgoglio il cuore dei genitori e fornire ai bambini veneti i primi fondamentali rudimenti sulla scienza del corpo umano. Inoltre, il papiro va letto dalla vittima durante la festa di laurea, rigorosamente a voce alta ed in piedi; per ogni errore di lettura va bevuto almeno un sorso di vino. Il numero di errori tende ad aumentare in misura esponenziale a causa del vino stesso, com’è facile prevedere.

Ieri sera questo rituale si è protratto per un’ora e quarantacinque minuti: Grifo, pur essendo una persona seria e riservata, ha avuto una vita molto intensa ed amici prolissi nel raccontarla. Devo sottolineare con tono di rimprovero che ha anche commesso numerosi errori, cosa che francamente non mi sarei mai aspettato da una persona con la sua cultura, ma è pur vero che l’università si è fatta meno selettiva negli ultimi (tre) anni. Ad ogni errore, un sorso di vino rosso. Bianco. Jagermeister. Alla fine della lettura questa persona seria e riservata bestemmiava in lituano (dialetto stretto di Vilnius di sotto), pretendeva a gran voce altro vino bianco fatto in casa e barcollava sorretto da quattro persone, per poi lasciarsi cadere dalla sedia e farsi afferrare, stremato e pallido, come un cristo deposto dalla croce. Penso che prima di tre giorni non lo si vedrà di nuovo in circolazione.

Noi, sobri osservatori e severi censori, non abbiamo potuto fare altro che condannare questa decadenza fisica e morale ed allontanarci disgustati, ricusando anche la legislazione compiacente che permette simili scempi. Ma va beh, son tradizioni e bisogna portare pazienza.

Prossimamente le foto e Grifo 2: la Vendetta su Nello.




28/10
2004

Misteriose connessioni simboliche

Alle dieci di ieri sera, squilla il telefono. Una voce registrata mi informa che con telecom (credo fosse telecom, almeno) posso fare l’ADSL gratis per un anno. Gentile da parte loro disturbarmi a casa per questo, con un messaggio registrato, oltre tutto mentre sto guardando un film. Telecom doveva venire a sistemare la mia linea telefonica entro Giugno, ricordate? No? Neppure loro.
Nello stesso istante, Tom Cruise urlava dalle casse del mio computer "Rispettate il cazzo!" con una verve davvero encomiabile.

Sicuramente il karma ha voluto darmi un messaggio collegando i due fatti, devono solo capirne il senso (aiutatemi).




27/10
2004

Strane alleanze

E’ finalmente cominciata, nel triste borgo natio, la stagione dei monsoni che ci farà compagnia grossomodo fino a Giugno. Il cielo è grigio, l’acqua cade a secchiate e la vita in provincia si fa sempre più dura, non resta che tirar fuori gli ombrelli, schivare pozzanghere e rifugiarsi in qualche bar semideserto. Magari proprio un bar di Biechi Social Democratici, dove io e l’amico Nello veniamo cortesemente addottorati apprendendo (finalmente!) che sì, i governi ulivisti hanno commesso sbagli, ma in fondo era la prima volta che governavano e bisogna accettare anche gli errori, ci sono alleati con cui trovare compromessi, non va trascurato il peso della responsabilità... in ogni caso l’ulivo rimane portatore di quei valori di democrazia, civiltà e welfare che costituiscono una tradizione solida e legittima.

Che tenerezza questi B.S.D. stressati, che si arrampicano sugli specchi facendosi sgabello delle loro mille ragioni e ragionicchie. Li puoi mandare anche mandare al diavolo, poi accendi la tv, vedi quello che c’è da vedere e pensi che forse bisognerà un giorno turarsi naso, orecchie ed occhi. Pazienza, ci vuole pazienza.

Del resto, alleanze strane se ne fanno dappertutto e se ne sono sempre fatte. Ad esempio, penso ad Eminem alleato di Springsteen contro Bush. Misericordia, fa venire i brividi. Peggio di Gollum che aiuta Frodo, direi.




26/10
2004

Disoccupazione in aumento

Sempre nella sezione "L’angolo dei razzi miei", vi informo che oggi si laurea l’amico Grifo... ovvero uno dei caballeros che mi ha accompagnato a Beograd quest’estate (un paio di tre caballeros, come direbbe Nello).

NOTA COMMERCIALE
Grifo conosce 182 lingue vive, 34 morte e 12 ammalate. Si laurea in qualcosa che ha a che vedere con la Lituania: se non ricordo male, la sua tesi si intola "Import/Export tra Vilnius e Trieste di giovani disadattate cocainomani e disposte a tutto."

Grifo è già stato cooptato come Relation Manager per il nostro Gay-Gar di prossima apertura, nonché come adetto alla rimozione degli ospiti indesiderati e dei loro cadaveri. Se qualcuno avesse delle offerte di lavoro migliori, si rivolga pure a me che sono il suo manager.




25/10
2004

...e poi la musica

Sabato serata culturaleggiante, grazie al reading di poesia diretto dall’amico Pierbulus e recitato, tra gli altri, dall’amico ’Rmanzo. Il mi-ti-co GmGastTer si è invece limitato a comporre le musiche ed a suonare l’accompagnamento... ;-)
C’era un bel po’ di gente, il regista aveva vietato l’uso del flash e la mia macchinetta è quello che è, per cui le foto a dire il vero non sono un granché. Comunque una bella serata.

rmanzo Scenografia Primo monologo Giulio alla radio Purple Jimi rmanzo no face Standing Jimi



Ieri pomeriggio, con altrettanto impegno culturale, l’amico Koda ed io siamo invece andati a visitare la storica birreria Pedavena nel Bellunese, che dopo cent’anni di attività sembra purtroppo prossima alla chiusura. Ehm... per essere sinceri, non è che noi abbiamo visitato proprio la fabbrica di birra, quanto piuttosto l’adiacente locale dove prosperose cameriere dall’accento austro-ungarico ci hanno deliziato con la migliore birra. Sempre con la coscienza sociale sveglia, sia chiaro.

Ed il prossimo fine settimana, si prospetta il deghejo a Ve. Una vitaccia.


UPDATE: Dimenticavo e mi hanno fatto ricordare... il romantico bacio tra Nello ed AMG poco dopo il reading di Sabato sera, seguito dall’intrigante scambio di battute:

Nello: Ma hai le labbra turgide... cioè, umide...
AMG: No, sei tu che hai le labbra sudate, casomai!

Mentre E. assistiva allibita alla triste scena, io ridevo divertito, AMG sputacchiava disgustato e Nello si guardava attorno con fierezza sentendosi così tanto disinibito....




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