30/11
2009

Per la guerra civile servirebbe un paese civile

Il Prez continua a lamentarsi di essere perseguitato dai magistrati. Ultimamente è riuscito persino ad affermare che tale persecuzione rischia di portare l’Italia alla guerra civile, affermazione che in molti paesi causerebbe gravi problemi al capo del governo ma non in Italia e non a lui perché lui, eh, è perseguitato dai magistrati e quindi qualche piagnisteo glielo si perdona. Se non fosse ormai evidente che il Prez non è stupido verrebbe da pensare che lo sia, perché in questo sciagurato paese non c’è niente di altrettanto sicuro quanto il fatto che il Prez non è affatto perseguitato dai magistrati, e lui lo sa meglio di chiunque altro. Nessuno potrebbe fare le cose che ha fatto il Prez, essere beccato e continuare a vivere a piede libero, non dico se i magistrati lo stessero davvero perseguitando, ma anche solo se i magistrati svolgessero veramente il loro presunto compito che si articiola in a) accertare che qualcuno ha commesso un reato e b) costringere il reo a scontare una pena proporzionale al reato commesso, che di solito comporta un soggiorno obbligato presso le patrie galere. I magistrati con il Prez a malapena riescono a fare il passo a), al b) non ci arriveranno mai. Ma mai, mettetevi il cuore in pace. Se davvero qualcuno si aspetta che prima o poi il Prez finisca in prigione, uno di quei lussuosi alberghi con le sbarre alle finestre e le saponette nelle docce, è meglio che se lo tolga dalla testa. Tutta la manfrina che va avanti ormai da una ventina d’anni, la cosiddetta "persecuzione", serve solo a dare un po’ di pepe alla farsa politica italiana, qualche argomento allo scialbo centroexsinistra e qualche scusa al boss per continuare a chiagnere mentre ci fotte. Non c’è nessuno in questo momento che rischi di andare in galera meno del Prez, a prescindere dai reati che potrebbe avere commesso.
Non lo dico per fare catastrofismo. Il Prez è il capo del governo, controlla i mass media ma soprattutto è uno degli uomini più ricchi d’Italia, forse il più ricco, chennesò. E’ un dato di fatto che in nessuna democrazia parlamentare borghese i miliardari finiscano in carcere, se non eventualmente per un brevissimo soggiorno catartico. Potete avere tutta la fiducia del mondo nel sistema giudiziario, nella magistratura, nello stato di diritto, nella democrazia rappresentativa, ma in un paese "democratico" non succederà mai che un tizio con tutti i miliardi che ha il Prez sconti i propri reati in prigione, così come non succederà mai che un operaio o un benzinaio o una commessa dell’auchan diventi presidente del consiglio. Può capitare che un miliardario venga condannato, si faccia due simboliche notti in buja e poi venga messo ai domiciliari, può accadere che perda una frazione del suo potere e sia costretto a ritirarsi dalla scena pubblica, ma non accadrà mai in una democrazia di questo tipo che egli subisca la stessa sorte che spetta, per esempio, allo spaccino colto in fragrante nel parco pubblico, ovvero botte e galera come molti gli augurano. Rassegnatevi, o rassicuratevi, se siete tra i coprofili che lo votano. La democrazia occidentale ha molti pregi, tra i quali la quasi totale mancanza di concorrenza ed una remota possibilità di sbarazzarci del Prez con strumenti extragiudiziari, ma è difficile negare che abbia prodotto un sistema di diritti ad aliquote. Del resto il Prez è solo un esempio qualsiasi, come lui ce ne sono stati altri prima e ce ne saranno altri dopo. Se state pensando che bisogna ammanettare il Prez per cambiare l’Italia, state guardando il problema dalla prospettiva sbagliata.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




26/11
2009

Need for Speed: Sad Native Suburbia

A volte anche nel Triste Borgo Natio succedono cose buffe. Non buffe quanto un ex-governatore che scrive al papa per chiedere perdono della sua abitudine di sniffare coca dalla nerchia delle trans (ahahah) o un divieto di circolare in burqa (ahahahah), ma buffe almeno quanto una strada che viene chiusa tre settimane per la delimitazione di una pista ciclabile e che poi riapre senza che sia stata delimitata la pista ciclabile (vi-odio).
Oppure ancora, una tizia che travolge un pedone nella notte, prosegue dritta per la sua strada senza fermarsi e viene poi beccata grazie all’identificazione dei pezzi di automobile rimasti sul luogo dell’incidente e presumo conficcati nel corpo del tale. Niente di grave, solo una prognosi di 40 giorni per fratture e lussazioni varie. La tizia - una volta pizzicata - ha dichiarato di essersi accorta di aver "urtato qualcosa", ma di non ricordarsi bene e insomma, aggiungo io, mica si può far caso a tutte le persone che si investono, al giorno d’oggi uno c’ha da fare, in fondo siamo nel fast & furious nord-est. Poi uno, così, per curiosità, fa una semplice ricerca su gugol del nome della tizia, trova la sua pagina su un social network di serie b e scopre che la tizia ha indicato un solo hobby. Non lo immaginereste mai, anche perché non sapevate che fosse un possibile hobby, "andare in macchina".

Cara amica sconosciuta,
il tuo unico hobby nella vita è "andare in macchina", e non ricordi di aver spaccato un tale proprio mentre "andavi in macchina"?


Sarebbe come se Marrazzo non si fosse accorto di essere stato ripreso con un telefonino mentre sniffava coca dalla nerchia di una trans, dai.

Le ipotesi che mi vengono in mente a questo punto sono solo due:

0. La tizia è una serial killer, che riesce a provare piacere solo investendo gli uomini con la sua automobile. Nonostante il 2009 sia stato un anno difficile per tutti e quindi questa idea non sia del tutto inverosimile, anticipo il consiglio del mio avvocato scartandola con decisione.

1. La tizia è talmente estasiata dal proprio "andare in macchina" da non accorgersi di quello che le succede intorno, comprese facezie quali le altre automobili, i semafori, i pedoni, la fine della strada, la fine del mondo.

2. La tizia è perfettamente consapevole di essere una principiante nel mondo della guida, ma è volonterosa e desidera imparare. Un po’ come se io avessi una pagina su un social network di serie b, mi premurassi di agevolare il lavoro della digos riportandovi i miei hobby ed indicassi "tai chi". O anche "andare in macchina", ora che ci penso.


Cara amica sconosciuta,
sappi che nonostante le mie parole talvolta pungenti e l’ironia fuori luogo sono completamente solidale con te: dev’essere ben triste quando hai un solo hobby nella vita, quell’hobby è stupido e tu lo fai pure male.




23/11
2009

Cose da fare a Padova quando sei Scamarcio

Padova è una bellissima città, immagino, se hai vissuto tutta la vita in periferia di Pechino o sei uno spritz. Ogni tanto io & Amormio ci andiamo per incontrare degli amici, bere un mojito al cubano e ritrovare quel senso di infantile stupore che ci assale quando riusciamo a parcheggiare. E per l’ikea. Odio tanto me stesso da andare periodicamente all’ikea, anche senza voler comprare niente, solo per farmi del male senza che mi rimangano lividi. Negli anni Novanta sarebbe bastato farsi beccare dai carabinieri con qualche grammo di fumo, ma ora pare che ci abbiano perso la mano (sul fatto di non lasciare lividi, intendo). Credo sia per questo che hanno dovuto inventare l’ikea.
Prima di andare all’ikea, comunque, sono andato ad una festa in un locale molto trendy, situato strategicamente tra un locale dove fanno le orgie ed un locale con le dark room, ed io sono stato tutta la sera fuori con la caipiroska in mano sperando di vedere passare gasparri che si era perso. Mi è andata male. Però è venuto fuori che c’è un conoscente di una mia amica che forse ha il numero di cellulare di scamarcio, ed abbiamo passato diverse ore a chiederci che scherzi telefonici si potrebbero fare a scamarcio, o cosa si potrebbe domandare a scamarcio durante la conferenza stampa di presentazione del suo nuovo film sui terroristi fighi e tenebrosi.

"A Scamarcio, tu che hai fatto anche Mio fratello è figlio unico... te volevo chiedere, come si chiamava quell’attore... il protagonista... no, non te, quello bravo?"
"A Scamà, che me lo fai avere l’autografo di Michele Placido?"
"A Scamà, una domanda personale... ma è vero che tu in intimità la Golino la chiami mamma?"
"A Scamà, ma è vero che tu, la Valeria Golino e Charlie Sheen farete Hot Shot 3?"
"A Scamà, nun me ricordo com’è cominciata la tua carriera... ma te eri quello di Fantaghirò?"


Ed altre amenità varie, che potrete leggere nel mio libro di prossima pubblicazione, "A Scamà".
Prima di andare alla festa, comunque, avevamo distrutto una ruota della macchina passando sopra una di quelle stupide pietre che a Padova sono soliti nascondere sul lato della strada in curva per distruggere le ruote delle macchine, e ci siamo fermati a cambiarla aiutati da un signore molto gentile, che di mestiere fa

"...il pittore."
[Sguardi stupiti di ammirazione]
"Il pittore? Ma proprio nel senso che..."
"Dipingo case. Do il bianco alle case."
"Beh, sì, certo. Il pittore, appunto."

Pittore o meno, grazie a lui abbiamo cambiato la ruota in dieci minuti e senza provocare altri danni alla macchina, a differenza di come era andata l’ultima volta. E dato che ci ha detto che stava andando al bar a bere un caffè, l’abbiamo accompagnato al bar e ci siamo bevuti con lui un caffè, uno di quei caffè d’uva alla spina che servono solo nei bar veneti, ed abbiamo scambiato quattro chiacchiere molto interessanti sul suo figliolo che dopo aver studiato molti anni alla fine ha rinunciato al proprio lavoro da impiegato per dedicarsi anche lui alla pittura come il padre.

Ed abbiamo trovato un portafogli abbandonato, abbiamo scoperto di chi era dai documenti che c’erano dentro, abbiamo chiamato la tizia e gliel’abbiamo ridato, che non siamo tutti pezzi di merda come vorrebbe farci il governo.

Alla festa di prima, comunque, c’era anche una tizia piuttosto ubriaca vestita di giallo, con un cappello giallo, che andava chiedendo in giro a tutti se usavano depilarsi le parti intime e in generale faceva la simpatica/antipatica con questa voce che sembrava scaturita da golconda. Io in generale odio il giallo.

"Posso farti una domanda... ma tu ti depili là sotto?"
"Posso farti anch’io una domanda, meno personale... ma tu ce l’hai una sigaretta?"


I cappelli gialli, poi.

P.S.: Se passasse da queste parti Riccardo (?) Scamarcio e volesse rispondere alle mie domande, naturalmente prometto di offrirgli una birra in segno di gratitudine e stima. A Scamà, ma de nome fai Riccardo, vero?




17/11
2009

Portare in manutenzione

Ferma restando la mia più sincera adorazione per Nichi Vendola, questa faccenda che i socialisti sono usciti (vogliono uscire? stanno cercando di uscire?) da Sinistra e Libertà e si sono portati via le chiavi del sito lasciandolo oscurato da giorni, va ormai ben oltre la farsa e sconfina nella commedia con Lino Banfi. Va bene la fiducia, se si vuole costruire un’alleanza ci può anche stare; va bene il coraggio, va bene l’utopia, cosa potremmo fare noi senza coraggio ed utopia? Ma lasciare le chiavi del sito ai socialisti, Nichi, eccheccazzo!


Nichi Vendola si scinde da sua madre a Bari nel 1958 e da allora va avanti così. Si caratterizza per una vita piena di contraddizioni: comunista ma cattolico, cattolico ma omosessuale, omosessuale ma uno dei pochi che non è ancora stato beccato a sodomizzare i propri elettori. Grazie al costante impegno sociale e politico ha contribuito a fondare e a dividere più movimenti di Giuseppe Mazzini, cionostante Nik è (suo malgrado) ancora ai margini della vita politica italiana, se si esclude il suo attuale ruolo di governatore della regione Puglia (la cui esistenza viene però messa in discussione da alcuni cartografi leghisti). La sua più recente creatura è Sinistra e Libertà, sedicente movimento che si propone di raccogliere tutti i frammenti di partiti e partitini che ciondolano pigri ed inconcludenti a sinistra del PD, unirli in una forza politica capace di avere un peso a livello nazionale e ridare slancio e vigore alle istanze di... oh, ma cosa importa, finora è riuscito solo a frammentarli in pezzi più piccoli. Malgrado una carriera non priva di momenti di oscurità, dubbi ed altri eufemismi, Nichi Vendola riesce comunque a suscitare una fiducia ed un entusiasmo quasi messianici in alcuni dissidenti di sinistra, persone per altri aspetti anche dotati di una certa intelligenza, autori per esempio di blog d’insuccesso come questo, giovani di belle speranze che non si riconoscono nella ex-post-ortodossia rifondarola e non si arrendono all’arrendevole PD, che però proprio non capiscono come sia possibile affidare le chiavi di un sito a dei socialisti, dai, cazzo, ai socialisti, ma neanche mia nonna.

P.S.: Qualsiasi cosa scrivano Libero o Il Giornale su di lui è solo un mucchio di spazzatura bugiarda. Come quello che scrivono su chiunque altro.
P.P.S.: Nichi Vendola è anche l’unico a portare ancora l’orecchino come se il 1998 non fosse mai finito.




16/11
2009

Siamo un villaggio di irriducibili galli

Io ogni volta che sento in edicola qualcuno che chiede Libero o Il Giornale drizzo le orecchie e mi metto a spiare quel qualcuno, cerco di capire così, a occhio, che razza di persona sia, da come si veste, da come si pettina, da come parla, ma non mi basta mai. A volte sembrano persone normali. Allora mi verrebbe voglia di seguirlo fino a casa, vedere dove vive, che lavoro fa, sentirlo parlare, sfogliare i suoi libri e controllargli il frigo. Così, per curiosità antropologica, per fargli il profiling. Ma rinuncio, perché so che se provassi a seguirlo finirebbe che gli tiro un gran calcio in culo sulla porta dell’edicola.

Una volta, tanto tempo fa, la sinistra era quella che contestava le leggi ed i giudici e la destra quella che li difendeva, perché le leggi erano scritte dai potenti per preservare l’iniquità sociale ed i giudici erano strumenti per il mantenimento dello status quo. I poveracci finivano sprangati e/o in galera mentre i ricchi la passavano liscia. Oggi la sinistra è quella che difende le leggi ed i giudici e la destra quella che li disprezza, nonostante le leggi siano sempre scritte dai potenti ed i giudici rimangano strumenti per il mantenimento dello status quo, i poveracci continuino a finire sprangati e/o in galera ed i ricchi a sfangarla. La sinistra di oggi vuole quello che una volta voleva la destra perché la destra di oggi vuole cose che una volta sarebbero sembrate abominevoli e scandalose sia alla destra che alla sinistra. Quello che non mi è chiaro è chi sia rimasto oggi a volere le cose che una volta voleva la sinistra.




13/11
2009

Gente che il tè lo prende sul serio

Ho visto "La battaglia dei tre regni" di John Woo. Risparmiatevi la noia: è la storia di svariate migliaia di antichi cinesi che fanno a botte perché un vecchio vorrebbe avere rapporti sessuali con la tizia di un altro, essendone rimasto ammaliato molti anni prima quando l’aveva vista studiare la cerimonia del tè. E giù mazzate per due ore e mezza.
Senza voler mettere in discussione il potenziale erotico della cerimonia del tè*, come pretesto per una guerra mi sembra francamente esagerato. Anche considerando che durante il processo di avvicinamento del vecchio alla tizia muoiono ottocentomila persone. Ottocentomila! E quando finalmente ce l’ha sotto mano, lì, nel suo quartiere generale, nella sua roccaforte, nella sua stanza privata, sola ed indifesa, cosa pensate che faccia il vecchio? Cosa potete mai immaginare che abbia il coraggio di fare, questo guerriero spietato che ha provocato la morte di ottocentomila poveracci solo perché ammaliato dalla sua grazia nel preparare il tè?

Esatto, ci beve un tè assieme.
Poi gli viene pure mal di testa.

Ecco perché questo è un film stupido.



La trama del film si esaurisce qui, tutto il resto è cinesi che si fanno male ed un tizio che fa le previsioni del tempo. Pare che in Cina ne sia uscita anche una versione bellissima ed intelligente dove oltre alle battaglie succedono anche cose interessanti, però a noi stupidi occidentali non ce la vogliono far vedere perché tanto a noi piacciono solo i botti. Propongo di inviargli "Barbarossa" in segno di rappresaglia.



* Prima che corriate a cercarla su google, la cerimonia del tè è una cosa che si fa vestiti. Ci si siede e si beve il tè. Era strano come la gente si eccitasse per delle assurdità, prima di Internet.




12/11
2009

Voodoo love doll

Questo è un progetto a cui sto lavorando:

Aribeccate ’sto vudu e che non se ne parli più

Si tratta di una bambolina votiva. Quando sarà completata, avrà le fattezze e possibilmente una certa quantità di ingredienti (peli della barba, liquido vitale, osso di morto e frammento di vestito) del genio che ha ben pensato di chiudere per un mese un breve ed apparentemente innocuo tratto della strada che io percorro tutti i giorni per andare da casa al luogo di quotidiano sfruttamento lavorativo e viceversa, perché io adoro le piste cicabili, renderei ciclabile tutta l’A4, e gioisco nel constatare che qui nel Triste Borgo Natio stanno realizzando un sacco di piste ciclabili bellissime a due corsie, tutte peraltro tristemente inutili visto che finiscono immancabilmente con l’incrociarsi a raso con le statali condannando a morte certa gli incauti che le utilizzano, i quali comunque non sono i ciclisti visto che questi continuano a preferire la maledetta strada normale per non sentirsi degli emarginati, ciononostante io pur non utilizzando la bicicletta dal 1995 davvero non saprei sopportare l’assenza di piste ciclabili a doppia corsia e trovo quindi decisamente apprezzabile che per delimitarne una su una strada lunga un buon centinaio di metri si decida di sbarrare l’accesso nei due sensi di marcia per un mese intero, obbligando me ed altre svariate migliaia di miei concittadini ad incanalarci ogni giorno nell’unica strada alternativa che collega il Borgo alla sua appendice industriale, davvero, non mi pesa affatto impiegare il doppio del tempo per fare lo stesso percorso e poi un mese passa in fretta, no, anzi sono entusiasta di questa opportunità di ascoltare più musica dall’autoradio mentre attendo pazientemente che la colonna di auto davanti a me si decida ad avanzare di un paio di metri, per non parlare di tutto il tempo che posso dedicare ad esercizi di autocontrollo e respirazione per non saltare fuori dalla macchina e prendere a scarpate in faccia la vecchia che non ha il coraggio di uscire dallo stop, io mi diverto un casino in queste situazioni, specialmente quando realizzo che sto sprecando preziosi minuti della mia esistenza in coda per andare al lavoro ed è per questo che ho deciso di portarmi sempre appresso una bambolina con le fattezze del filantropo che ha reso possibile tutto questo, così mi sembrerà quasi di poter trascorrere ogni giorno un paio d’ore in sua compagnia e nei momenti di noia potrò dedicarmi all’agopuntura per curare i malanni che temo gli mandino tutti i miei compagni di sventura quotidiana, perché si sa che la gente è cattiva e non sa riconoscere i propri benefattori.




10/11
2009

Ho un dossier anche su Buddha

Qualche giorno fa ha suscitato scalpore l’affermazione della Santanché secondo cui Maometto sarebbe stato "poligamo e pedofilo" ed in quanto tale, presumo, non meritevole di particolare stima ed ammirazione. Devo premettere che io sono uno di quelli che qualsiasi cosa dica la Santanché istintivamente sono portato a ritenere l’opposto, ragione per la quale in settimana mi sono prontamente convertito all’islam. Provo lo stesso sentimento nei confronti di Giovanardi, ragione per la quale in settimana ho anche smesso di mangiare ed ho cominciato a spararmi in vena pistoni di eroina. Ho fondato una setta di musulmani drogati ed anoressici, non immaginereste quanti contatti alla nostra pagina facebook.
A me sinceramente dispiacerebbe urtare la sensibilità dei musulmani, non tanto perché temo che mi aspettino fuori casa per picchiarmi (francamente è più probabile che lo faccia la Santanché) o che mi brucino la macchina (il Cayenne è assicurato) o che si facciano esplodere davanti al bunker (lavoro solo di sabato e di domenica), quanto perché sto seguendo un corso di buone maniere ed in generale mi dispiace dar fastidio alla gente. D’altra parte, i musulmani si dichiarano in massima parte contrari alla violenza e tolleranti perciò sono sicuro che nessuno sarà infastidito dal mio cordiale mettere in discussione le abitudini anticonformiste del loro profeta.
In effetti, temo di dover dar per una volta ragione a quella disgustosa portatrice di labbra rifatte: per essere poligamo Maometto era poligamo, wikipedia gli attribuisce una dozzina di mogli, una quindicina di concubine ed un numero non precisato di schiave e groupies, il che lo renderebbe un meraviglioso coprotagonista in un film di Rocco Siffredi. Certo, secondo l’islam non sarebbe possibile avere più di quattro mogli, ma "in virtù della rivelazione divina di un versetto del Corano fu consentito a Maometto di superare questo limite" e quindi non ci trovo niente di strano. Quanto all’essere pedofilo, lo sanno anche i sassi che la sua ultima moglie aveva sei/sette anni al momento del matrimonio ed un paio in più al momento della consumazione, ma anche in questo caso va ricordato come sia stata la volontà divina a scegliergli quella particolare fidanzata e se non si fida della volontà divina un profeta, chi mai le darebbe retta? E’ stato quindi praticamente obbligato per motivi professionali, e sarebbe stupido fargliene una colpa. Certo che al giorno d’oggi simili atteggiamenti sono guardati con un certo disdegno in Occidente, dove mai si immaginerebbe che una figura religiosa possa intrattenere rapporti sessuali con una bambina di quell’età. Ad ogni modo non sta certo a noi giudicare Maometto per le sue preferenze sessuali, in primo luogo perché i suoi seguaci hanno imparato la lezione e sono molto rispettosi delle abitudini sessuali di chiunque, tanto che in alcuni paesi islamici se scoprono un’adultera ci mettono una pietra sopra senza tanto clamore e gli omosessuali finiscono per occupare posizioni anche molto elevate, e poi perché era amico personale dell’arcangelo Gabriele, un tipo dal quale è sempre meglio guardarsi le spalle.
Inoltre prendersela con Maometto è tanto facile quanto futile, perché ha un pessimo Ufficio Stampa e a quanto mi dicono è morto da una fracca di anni, ma la Santanché ci gode a schernirlo perché sa che così fa incazzare molti musulmani. E far incazzare i musulmani, ammettiamolo, è divertente quasi quanto far incazzare i cristiani, perché sono permalosi e scattano subito sulla sedia, bruciano le bandiere, scagliano maledizioni e palle di fuoco del III livello. Non si fa, non è gentile fare arrabbiare così le persone, bisogna avere rispetto delle altre culture, però loro sono così graziosi quando si arrabbiano, mica come quei malinconici buddisti che si siedono da soli in un angolo e si danno fuoco.
Il difetto della Santanché, oltre al suo essere fascista e all’avere una faccia che sembra plasmata col pongo da un bambino dell’asilo con problemi di dissociazione spaziale, è che far incazzare i musulmani con la faccenda di Maometto non è una denuncia sociale ma un giochino fine a se stesso, un pretesto per polveroni molto televisivi. Il problema principale dell’islam non è il negare che Maometto effettuasse un uso poliedrico e sbarazzino della propria sacra verga, quanto la sua complessiva impermeabilità ad alcuni principi e valori che in europa si sono progressivamente imposti a partire dall’illuminismo, robetta tipo i diritti umani, una certa parità di genere ed una formale divisione tra Stato e Chiesa, principi che la religione dominante da queste parti ha dovuto obtorto collo in buona misura accettare per sopravvivere. E poi c’è quella faccenda di Dio o Allah che dir si voglia, il quale non esistendo tende ovviamente ad invalidare tutte le altre affermazioni fatte in suo nome.


[Mia fonte di ispirazione è stato ancora una volta il pregevolissimo Cadavrexquis, che ha esposto le sue opinioni in modo molto più serio.]




9/11
2009

Una questione di riflessi

Magari mi sbaglio, forse sono memorie costruite a posteriori, ma del 9 Novembre 1989 ho un ricordo indelebile: hanno dato in prima visione "Grosso guaio a Chinatown" su italia1. Però è anche l’anniversario di altri fatti più o meno sgradevoli successi in germania, perché in germania per comodità e anche per dare un ordine alle cose fanno accadere tutto il 9 Novembre: viene proclamata la repubblica di Weimar (1918), viene represso il putsch della birreria (1923), vengono distrutti tutti i cristalli ebrei (1938) e cade un muro a Berlino (1989, abbattuto da Lo Pan).

Veronesi dice che dovremmo vaccinarci tutti, vaccinarci subito, che il vaccino è sicurissimo ed è una manna dal cielo. Internet, in generale, dice che il vaccino ne ammazza più dell’influenza, che solo un pazzo suicida si innietterebbe un vaccino sperimentale e che comunque in generale moriremotuttiLOL. Uhm, non so a chi credere. Io comunque in generale sono a favore dell’influenza, fino a quando non ce l’ho.

In Italia ormai il parlamento si è ridotto ad un organo che si riunisce di quando in quando per ratificare le decisioni del governo. Non vi sembra il caso di inquietarvi un po’? Perché in fondo quella banda di cialtroni sono gli unici che abbiamo eletto, ed in teoria dovrebbero essere loro a fare le leggi. Non il governo, ma il parlamento, in teoria funzionerebbe così.

Quando ho visto Berlusconi con il crocefisso in mano pensavo volesse chiedere il riscatto. Ma cosa c’entra Berlusconi con il crocefisso, mi chiedo. Penserà mica che gli italiani sono così stupidi da credere che lui si identifichi nei valori cristiani, lui che ha fatto prima della corruzione, poi del consumismo, del lusso sfrenato ed infine della prostituzione fisica ed intellettuale la propria bandiera. Penserà mica che gli italiani... poi mi sono detto, eh, ma anche gli italiani d’altronde.

Ora cacciano il direttore di Raitre, colpevole di avere proposto e sostenuto i pochi programmi non totalmente dementi presenti in rai. Questa è una colpa grave, perché va due volte contro il presidente del consiglio: la prima volta perché fa concorrenza alle sue reti private o ai suoi programmi sulle reti publiche, la seconda perché spesso si tratta di trasmissioni televisive critiche nei confronti del governo. Mi chiedo da chi verrà sostituito Ruffini, ora che Topo Gigio è occupato, e soprattutto mi domando cosa diamine si inventeranno tra qualche mese per convincermi a prendere quel maledetto decoder per il digitale terreno. Tra l’altro, il mio cavo dell’antenna continua a malfunzionare.

Dicono che in Italia la cocaina vada per la maggiore, che tipo 1 italiano su 1,314159 l’abbia provata almeno una volta per narice, che nelle acque dei fiumi italiani ci sia più coca che nei cessi dell’aeroporto di Bogotà e che nel 2009 se non tiri di bamba non sei ggiovane. Io da parte mia penso che la cocaina sia una faccenda assolutamente favolosa, davvero, non mi interessa che sia una stupida droga borghese inventata per disfarci del surplus di soldi che non abbiamo, questi sono tutti miei preconcetti vetero-marxisti, me ne rendo conto, ma d’altra parte faccio mie le parole del leggendario compagno di studi Ganjaman il quale diceva "Oh, ma io mi drogo per fuggire dalla realtà, mica per vederla più nitida!"
(lo diceva nel ’99, ma il Ganjaman era dieci anni avanti)

Viste le reazioni degli ultimi giorni alla faccenda del crocefisso, che da stimolante argomento di discussione sulla laicità dello Stato è diventata l’ennesima scusa per giocare a guelfi e ghibellini, io ritiro quanto detto nel post precedente ed avanzo una controproposta più in sintonia con l’umore popolare. Non solo non si tolga il crocefisso dalle aule scolastiche e dagli uffici pubblici, ma si renda obbligatoria l’esposizione del simbolo sacro a tutti i cittadini cattolici, nella propria abitazione e sulla propria persona. Un crocefissino sul bavero della giacca, sulla maglietta, sulla spallina del bikini. Sempre. Ovunque. Pena una modica ammenda, diciamo tra i cinquecento e gli 800 euro. E’ la vostra tradizione, è l’irrinunciabile simbolo della vostra identità, quindi sono certo che lo sfoggerete con orgoglio e coerenza, e come bonus vi permetterà anche di riconoscere a colpo d’occhio i maledetti islamici o gli atei traditori.

Per approfondire i miei livelli di incompetenza, ho trascorso la domenica a praticare Taiji con un maestro cinese formidabile e sono tutto spaccato. Ma per la salute, questo e altro. Stanotte ho sognato, tra le altre cose, che il cantante dei Kings of Convenience abitava nel Borgo ed era un fattone, e mi confessava di aver ripreso a farsi di eroina perché esasperato dai discorsi di Nello. Giuro che è vero (che l’ho sognato). Scusa Nello, non so perché il mio inconscio fa così. Io non so neanche che faccia abbia, il cantante dei Kings of Convenience.




5/11
2009

Toglietemi tutto, ma non il mio crocefisso

Quello del crocefisso in aula io, da bravo ateo mangiapreti ed odiatore di Gisù che sono, non lo considero un problema così grave. In primo luogo perché non entro in una scuola dal millenovecento e rotti e poi perché, come dice il subcomandante Bersy, chi volete che si offenda per un crocefisso appeso sopra la cattedra? Io non penso che i bambini atei, i bambini cresciuti nella convinzione che nessuna divinità manipoli il nostro destino, si facciano intimidire da una rappresentazione sacra. Se sei riuscito a crescere in Italia, schivare il catechismo e tutti i sacramenti ed arrivare all’età scolastica, alle superiori, rimanendo ragionevolmente immune alle superstizioni che infestano il Paese, quell’oggetto appeso al muro non ti farà né caldo né freddo. Neanche i bambini, i ragazzi musulmani penso che si offendano per il crocefisso, tranne magari i più stupidi e radicali, così come solo i più stupidi e radicali cristiani si offendono per una nuova moschea in città. Quanto ai bambini ebrei, buddisti, induisti, vudù, chi mai si preoccupa dei loro sentimenti? Non venitemi a raccontare che si vuole togliere il crocifisso dalle scuole per tutelare la sensibilità dei bambini buddisti italiani, sono in due, fareste prima ad adottarli. Il crocefisso, davvero, non penso che offenda nessuno, è solo un pezzo di plastica che qualche bambino cinese ha modellato sulle presunte sembianze del presunto salvatore. Però penso sia ora di toglierlo da tutte le aule delle scuole e da tutti gli uffici pubblici, perché è ciò che rappresenta ad essere offensivo: un barocco amalgama di dogma, favole ed interesse economico che vuole influenzare quante più sfere possibili della vita pubblica e privata perché non riuscirebbe a mantenere il proprio potere se non inoculandosi nella testa della gente come la scelta più "normale", ovvero l’assenza di scelta. Non la religione, ma la pretesa della religione di invadere spazi che non le spettano.
Alcuni giustificano l’invadenza del cristianesimo (o del cattolicesimo, se i cattolici conoscessero la differenza) con il ruolo storicamente importante che questo ha avuto nella nostra cultura, nella nostra tradizione. Togliere il crocefisso dalle pareti della scuola pubblica, o eliminare l’ora di religione, sono solo piccole battaglie di principio che forse non avranno grande influenza sulla cultura italiana, a dispetto di quel che temono alcuni e sperano altri. Ma sono cose che vanno fatte, proprio perché la religione e la sua ambizione ad imporsi come autorità fin dai luoghi di socializzazione primaria sono parte della nostra tradizione. Una delle parti peggiori, che sarebbe finalmente il caso di lasciarci alle spalle. La parte migliore della nostra cultura, invece, quella che ci distingue dai cugini talebani, la dobbiamo a ben altri padri, i quali hanno capito che la tradizione è una forza che mira alla sterile conservazione della società e che se si ama il progresso, è meglio che lo Stato e qualunque Chiesa rimangano istituzioni ben distinte.




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